“Vertice del cammino di consolazione è la condivisione fraterna e solidale fatta con chi ha vissuto un’esperienza di forte dolore, in solitudine. Perciò propongo che noi, sacerdoti che abbiamo avuto sempre il nostro stipendio anche in questi mesi di pandemia, versiamo alla Caritas un’offerta consistente per questa Pentecoste. La potremo dare a don Pino, qui presente, che è il vice direttore della Caritas diocesana!”.
Questa esortazione finale ha concluso il ritiro del clero, con grande forza spirituale. Nel mese di maggio lo si tiene sempre al santuario di Castelpetroso. E si sono visti tanti sacerdoti che si sono alzati per vivere quel segno di reale condivisione. Il tema infatti del ritiro era quello di riflettere sul sesto dono del nostro Sinodo: “Maria, che cammina sempre con noi”. L’icona era la Vergine del nostro santuario, con le mani allargate in offerta e gli occhi al cielo, che intercede presso il Padre, con Gesù morto ai suoi piedi.
Il ritiro è stato preceduto dal rinnovo delle cariche per la gestione dell’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero, con le votazioni fatte dai nostri sacerdoti. Ne sono usciti questi nomi: don Fabio e don Mariano nel Consiglio di amministrazione e don Michele Socci, come revisore dei conti. Al vescovo la nomina a breve del direttore dello stesso istituto.
I colori e il cammino di fede dell’Addolorata
Don Massimo ci ha tenuto una meditazione molto bella, che ha dato il tono alla giornata, per presentare Maria madre della consolazione. E’ partito infatti dai colori della statua nel Santuario. Maria Addolorata, patrona del Molise, non viene infatti rappresentata, come in tutte le altre chiese, vestita a lutto, con un sofferto color nero. I colori della statua del nostro santuario sono invece i colori della risurrezione: il rosso della divinità e il blu dell’umanità! Cioè, i colori della vita. Maria infatti è la Madre della consolazione, perché è la madre del Consolatore. A lei infatti ora guardiamo con cuore trepidante, per la violenza della pandemia. A livello personale e sociale.
Don Massimo ci ha perciò indicato la strada della consolazione di Maria. Lei è Madre consolata, perché prima è stata Madre tribolata, per essere anche Madre desolata. Lei è scesa negli inferi del dolore umano, di Gesù e quindi di tutti noi. Lei ci può capire poiché lei ha sofferto, per prima. Lei ci indica così la strada: “tu, sacerdote, sarai capace di parole di consolazione, vere e non di facciata, solo se tu, per primo, sarai passato attraverso la prova, il dolore, la solitudine, la passione. Come per Gesù sulla Croce. E con Maria sotto la croce. Gesù abbandonato e Maria desolata!”.
E come consola, Maria, al santuario?
Prima di tutto nelle confessioni. Lunghe, che scavano, che guariscono, che placano cuori sprofondati nel male. Poi, la Via Matris, che, a detta anche di altre testimonianze ascoltate poi con interesse, lascia nel cuore sofferto lacrime di vera consolazione, anche per la bellezza delle statue di bronzo e rame e argento, che parlano con immediatezza! L’attività dei “figli in cielo” pensata per dire parole vere a chi ha subito un brutto incidente e ha perso un figlio o una persona cara. Sono momenti di immensa commozione. Le parole sono riempite di quel clima di empatia, che creano uno spazio di speranza inattesa!
Il vertice sarà il lancio di una Rivista del santuario, un numero all’anno, di forte valenza teologica, come chiede il Sinodo di fare (P 159). Proprio attorno alla bellezza e necessità della consolazione, dove tutti siamo ministri! E dove potremo raccogliere tante storie di speranza, condividerle alla luce della Bibbia e dei santi, riflettervi in dialogo, per offrire piste inedite di futuro: “Beati gli afflitti, perché saranno consolati!”. Tanti dei nostri sacerdoti e laici, catechiste e suore, potranno dare il loro contributo qualificato.
L’esperienza di padre Armando di Toro
Padre Armando, il nostro teologo che svolge anche il ministero dell’esorcismo con grande frutto e disponibilità di tempo, ha indicato i messi per una consolazione vera: “La consolazione, infatti, si concretizza quando mettiamo insieme il cuore che si consuma, amando; l’occhio vigile che si fa carico dei bisogni del prossimo; i piedi solleciti nel prestare aiuto; l’orecchio che presta ascolto e attenzione a tutti; le mani che sollevano e rialzano chi è caduto”!. E’ un’immagine bellissima e completa, perché solo allora anche il Molise, spesso terra di conquista, sfruttata e umiliata, ma capace di custodire una fede semplice, potrà essere una grande “fornace di Amore!”, nel dominio di sé, per dominare la lingua evitando ogni maldicenza e il cuore, perché sia puro. E ci ha ammonito che un “dolore non consolato, resta sempre acido”. Per te e per chi ti vive accanto. Impariamo invece dal Cireneo e dalla Veronica, concretissime icone di consolazione solidale.
Perché questo possa divenire stile applicato nelle nostre parrocchie, ha raccontato la sua esperienza, indicata anche nel Liber Sinodalis, al numero 162, in relazione alla preghiera di consolazione. E’ una strada tracciata dai cinque ciottoli di Davide, fanciullo, quando ha abbattuto il grande Golia. Li ha presentati con grande semplicità: la confessione che scioglie i cuori induriti; il santo Rosario perché Maria che accoglie le nostre ansie; lo Spirito santo cuore di tutta la preghiera di consolazione poiché Lui è il Paraclito che risana i cuori e li apre alla speranza; l’Eucarestia celebrata ed adorata che ci avvicina il cuore di Gesù; la benedizione finale, che ci spinge a portare ai fratelli il segno della pace e del perdono! Vertice di tutto, è appunto la condivisione fraterna e solidale, con un segno di elemosina ben fatta e ben destinata, in occasione della prossima Solennità dio Pentecoste! Sarà il Paraclito, se in noi troverà il cuore aperto alla condivisione solidale.
E’ un itinerario che ogni parroco può proporre alla sua gente, al suo popolo! E’ una cosa ben diversa dalla preghiera di liberazione!
Il Vescovo ha concluso con gratitudine e gioia, per le due relazioni, unite all’accoglienza amabile e disponibile, invitando i parroci e i diaconi ad essere più vicini al Santuario, che è sempre una bella realtà diocesana. Tutti ne avremo grande vantaggio spirituale e umano, perché la consolazione è oggi la chiave di risposta ai drammi della pandemia.
Castelpetroso, 11 maggio 2021.
+ p. Giancarlo vescovo