Le previsioni 2021 sono di un raccolto di 15.000 tonnellate di miele o, meglio, mieli, visto che sono intorno a 60 le varietà quelli raccolti in Italia: dal millefiori all’acacia, da quello di zagara a quello di castagno, tiglio, lavanda, rosmarino e altre piante aromatiche. C’è anche quello di sulla, una bontà rara e, come tale, molto ricercato dal consumatore. Una varietà di miele che il Molise avrebbe la possibilità di produrre in grandi quantità, grazie ai suoi terreni limosi e argillosi, che caratterizzano tutta la fascia che dal Trigno attraversa il Biferno e arriva al Fortore. In Molise, terra dei tre paesi (Ripalimosani, Limosano e Sant’Angelo Limosano), nomen omen, posti lungo la direttrice Campobasso – Trivento, la sulla è la sola pianta che, con il suo apparato radicale fittonante e molto sviluppato è in grado di crescere senza problemi in questo tipo di terreno, ha la possibilità di correggere, abbellire con il suo colore rosso porpora, che a me, tifoso del Torino, piace definire granato. Una leguminosa prodigiosa che il Molise dovrebbe adottare subito e diffondere per:
- dare alla “Farfalla Molise” la possibilità di ospitare, far vivere e prosperare gli insetti pronubi, in particolare le api che, ghiotte dei fiori di sulla e desiderose di un ambiente sano, hanno solo voglia di vivere e prosperare;
- far crescere e affermare il primato della biodiversità che il Molise ha;
- arricchire di nuovi appassionati, soprattutto giovani, un mondo, quello dell’api, che è economia e poesia, cioè apicoltura e apicultura insieme;
- aprire e dare spazio a due dei turismi possibili: quello degli apicoltori nomadi che dei fiori di sulla hanno bisogno, e quello appassionato della bellezza dei paesaggi, degli ambienti sani, come pure di storia, di cultura e di tradizioni. Un turista che vuole riprendere il contatto perso con il passato per dare ad esso la continuità e riprendere il dialogo con persone incontrate nelle piccole piazze e nei vicoli dei tanti borghi che, ancora, riescono ad esprimere il senso della comunità;
- i valori aggiunti che è in grado di dare al mondo contadino – ne ha forte bisogno – con il rilancio delle piccole stalle, l’ospitalità, il racconto delle esperienze e, ancor più, la scelta del biologico, che vuol dire il ritorno all’alternanza e alla rotazione delle coltivazioni, la fine dell’agricoltura industrializzata e la piena produzione di cibo sano e di qualità;
- un possibile abbinamento con un’altra leguminosa simile, però, dal fiore colore roseo, la lupinella, anch’essa dotata di un potente apparato radicale fittonante, valida alternativa nei terreni calcarei, ghiaiosi, sabbiosi, che pur si trovano lungo la fascia di territorio molisano. La leguminosa che resiste alle basse temperature e alla siccità, nota come fieno sano, fieno santo, molto appetita dagli animali, i ruminanti in particolare.
La sulla: un colore per rendere ancor più bella e più spettacolare la “farfalla Molise” e i suoi colori che richiamano l’arcobaleno; un fiore che attira e nutre le api che, generose e gentili qual sono, ringraziano producendo un miele ricercato; una foraggera che apre alla rinascita di una agricoltura biologica e, con essa, di una fetta importante del territorio molisano; una radice che fortifica i terreni argillosi e li rende ancora più fertili con l’apporto di azoto; un’opportunità per gli allevamenti familiari; uno stimolo allo sviluppo dell’apicoltura e alla crescita del numero degli apicoltori molisani; l’immagine di un paesaggio ancor più bello e affascinate, in grado di richiamare visitatori; un investimento opportuno per ridare un futuro al territorio interno, e ancora, una spettacolare festa per le api e gli apicoltori, soprattutto quelli nomadi, che possono arrivare da ogni angolo del bel Paese.
In sintesi, un’idea che, partendo dai caratteri del territorio, riesce con soluzioni fattibili a programmare uno sviluppo che non distrugge il territorio con il cemento, l’asfalto, i tralicci, i pali eolici, i pannelli solari, l’agricoltura industrializzata e gli allevamenti superintensivi, ma lo valorizza esaltandone le potenzialità.
Tutto questo descritto nasce da un’idea del comitato tecnico scientifico del Distretto BioMolise, messa a disposizione dell’Associazione, nata a Larino nel 2017 e presieduta dal sindaco della città frentana. Un’idea mai presa in considerazione, per il blocco dell’attività dell’Associazione, proprio nel momento in cui l’Europa decide di sostenere questo tipo di agricoltura con l’obiettivo nel 2030, di una sua diffusione pari al 25% della superficie agricola europea. Questa, però, è un’altra storia, tutta da raccontare per capire se è ancora possibile recuperare il tempo perso e riportare il Molise a programmare il domani bio della sua agricoltura. Ciò vuol dire sostenibilità del suo territorio, e, soprattutto, attenzione per il clima, sempre più impazzito dalle scelte di un sistema predatorio e distruttivo per il culto della quantità e del denaro.
Pasquale Di Lena