Terremoto in Albania: nessun danno alla missione pescarese, ma la situazione è grave

Nessun disagio per la missione pescarese in Albania, nella diocesi di Sapë, dopo il terremoto di magnitudo 6.5 Richter che stamani alle 3.54 ha colpito la costa settentrionale del Paese vicino a Durazzo provocando, finora, 11 morti e 600 feriti: «Stiamo bene – conferma don Massimo Di Lullo –. Abbiamo avvertito il forte sisma, ma siamo lontani dall’epicentro. Tra l’altro, la Caritas di Sapë è in contatto con quella di Durazzo».

Del resto la scossa, seguita da altre repliche tra cui due di magnitudo 5.3 e 5.4, è stata così forte da essere stata avvertita anche sulla costa adriatica italiana, dalla Puglia all’Abruzzo, ma la tragedia si è evidentemente consumata lungo la costa adriatica albanese: «Il terremoto è stato forte – racconta Padre Antonio Leuci, direttore di Caritas Albania, intervistato dall’agenzia di stampa Sir -. La gente è scesa subito per strada. Poi ci sono state altre scosse di assestamento molto forti, per cui le persone sono spaventate. Abbiamo paura. C’è poi chi ha perso familiari».

Le città più colpite sono state Durazzo e Thumane, dove diversi edifici sono crollati, numerosissimi sono stati danneggiati. Ma il terremoto ha causato danni anche nelle città di Kruje, Lezhe, Tirana, Scutari, Lac, Lushnje, Fier. Il governo ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado: «Il problema – racconta Padre Leuci –è che quando è avvenuta la prima scossa, era ancora buio e quindi si pensava che si trattasse sì di un terremoto forte, ma che i danni fossero contenuti. Durazzo poi è rimasta subito senza luce. Poi con le prime luci dell’alba, si è visto che i danni sono gravi e non solo a Durazzo, dove è stato l’epicentro, ma anche nelle città vicine dove ci sono strutture lesionate. Ci sono già i morti, tantissimi feriti tanto che anche gli ospedali privati hanno aperto le strutture».

Caritas Albania si è attivata subito. Si è messa in contatto con Caritas Italiana e con Caritas Europa e due operatori si sono già recati sul posto per fare il punto della situazione: «Qui collaboriamo con il Ministero degli interni – rende noto il padre rogazionista – e una prima loro richiesta è stata quella di assicurare il supporto alimentare nei centri di raccolta sfollati che stanno per aprire a Shijak, a Durazzo (3 centri), a Tirana, (un centro) a Helms-Kavaje (un centro) e a Lezhe (un centro). Abbiamo poi scritto a tutti i direttori delle Caritas diocesane, ai religiosi e alle parrocchie per sapere la situazione e chiedere di dare disponibilità ad accogliere le persone in difficoltà nelle proprie strutture». Questo perché in molti, per le prossime ore, non potranno rientrare nelle loro case.

Sono stati segnalati danni anche a chiese ed edifici parrocchiali: «Dalle immagini – commenta il direttore di Caritas Albania -, la situazione sembra grave. Già ci troviamo in una nazione provata, povera, con gravi difficoltà economiche e di lavoro, e il terremoto è ancora un’altra prova per questo Paese. Siamo però fiduciosi che gli albanesi sapranno rialzarsi in piedi, come abbiamo sempre fatto». I tempi per sanare le ferite e ricostruire le case distrutte saranno lunghi. Padre Leuci si lascia sfuggire una previsione: «Sarà un Natale particolare – conclude -, un Natale per molti nelle tende».

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