Dedizione, impegno e sudore, in attesa del ristoro
Questa è una storia di distanza e di vicinanza, di Istituzioni troppo spesso lontane dai bisogni e di ‘perfetti sconosciuti’ che invece diventano pilastri ai quali aggrapparsi.
E’ la storia di Rocco e dei suoi 70 maialini di cinta senese, allevati allo stato semibrado nei boschi che circondano Carpinone.
Rocco Tamasi è titolare di una azienda agrituristica, messa su con tanto sudore e fatica. Con l’impegno quotidiano – che non conosce ferie né malattia – e con quello economico. Si prende cura del suo allevamento di maiali e ha patito duramente gli effetti collaterali del lockdown. L’impossibilità di poter lavorare con la sua azienda, le difficoltà economiche conseguenti che si abbattono sulla capacità di cura dell’allevamento. Un circolo vizioso: se non guadagni non puoi provvedere alle necessità dell’allevamento che è poi la fonte di sostentamento.
Rocco ha chiesto supporto, la sua voce è rimasta inascoltata.
«Voglio ringraziare, davvero, chi non ha fatto nulla in questi mesi così difficili mentre avrebbe dovuto, per responsabilità politica e istituzionale» racconta, senza alcun filtro, con la voce ferma.
Aspetta ancora che vengano erogati i ristori, al momento fermi all’Agenzia delle Entrate di Roma. Una cifra irrisoria – le chiama “briciole, che quando arriveranno sarà davvero troppo tardi” – che non basterà a fronteggiare le necessità dell’allevamento di cui è proprietario. I suoi 70 maialini neri, dal pelo lucido con una striscia bianca – la cinta appunto – intorno al collo che caratterizza la più importante razza suina toscana.
Allevamento di suini di cinta senese
Una eccellenza che lui ha portato in Molise e che cura con dedizione e tanto sacrificio. Un prodotto di nicchia, di alta qualità, una razza suina riconosciuta Dop dalla commissione europea nel 2012. Allevamento rigorosamente all’aperto, allo stato brado o semibrado con la possibilità quindi per gli animali di muoversi liberamente nei boschi a cespuglio basso. La cinta senese è una carne pregiata, magra e saporita. Ed l’alimentazione degli esemplari dell’allevamento è quello che fa la differenza.
«Dal bando regionale che riguardava i finanziamenti a fondo perduto per l’emergenza Covid sono stato escluso. Assurdo – commenta – quei fondi erano destinati soltanto ad allevamenti bovini, ovocaprini o bufalini. L’allevamento dei maiali è rimasto fuori, un bando discriminatorio, non possono mica esistere queste differenze». E così Rocco ha dovuto fare di necessità virtù: ha fatto fronte alle necessità dell’allevamento facendo l’impossibile. E gli alleati in questa guerra quotidiana non sono state le Istituzioni ma tante persone – alcune conosciute, molte altre no – che lo hanno aiutato con fatti concreti, senza troppe chiacchiere.
Ha allertato l’assessorato regionale all’Agricoltura, poi, ognuna per le proprie competenze, la Prefettura e la Protezione Civile. Qualche telefonata poco prima di Pasqua, poi il silenzio. Nemmeno un confronto sul problema. “Se siamo in un periodo di emergenza, come è accaduto anche in altre terribili occasioni, c’è bisogno di interventi straordinari come quelli di cui avevo bisogno io e come me tanti altri imprenditori – racconta Rocco -, anche questo è stato un terremoto. Invisibile agli occhi, ma che ha spazzato via vite, sogni, fatica, attività imprenditoriali”. Rocco non si è perso d’animo e ha trovato sulla propria strada in salita alcuni ‘angeli’ che lo hanno accompagnato. Gli aiuti – senza chiedere nulla in cambio – dei fornitori di Campobasso che hanno portato quintali di mangime e bancali di patate per supportare l’alimentazione dei maialini.
Aiuti solo da sconosciuti
Da Roma, da Torino e dalla Germania alcuni ‘perfetti sconosciuti’ hanno inviato denaro per aiutarlo a non fermare le attività. “Ho invitato tutti qui, saranno ospiti del mio chalet. Non posso dimenticare la vicinanza, l’aiuto che mi hanno offerto senza chiedere null’altro di sapere quello di cui avevo bisogno».
Lucia Sammartino