Mi piace iniziare con la frase che ha scelto con forza la CEI nel messaggio per il primo maggio 2021, tratto dal libro di Neemia. Il testo descrive il fervore con cui gli Israeliti avevano iniziato la ricostruzione del tempio, appena rientrati in patria, dopo il durissimo lungo esilio, che tanto assomiglia alla pandemia che stiamo vivendo. Al lavoro generativo della gente, però, si oppongono le derisioni e le critiche dei popoli nemici: “Che vogliono fare questi miserabili Giudei…edifichino pure! Se una volpe vi salta sopra, farà crollare il loro muro di pietra”. Ma Neemia non si scoraggia. Non ascolta queste ironie pesanti. Anzi, accelera l’impegno, “poichè al popolo stava a cuore il lavoro!” (3,38).
Anche a noi sta a cuore il lavoro, le riaperture, gli spazi aperti alla speranza, lo sguardo al futuro. E’ il messaggio di questo numero, sempre attento alle problematiche del popolo. La porta stagionata della copertina (ogni copertina è già un messaggio!), che sa di durezza della fatica, resta ora bloccata: Chiuso per pandemia!. Ebbene, il tragitto di questo numero è descrivere lacrime e paure, ma in una prospettiva di speranza, che superi sia lo sterile trionfalismo dell’Andrà tutto bene…come pure il facile nichilismo Niente sarà come prima!. Il punto nodale è duplice, come scritto nel titolo: Transizione o rigenerazione? O meglio, come poter interpretare l’attuale fase di transizione, innervandola con i valori della rigenerazione! Un obiettivo arduo, ma necessario per discernere, anche come chiesa del Molise, quanto stiamo vivendo, per delineare il futuro.
La transizione è ….
Vivere una transizione significa scommettere sul futuro, sia con l’entusiasmo delle cose nuove da affrontare, che con le paure che sgorgano dalle vertigini dell’ignoto. Il governo Draghi, con tenacia, ha scelto un duplice denso impegno nella scia della transizione: quella ecologica e quella digitale. Entrambe sono indispensabili e urgentissime, rimotivano dai nervosismi e dagli insegnamenti avuti dalla pandemia. Il consenso non manca. Come non manca per una terza transizione che le deve consolidare, come stabile fondamento: la transizione socio-politica. Quest’ultima, in particolare, chiede alla politica un radicale cambio di passo. Come si vede dalle scelte attuate in Europa, alle quali anche l’Italia si adegua. I segni sono precisi: il consistente finanziamento del programma Next Generation EU su cui poggia gran parte della duplice transizione. Grande è stata poi l’Europa, quando ha deciso un piano comune, per tutti gli Stati, per la campagna vaccinale. Qui, l’Europa si è sporcata le mani. Qui ha compreso la vita reale delle popolazioni, che sentono fatica e ansia. La competizione tra gli stati avrebbe prodotto pericolose diseguaglianze, dal forte sapore impopolare. Perciò, per l’Italia, la transizione richiede saper ridare valore al Parlamento, che va posto al centro e non dipendente dagli ormai noti D.P.C.M. In gioco infatti vi è la democrazia globale. I partiti dovranno affrontare con maggiore pacatezza le loro tensioni interne, mettendosi non più in sterile competizione (poiché quasi tutti oggi sono nello stesso Governo!), ma in feconda collaborazione, che permetta un ascolto più elevato del dolore delle piazze. La gente che manifesta, infatti, non merita le manganellate. E le scene di violenza vanno subito isolate perché è gente che chiede solo lavoro e dignità e non ama la violenza. Grida perché ha fame. La gente va dunque ascoltata! In primis, dai partiti, per poi portare questo grido in Parlamento. Solo così sarà possibile la transizione ecologica e digitale. Essa richiede tanto ascolto, che si innesti in un clima di collaborazione, per farsi concretezza, competente ed efficace. Allora potremo vivere una stagione politica, culturale e civile entusiasmante e sfidante.
La rigenerazione è ……
Ma la transizione ha bisogno di rigenerazione, come ha chiesto la CEI. La rigenerazione non è contrapposta alla transizione, ma ne è l’anima interiore, come le radici alle foglie. Scava, opera silenziosamente, dona motivazioni, avvia processi che poi la transizione porterà a compimento. Qui il ruolo della comunità cristiana è fecondante, perché va alle radici dei mali e non ai sintomi, evidenziati ancor più dalla pandemia. Offriremo l’enciclica Laudato SI, per un corretta transizione ecologica, puntando “sull’ecologia integrale” (cuore, corpo e creato!), sapendo coniugare e ascoltare il duplice grido, del Creato e dei poveri, inscindibilmente uniti. Offriremo poi “l’ambiente digitale” analizzato nella Christus vivit, da papa Francesco (n.86-90).
Ci fa strada la scena del Cenacolo, meditata in queste domeniche, per imparare a vincere la paura che ci vedeva sbarrati in casa. Quelle porte chiuse sono le porte dei nostri cuori, quando non sappiamo costruire relazioni fraterne, perché legati ancora a visioni miopi, anche nel mondo ecclesiastico, rassegnati a un meschino presente, incapaci di progettare modi nuovi di fare pastorale, per incidere così nella storia. Cristo, infatti, non è un fantasma. Ha carne e ossa. Entra nella storia di tutti noi e la cambia. E’ presente nelle piazze del dolore. Grida anche lui, per l’ansia del futuro. Raccoglie la voce della gente in quella sua singolare richiesta: “non avete qui nulla da mangiare?”. Si siede a tavola con noi, apre le porte e allontana la paura, risponde alle nostre domande.
E rilancia le sue tre parole, rivolte nel Cenacolo a Tommaso, ricercatore di Dio: guarda, stendi e metti! Cioè, guarda sempre oltre, non ti fermare. Non rassegnarti. Contempla, come ci esortano a fare diversi articoli di questo numero, per una rigenerazione dall’alto, richiesta a Nicodemo, nel cuore della notte di paura, sospinti da quel vento di cui non conosciamo la voce. E come ci mostrano gli eventi vissuti a Pasqua!
E’consolante pregare con i salmi che hanno aperto gli occhi ai discepoli sul mistero della risurrezione: il salmo 2 della vera regalità del Cristo; il salmo 15 che dona luce al sabato santo; il salmo 117, che pone Gesù, come pietra angolare, poiché il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte. Questi salmi parlano e creano quell’atmosfera di rigenerazione, che subito si fa mano tesa (stendi!), per generare collaborazione e non contrapposizione, anche nella sfera politica! Sarà allora solidale quella mano che entra nelle ferite della pandemia, per generare spazi nuovi, con la forza dello Spirito, il vento che ci prepariamo a ricevere nel giorno di Pentecoste.
E’decisiva la riapertura dei luoghi di cultura, poiché è la cultura che rigenera i cuori e fa del Molise un laboratorio di turismo culturale. Decisivo nelle scuole rilanciare il dialogo diretto, perché rigenera le menti. Soprattutto rilanciare il lavoro, che darà sapore sia alla transizione che alla rigenerazione. Anzi, sarà il frutto più pieno di entrambe. Alla gente sta a cuore il lavoro!
+ p. GianCarlo Bregantini