VANGELOSCOPIO

“TUTTE LE COSE CHE VOLETE CHE GLI UOMINI FACCIANO A VOI, ANCHE VOI FATELE A LORO!”. (Mt 7,12)

Coloro che incarnano gli insegnamenti del Maestro Gesù sono i veri custodi dell’Inesprimibile. Se proviamo a pronunciare fino in fondo queste parole, «Tutte le cose che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatele a loro», avremo l’impressione di inabissarci in quell’espressione totale del comandamento nuovo: “Come io ho amato voi, così anche voi amatevi gli uni gli altri” (Gv 13,34). E’ come se Gesù stesse dicendo: “Scambiatevi benedizioni! Accendete il sussulto dell’eterno dentro di voi! Riconoscetevi come un bene gli uni per gli altri”. In quel “anche voi” c’è tutto il Regno.  Ma quanto impegno richiede ciò! Quanto allenamento di amore esplicito esige! La regola d’oro di fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi è possibile solo dove s’instaurano rapporti trinitari. Il generare la presenza di Gesù in mezzo a noi è dato dal fuoco divino capace di bruciare l’inutile. E per inutile intendo le divisioni per la corsa al potere, gli egoismi impastati d’immaturità di coscienza, i sorrisetti malvagi di chi si crede un dio, e soprattutto l’inutile sono i rinnegamenti verso Gesù che si perpetuano ogni volta che noi, come Pietro, ci lasciamo avvolgere dalla potenza delle tenebre e voltiamo le spalle a Lui nei fratelli.

Il considerare con profondità e silenzio queste cose ci porta a credere che le nostre giornate non possono essere deserti, terre cioè sterili, insecchite. Le nostre vite vanno rese sorgenti! Il bene, che noi auspichiamo ci sia sempre rivolto in abbondanza dagli altri, è necessario sia prima rischiato. Il bene conosce, infatti, una sola via per tornare a casa: quella stessa strada che esso percorre uscendo da noi per entrare nella storia degli altri. Non è un’altra. E’ la stessa via nell’andare e nel tornare. Quando questo accade, la questione spirituale del donarci è ad una svolta, perché diviene questione vitale.

Ci anima che il Signore è seduto alla mensa di quel bene celebrato come sacramento di fraternità e continua a parlarci come ha parlato ad Aronne: “Tu non possederai nulla in quella terra, non erediterai e non avrai nulla: Io sono la tua parte e la tua eredità!” (Num 18,20). E’ troppo riduttivo chiedere “cose” al Signore, quando abbiamo la possibilità di chiedere Lui, tutto Lui. Maria, infatti, portò tutto il Signore in sé. Il suo grembo materno è il tabernacolo, non dimentichiamolo mai! Davanti all’umanità che accoglie tutto il divino, possiamo solo chiedere a Dio: “Fa di me un figlio, fa di me una figlia!”. E in questa figliolanza ci riconsegneremo al Padre come fratelli.

di Ylenia Fiorenza