Un intervento deciso e parzialmente inatteso fu quello di Papa Giovanni Paolo II, al secolo Santo, il 10 gennaio del 1994, su i temi del difficile passaggio politico elettorale dell’Italia. In una lettera ai vescovi italiani, il pontefice chiese “decisione ed impegno” per non disperdere la “preziosa unità sociale e politica” e di resistere ai “rischi separatisti”.
Fu, ritengo, un estremo tentativo di arginare quella deriva separatista che esiste, ancora oggi, nel DNA di forze politiche che non rappresentano l’unità nazionale. Da qui la fuga dei cattolici, e non solo, dalla politica come sottolineava padre Bartolomeo Sorge, da poco scomparso: “ La politica ha perso l’anima Ideale ed Etica e, come avviene per realtà viva, se perde l’anima muore. Se muore, marcisce e si corrompe. La corruzione della politica diventa insopportabile e tutti i giorni è sotto gli occhi di tutti, nessuno sembra salvarsi. Come potrebbe un cristiano, portatore di alti ideali, sentirsi spinto a fare politica? Lo stesso vale per tutti i cittadini onesti e di buona volontà. Dove sono oggi le figure esemplari, che con la loro testimonianza facevano amare la politica e suscitavano nei giovani il desiderio di seguirli ed imitarli? Occorre, dunque, che i cristiani reagiscano, si formino alla politica, animati da una vera spiritualità dell’impegno sociale. Che vivano la politica come vocazione al servizio e non come una professione qualsiasi. Vorrei dire che più profonda è la crisi e più c’è bisogno di cristiani impegnati”.
La proposta di dare vita ad un’area popolare e democratica avviata dal prof. Zamagni, con “Politica insieme”, non è una scelta fatta a tavolino, suggerita dalla difficile situazione di crisi dei Partiti, non solo, con il sopraggiungere della terribile ed interminabile crisi mondiale che ha cambiato radicalmente il quadro politico e gli equilibri del sistema. Sostanzialmente non è altro che l’aggiornamento e l’attualizzazione del popolarismo sturziano verso cui è interessante notare che in questa stessa direzione si muove Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangeli gaudium quando parla dei quattro criteri evangelici per una “buona politica”. Nel Capitolo Quarto su “La Dimensione Sociale dell’Evangelizzazione”; Il bene comune e la pace sociale: 1) Il tempo è superiore allo spazio; 2) L’unità prevale sul conflitto; 3) La realtà è più importante dell’idea; 4) Il tutto è superiore alla parte.
All’indomani del 20 agosto 2019, con la conclusione dell’esperienza del governo gialloverde ebbi un incontro con il sen. Gaetano Quagliariello, al quale mi accomuna grande amicizia, e in quella occasione mi ricordava di essere stato profeta sulla durata di quel governo e dei limiti politico-culturali che il Movimento avrebbe manifestato con i suoi rappresentanti da poco eletti alle ultime votazioni per il rinnovo del Parlamento. Mi permisi di fare questa riflessione, conoscendo la valenza dell’interlocutore: ma gli elettori che durante l’ultima campagna elettorale che si sono recati presso le urne per esprimere il loro voto, ritieni siano stati accompagnati con la forza e con la stessa siano stati indotti ad esprimere la preferenza a favore di questa nuova compagine politica? In modo particolare al Sud? O sia stato l’epilogo naturale di anni di fallimento dei governi, di centro-destra/centro-sinistra, centro-sinistra/centro-destra, durante i quali non sono stati capaci, nel tempo, a dare risposte ai cittadini in termini di servizi e lavoro? Per quello che abbiamo registrato, anche con epiloghi tragici, neppure la manutenzione di ciò che la classe dirigente della vituperata Prima Repubblica ha realizzato sono stati in grado di fare. Naturaliter un risultato degno dell’incapacità altrui. Sta di fatto che è palpabile l’insofferenza da parte della gente sempre più disorientata e alla mercé di fake-news sui social ed altri dispositivi di comunicazione. Occorre perseguire un percorso come esortava padre Sorge, da parte dei cattolici e delle persone oneste e di buona volontà e per citare Santa Madre Teresa di Calcutta: una goccia nell’oceano e l’oceano non sarà più lo stesso.
Antonio d’Aimmo