Il Vangelo è l’andarsi incontro tra Dio e l’Umanità. E’ questo l’evento capitale della storia, la grande architettura della parresia perenne: entrare a far parte l’uno dell’altro. Con l’Incarnazione di Gesù, è incompatibile col realismo presupporre che il mondo potrebbe continuare ad essere come prima della sua venuta in mezzo a noi, nelle nostre vite. Ciò che è avvenuto con la sua nascita, morte e risurrezione, ha cambiato radicalmente il nostro stare al mondo!
Ecco perché chi entra in contatto col Vangelo, inizia a respirare la vita, a sentirla alitare veramente a meraviglia dentro di sé. Come mai prima! Il sentire è portato oltre i suoi confini: si passa all’altra riva, dove l’esistenza è compresa finalmente come dono. Ci si lascia plasmare da Dio, anzi si reclama la Sua presenza, perché è bello riposare sulla promessa del Suo amore.
Nella Genesi la creazione inizia con la Luce e poi nel Vangelo ci è svelato chiaramente chi è questa Luce. Cristo è l’Inizio! Siamo perciò designati a questo Principio culmine, che ci permette di porci di fronte a ciò che siamo dentro di noi e dentro il cuore di Dio stesso. E se possiamo annunciare che Gesù è Dio è solo perché Gesù compie lo stesso atto che compie Dio: alita vita, prima come Creatore e poi come Redentore. “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gn 2,7). “Alitò su di loro e disse: -Ricevete lo Spirito Santo-…” (Gv 20,23).
Il Vangelo è il vedere. Sì, vedere che con Gesù non siamo più rinchiusi in regione dissimilitudinis, nella regione della dissomiglianza, ma siamo nella salvezza.
Tutti ci leghiamo ad una pagina in particolare, ad un suo versetto, perché il Vangelo non ci comunica una dottrina, ma la persona viva di Gesù. E questo genera in noi la radicale novità portata al mondo da Lui. E’ nel Suo cuore la manna (cfr Eb 9,4), l’arca dell’Alleanza (cfr Ap 11,19), la chiave del cielo, la risposta (cfr Mt 11,28). E’ il Suo cuore di carne la schola salutis. Il corpo è allora quel mondo da ritrovare e magnificare, perché un corpo che non arde, che non si scuote, che non sente, che non si emoziona e non si turba, prima o poi, disumanizza tutta la persona, portandola a disincarnare la propria fede, desertificando il tabernacolo del proprio cuore, isterilendo ogni relazione.
Il Vangelo ha calore, ha carne! Così come ha avuto carne ogni parola di Gesù. A ben considerare, ogni gesto compiuto da Gesù nel Vangelo è un comandamento, un vero imperativo comunicato con la Sua umanità. E sono proprio questi segni che si presentano a noi come valichi di luce da attraversare, per scoprire sentieri di libertà e di autentica realizzazione all’interno del processo di umanazione del Signore. In Gesù, il corpo è tutto Parola e la Parola è tutta corpo, per educarci, per rivelarci, per farci partecipare la vera immagine del Dio-Padre. Gesù ha usato mezzi naturali, perché la materia del suo insegnamento resta l’umanità. La forza di operare il bene, di suscitarlo, di rinvenirlo diventa allora il vero rito e il corpo il vero tempio. Lui ci fa conoscere Dio, facendocelo sentire. Ha riempito il mondo del Suo profumo, mobilitando le esistenze ad una continua festa di nozze. Con Lui non c’è più lutto! La salvezza è data gratuitamente, come sorgente sempre fluente. Il vecchio giudaismo, con la sua prassi penitenziale, deve lasciare il posto al vino nuovo della gioia: Gesù viene incontro agli uomini e gli uomini liberamente scelgono di andare incontro a Lui. A loro ora è chiesto di camminare con Lui, per trainare la storia nel segno di un amore che risana le lacerazioni e le piaghe, che è onnipotente, ma nel senso che fa sgorgare dalla morte la vita. Dalla Rivoluzione Francese le prospettive culturali hanno mirato ad una difesa del diritto, ma solo col Vangelo è iniziata la vera rivoluzione, quella dell’Amore vivificante, umano, che vince le durezze con la Tenerezza.
Rincuorare, un istinto divino dentro di noi.
Nella storia si sono alternati maestri capaci di imprimere nei loro discepoli una bussola preziosa, di stimolare la mente alla ricerca di un oltre, di indirizzare verso una quiete interiore, di aprire l’animo alla saggezza, al sé, allo stupore della realtà, al Tu, all’armonia col cosmo. La Filosofia, di fatto, nelle sue lontane origine greche, nacque come arte del vivere e padronanza della propria felicità. Basti pensare al grande Socrate, che muoveva alla riflessione introspettiva, ponendo l’accento sulla dialettica, sul conoscere la parte migliore di noi, quella in cui risiede il bene grandioso della coscienza, dove si è liberi, anche davanti ad una condanna di morte. La Filosofia è l’alta dimensione generativa, che aiuta l’uomo ad immergersi, a non restare in superficie, ad essere uno, fatto di corpo e di spirito, di limo e di alito. Lo aiuta, in una parola, ad esistere! Ma la sintesi perfetta di tutto questo cammino è Gesù stesso. Lui, il solo e vero Maestro, che va a toccare il centro dell’uomo, a curarsi cioè della sua volontà, a rincuorarlo, a restituirgli cioè il cuore. Lì risiede, infatti, tutta la creatura, tutto quel che è. Gesù scende fin dentro l’abisso della libera volontà degli uomini: lì, li incontra, li chiama, li attira dietro a Sé. E non si limita ad educare a norme comportamentali o morali, come qualsiasi altro maestro. Gesù sceglie di toccare la volontà degli uomini, per liberarla da tutto ciò che può spegnerla nel volere il bene, la vita, la verità. Gesù insegna agli uomini una sola cosa: a conservare il cuore! Perché Lui non ci lascia orfani, senza approdo, senza casa. E se pensiamo a cosa ci ha detto, alle perle che ritroviamo nel capolavoro del Vangelo di Giovanni, al capitolo 14, non faremo più a meno di meditare, di piangere di felicità e di vestirci di pace: “Non agitate il vostro cuore! Fidatevi di me! Tornerò e vi prenderò con me!”. Solo chi sperimenta l’amore può dire a chi ama: “Non avrò pace, finché non staremo insieme per sempre!”.
Ylenia Fiorenza