Sabato 19 Febbraio 2022, nel Teatro Italo-Argentino di Agnone, si è tenuto l’incontro con i catechisti della nostra Diocesi di Trivento.
Il Vescovo Claudio, delegato CEAM per l’ambito della Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi, ha desiderato vivamente questo momento formativo per laici impegnati, per dare loro un’opportunità di conoscenza e di confronto sul Motu Proprio Antiquum Ministerium (2021), del Santo Padre Francesco, oltre che sul nuovo Direttorio per la Catechesi (2020), del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.
Nell’anno pastorale 2021-2022, questo avvenimento avviene dopo l’Assemblea Diocesana per laici del 22 Ottobre 2021, con il conferimento del Mandato Catechistico, in cui abbiamo avuto la presenza di don Fabio Rosini, che ha parlato nella Chiesa gremitissima di Maria SS.ma di Costantinopoli ad Agnone.
Questa volta ci ha accompagnati don Flavio Placida, presbitero della Chiesa di Catanzaro-Squillace e docente di Catechetica nell’Università Urbaniana di Roma. Con efficace capacità comunicativa, non senza toccare e direi, sciogliere, i nodi più spinosi della sfida odierna in seno all’Iniziazione Cristiana, don Flavio si è accattivata l’attenzione dei presbiteri e dei laici presenti, suscitando infine una serie di interventi e di riflessioni di interessante spessore da parte dell’uditorio.
Qual è il ruolo del catechista nella “Chiesa in uscita”? E soprattutto come continuare ad accompagnare i bambini, gli adolescenti e i giovani in un mondo profondamente segnato dalla Pandemia? Ecco questi sono stati i punti di partenza per il nostro laboratorio di formazione diocesana.
Viviamo in un mondo in continua trasformazione e cambiamento, in un processo inarrestabile. La cosiddetta “società liquida” (Z.Bauman), ci ha progressivamente depauperato della solidità e della stabilità del Vero, del Bello, del Buono intesi come Canoni Oggettivi, condivisibili dalla quasi totalità. L’Ermeneutica della realtà e del linguaggio ci pongono davanti ad uno scenario denunciato già dal Card. Ratzinger nell’omelia della Missa pro eligendo Romano Pontifice del 18 Aprile 2005, con la nota espressione “dittatura del relativismo”. Si capisce quindi come anche gli annunciatori del Vangelo si trovino davanti alla tentazione della precarietà, dello scoraggiamento, dove non addirittura della rinuncia.
In questa temperie la comunità cristiana (vero soggetto di catechesi) si trova anch’essa dinanzi a situazioni nuove e per certi versi inedite:
- Battezzati che hanno scelto di continuare il loro cammino nella comunità;
- Battezzati che devono essere iniziati alla fede e alla vita della comunità;
- Battezzati che hanno iniziato il cammino della fede, che poi hanno abbandonato e che vogliono ricominciare.
Chi è allora il catechista? Come lo si diventa? Cosa gli chiede oggi la Chiesa?
La comprensione della propria identità è legata alla capacità di leggere il mondo; capire sé stessi è possibile man mano che si comprendono gli altri e si esplora con pazienza e passione il tempo e lo spazio che abitiamo.
Un primo sforzo da compiere è la messa a fuoco dell’identikit del catechista di oggi, in quella tensione benefica tra ciò che si è e ciò che si chiamati a diventare, in un processo analogo e parallelo a quello della famiglia: “Catechista, diventa ciò che sei!”.
Si tratta di una realtà personale mai statica, sempre in movimento, un soggetto chiamato sempre di più ad uscire dall’isolamento e dall’autoreferenzialità e a riscoprirsi come soggetto ecclesiale e, in questo senso, relazionale.
“È necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che in forza del proprio battesimo si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi. Questa presenza si rende ancora più urgente ai nostri giorni per la rinnovata consapevolezza dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo (cfr Esort. Ap. Evangelii gaudium, 163-168), e per l’imporsi di una cultura globalizzata, che richiede un incontro autentico con le giovani generazioni, senza dimenticare l’esigenza di metodologie e strumenti creativi che rendano l’annuncio del Vangelo coerente con la trasformazione missionaria che la Chiesa ha intrapreso” (AM 5).
Il punto di partenza del catechista, come di tutti i cooperatori dell’annuncio evangelico, sta nel riscoprirsi anzitutto figli di Dio, per Cristo, nello Spirito, di lasciare spazio all’amore di Gesù, capace di creare in noi una relazione personale riconciliata con Dio, con noi stessi e con gli altri. È lo stesso Direttorio Catechistico a porre le radici della vocazione specifica del catechista nella vocazione comune del popolo di Dio, la vocazione battesimale (DP 120-122).
Come si diventa allora catechista? Con la preghiera prima di tutto. “Il Catechista, infatti, è chiamato in primo luogo a esprimere la sua competenza nel servizio pastorale della trasmissione della fede che si sviluppa nelle sue diverse tappe: dal primo annuncio che introduce al kerygma, all’istruzione che rende consapevoli della vita nuova in Cristo e prepara in particolare ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, fino alla formazione permanente che consente ad ogni battezzato di essere sempre pronto «a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza» (1 Pt 3,15). Il Catechista è nello stesso tempo testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa. Un’identità che solo mediante la preghiera, lo studio e la partecipazione diretta alla vita della comunità può svilupparsi con coerenza e responsabilità (cfr Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la Catechesi, 113)” (AM 6).
E oggi la Chiesa chiede ai catechisti particolarmente di essere testimoni della Fede, di farla vedere con l’esempio della propria vita, del proprio modo di parlare e di agire, da come si ascolta, da come si è presenti, da come si sa accogliere e si sa perdonare.
I ragazzi vogliono vedere testimoni credibili ed anche narratori della propria storia di Fede, perché la Fede non consiste solo nelle nozioni da acquisire, bensì in una dinamica più profonda da vivere e di cui farne esperienza. Per questo il catechista, con un passo avanti, è chiamato ad essere accompagnatore, ossia avere capacità di ascolto, di comprensione, di saper risvegliare il desiderio dell’ideale cristiano, ma anche saper riconoscere le potenzialità e valorizzarle. Di entrare nelle dinamiche della maturazione umana, con pazienza, gradualità e prossimità e sapersi fare compagno di viaggio, aiutare, comprendere e sostenere il cammino degli altri (Cf. EG 169-173).
Tanto del contenuto, quanto degli stimoli offerti da don Flavio, faremo tesoro nei diversi momenti di riflessione che vivremo durante l’anno pastorale ai diversi livelli, parrocchiale, foraniale e diocesano, nel contesto della sinodalità, accanto agli incontri di formazione permanente che, a cadenza mensile vengono proposti dall’Ufficio Catechistico Diocesano, con il metodo della scuola Sant’Andrea, incentrati sulla Lettera Apostolica Patris Corde, ovvero sull’immagine di san Giuseppe, Custode del Redentore e segno di quella paternità che è vera bellezza, la sola che salverà il mondo!
Don Paolo Del Papa