VANGELOSCOPIO

«LO PREGAVANO DI POTERGLI TOCCARE ALMENO LA FRANGIA DEL MANTELLO»(Mc 6,56)

Toccare è la sintesi del Cristianesimo. L’Incarnazione del Figlio di Dio è tutta nel “toccare”. Gesù tocca e guarisce. La folla lo tocca e risana!

Gesù era appena sceso dal monte delle Beatitudini. Mentre la notte si congedava e l’alba irradiava ormai i discepoli rimasti in mare, preda dei venti contrari, Gesù va verso di loro, camminando sulle acque, a soccorrerli. Tanto erano turbati nel loro animo che, inizialmente, i discepoli lo avevano scambiato per un fantasma. Lui sale sulla loro barca, si fa riconoscere e la paura si placa. Appena presa terra, la folla già era lì, ad aspettarlo. Affluivano da tutti gli angoli della regione. Non siamo di fronte ad un radunarsi in tutta calma. Quello della folla era un precipitarsi, zoppicando, ansimando, alcuni proprio trascinandosi con le proprie forze fisiche rimaste. E questo, pur di toccarlo!

Quelle strade che i malati percorrevano, accorrendo da Lui, erano cosparse da lacrime, da urla e gemiti di dolore, attraversate portando il peso del proprio dolore, della propria croce. Dovunque Gesù si dirigesse, la folla si muoveva dietro a Lui, cercandolo disperatamente. E lì dove Gesù sostava anche solo per un attimo, lì le piazze diventavano ospedali all’aperto. Quei lettucci, con sopra i malati portati a spalla che arrivavano da ogni dove, erano l’altro mare in preda al vento contrario della sofferenza.

Ma questa folla non lo pregava con le parole. I sofferenti lo pregavano allungando la mano verso di Lui, cercando di toccarlo, o quantomeno tentando di sfiorargli la frangia del mantello. Certi che sarebbero guariti. Certi che da Gesù avrebbero ricevuto l’accoglienza che salva. La folla non pretende di abbracciarlo, di baciargli le mani. Chiede l’ultima cosa. La cosa che chiede chiunque soffre profondamente: l’attenzione del cuore. Ecco cos’è la falda estrema del mantello: il sentirsi amati, oltre il dolore che colpisce a morte la carne e le ossa. E’ la consolazione che chiedono a Gesù. Di non restare soli! E’ il poter compiere la traversata del dolore con Lui che vi cammina sopra, dominando il loro patire. Gesù guarisce, solo perché Lui fa suo il nostro dolore. La Sua medicina è il Suo amore.

Gesù entra negli abissi di quel mare, diventando una cosa sola con la folla. A contatto col dolore umano, Lui rivela la sua divinità. Si lascia raggiungere dalla mano tremante di chi non ce la fa più e Gesù rialza aprendo le sue mani, come cieli che restituiscono la luce dopo tanto buio.

Chiunque consola nel Suo nome sprigiona dal proprio cuore la forza guaritrice di Gesù stesso.

Ylenia Fiorenza