1922-2022: cento anni dal Battesimo di Edith Stein. Chi è s. Teresa Benedetta della Croce che ricordiamo liturgicamente il 9 agosto, giorno della sua nascita al Cielo? Una persona speciale per la ricerca ininterrotta della verità, ricevuta dalla religiosità ebraica in famiglia, pensata e sviscerata nella fenomenologia, incontrata definitivamente nella fede cattolica. Una vita piena: “La continua sollecitazione di tutte le forze risvegliò la piacevole sensazione di una vita intensificata al massimo; mi sembrava di essere una creatura privilegiata…” E davvero tutte le forze ha impiegato nell’indagine conoscitiva dell’essere! “Sono fatta così, devo riflettere”. Anche del lungo tempo vissuto nell’ateismo, a partire dai quindici anni, ella potrà dire: “La mia unica preghiera era la sete di verità”.
Tutto la tocca, fino al punto che, quando negli anni dei corsi universitari si immerge negli studi e nelle letture, la lettura di un romanzo la manda in crisi: “Avevo perso la fiducia nelle persone tra le quali mi muovevo quotidianamente e andavo in giro come sotto l’oppressione di un peso gravoso, non riuscendo a ridiventare allegra. È significativo affermare che cosa mi guarì da questa depressione: Bach… Quando risuonò quella strofa in cui è espressa la felicità della lotta… allora tutto il dolore e il pessimismo scomparvero all’istante. Certo il mondo può essere brutto, ma se adoperiamo tutte le nostre forze, la piccola schiera d’amici sui quali potevo contare ed io, allora riusciremo a spuntarla” … Come da piccola, quando la ragione prende il dominio, ritrova la sua pace. “Nei primi anni di vita ero di una vivacità mercuriale, sempre in movimento, traboccante d’idee bizzarre, impertinente e saccente, invincibilmente ostinata e piena d’ira quando qualcosa andava contro la mia volontà. Il mio primo gran mutamento si compì in me quando avevo all’incirca sette anni. Non sono in grado di chiamare in causa avvenimenti esterni; non riesco a spiegarmelo altrimenti che affermando che in quel periodo la ragione ebbe in me il predominio. Ricordo che da allora in poi fui convinta che mia madre e mia sorella sapessero meglio di me che cosa era giusto per me, e che con questa fiducia obbedivo loro prontamente. L’antica caparbietà sembrava scomparsa; negli anni che seguirono fui una bambina docile”.
Dietro ogni avvenimento si cela per Edith un richiamo interiore. Luce dopo luce, va incontro al Signore che si nasconde dentro gli eventi quotidiani e la attrae a Sé: “Per Bach avevo un particolare amore. Quel mondo di purezza e di rigorosa conformità alle norme mi attraeva dal più profondo del cuore. In seguito, quando imparai a conoscere il corale gregoriano, mi sentii per la prima volta come se fossi a casa mia e di lì capii che cosa mi aveva tanto commosso in Bach”.
L’incontro con il filosofo Husserl di cui diventa assistente è fondamentale nella sua ricerca della verità, perché insegna la conoscenza oggettiva. “Ciò che sapevo della fenomenologia mi entusiasmava tanto, proprio perché essa consisteva in un lavoro di chiarificazione”. Dopo un lungo periodo di tempo in cui aveva dominato il soggettivismo per cui la verità dipende da ciò che il soggetto pensa e costruisce, torna a dominare la verità oggettiva. Le affermazioni di Husserl la incantano: “La verità è un assoluto. Non dipende da chi la pensa. Bisogna partire dall’esperienza, descriverla prima di volerla spiegare. Bisogna andare alle cose e domandare loro quello che esse stesse dicono, ottenendo così delle certezze che non risultano da teorie preconcette, da opinioni ricevute e non verificate”. Questo insegnamento forma il vivere di Edith prima del Battesimo e agisce poi per lei in campo religioso. Infatti dopo la conversione cerca di far interagire la filosofia perenne della Chiesa, incarnata da san Tommaso d’Aquino, con l’insegnamento di Husserl. E proprio Husserl dirà che la Chiesa cattolica ha trovato in Edith Stein “una neoscolastica della migliore qualità”.
Nei “fenomeni” che la coinvolgono si forma una nuova sensibilità interiore. Gli studi sul Pater noster in antico germanico, l’incontro con Max Scheler, neo-convertito, due anni al fronte come crocerossina durante la prima guerra mondiale a contatto con la sofferenza: sono gli inizi di un incontro ravvicinato con il Dio vivente. Le riflessioni su ciò che le accade dicono la sua vigilanza profonda, come se stesse sempre in una solerte attesa. E infatti…
In una visita per motivi esclusivamente artistici entra in una Chiesa cattolica, nel Duomo di Francoforte, e nota una donna del popolo che entra a pregare con la borsa della spesa sotto il braccio: “La cosa mi parve strana. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti che avevo visitato si entra soltanto durante il servizio divino. Al vedere qui la gente entrare tra un’occupazione e l’altra, quasi per una faccenda abituale o per una conversazione spontanea, rimasi colpita a tal punto che non mi riuscì più di dimenticare quella scena”.
Altro fenomeno significativo la sua permanenza a casa di Adolf Reinach, discepolo di Husserl, dopo la sua morte al fronte, per aiutare la moglie a classificare i suoi scritti filosofici per una pubblicazione postuma. Edith pensa di andare in una casa segnata dalla disperazione e trova invece un clima di profonda pace; la moglie Anna è segnata dal dolore, ma trasfigurata. Le sue parole al marito qualche mese prima sono sorprendenti: “Non pensiamo al futuro: una volta entrati nella comunione con Cristo, ci condurrà Lui dove vuole! Entriamo nella Chiesa, non posso più aspettare”. Ed erano stati battezzati nella chiesa protestante in attesa di passare alla Chiesa cattolica, cosa che fece dopo la morte del marito: “Fu quello il mio primo incontro con la Croce, la mia prima esperienza della forza divina che dalla Croce emana e si comunica a quelli che l’abbracciano. Per la prima volta mi fu dato di contemplare in tutta la sua luminosa realtà la Chiesa, nata dalla Passione del Redentore, nella vittoria sul pungolo della morte. Fu quello il momento in cui andò in frantumi la mia incredulità… e Cristo si levò raggiante al mio sguardo: Cristo nel mistero della Sua Croce. È questa la ragione per cui, nel prendere l’abito di Carmelitana, ho voluto aggiungere al mio nome quello della Croce”.
Durante l’estate del 1921 Edith è ospite per un periodo molto lungo di altri due amici, convertiti anch’essi al protestantesimo. Una sera, durante la loro assenza, Edith va nella loro biblioteca e … “senza scegliere, presi il primo libro che mi capitò tra mano. Era un grosso volume che portava il titolo: Vita di santa Teresa d’Avila, scritta da lei stessa. Ne cominciai la lettura e ne rimasi talmente presa che non la interruppi, finché non fui arrivata alla fine del libro. Quando lo chiusi, dovetti confessare a me stessa: Questa è la verità!” Una notte intera immersa nella lettura-incontro con santa Teresa: l’appuntamento con Dio faccia a faccia! Al mattino va in città a comprare un catechismo e un Messalino: li studia a fondo e dopo qualche giorno si reca ad assistere alla prima Santa Messa della sua vita. “Niente mi rimase oscuro, compresi anche la più piccola cerimonia. Al termine raggiunsi il Sacerdote in sacrestia e dopo un breve colloquio gli chiesi il Battesimo. Mi guardò con molto stupore e mi rispose che una certa preparazione era necessaria per l’ammissione in seno alla Chiesa: «Da quanto tempo segue l’insegnamento della fede cattolica?» – mi chiese – «chi la istruisce?» Per tutta risposta riuscii a balbettare: “La prego, reverendo Padre, mi interroghi”. Dopo un esame approfondito il Sacerdote riconosce che non c’è alcuna verità di fede su cui Edith non fosse istruita.
Riceve il Battesimo il primo gennaio 1922, nella Parrocchia di San Martino a Bad-Bergzabern da Don Eugen Breitling. Indossa come veste battesimale l’abito di nozze dell’amica che le fa da madrina, Hedwig Conrad-Martius. Edith ha trent’anni. Assume un nome nuovo: Teresa Edvige, Teresa in onore di santa Teresa ed Edvige per la sua madrina. Lo stesso giorno riceve la prima Comunione. Il 2 febbraio 2023 riceve la Cresima nella Cappella privata dell’Episcopio di Speyer.
In diverse occasioni dichiara che col Battesimo si era sentita nuova, “rinata”. Ricevendo i certificati di nascita e di Battesimo necessari per l’ingresso in Monastero scriverà: “È bello poter dimostrare in modo ufficiale che si è nati e rinati!” Con la conversione e il Battesimo ella ha “trovato il luogo in cui c’è riposo e pace per tutti i cuori inquieti”, si sente come se le fosse stata tolta una benda dagli occhi; i suoi lavori e i suoi scritti, che erano stati prima il centro focale della sua vita, sono ormai “come può essere per un serpente la pelle vecchia che si è sfilata di dosso”.
Dal punto di vista interiore per Edith Teresa Stein la vocazione al battesimo e la vocazione al Carmelo coincidono con assoluta certezza fin dal primo momento: “Quando, nel Capodanno del 1922, ricevetti il Santo Battesimo, ritenevo che esso fosse semplicemente la preparazione al mio ingresso nell’Ordine. Sotto l’albero della Croce all’anima umana viene ridonata la vita. Il fidanzamento sotto la Croce è stato compiuto nel Battesimo una volta per tutte». Il direttore spirituale però non le consente di entrare subito in Monastero in quanto ritiene che abbia un compito insostituibile da svolgere nel mondo. E trascorrono dodici anni.
Solo quando il mondo la rifiuta tramite il decreto di Hitler che impone l’allontanamento degli ebrei da ogni pubblico impiego, Edith Teresa può finalmente varcare la soglia del Carmelo! Entra nel Monastero di Colonia e prende il nome di suor Teresa Benedetta della Croce.
Il cammino di incontro con il Cristo vivente era iniziato il giorno della sua nascita: 12 ottobre, giorno dello Yom Kippur, festa dell’Espiazione: il giorno in cui un tempo il sommo sacerdote entrava nel Santo dei Santi e offriva il sacrificio dell’Espiazione per sé e per tutto il popolo, dopo che il capro espiatorio sul quale erano stati posti tutti i peccati del popolo era stato spinto nel deserto. E davvero come il capro espiatorio nel deserto, come l’Agnello di Dio sulla croce, Edith offrirà tutto per il suo popolo, per la conversione degli Ebrei. Già nella domenica di Passione del 1939 aveva chiesto alla sua Priora il permesso di offrirsi al Cuore di Gesù come vittima espiatrice per la pace: “Lo desidero perché è la dodicesima ora… So di essere un niente, ma Gesù lo vuole ed Egli un giorno chiamerà certamente anche molti altri”. Ancor prima nel 1938 aveva scritto in una lettera: “Sono certa … che il Signore ha accettato la mia vita per tutti. Penso alla regina Ester che è stata scelta tra il suo popolo per intercedere davanti al Re per il suo popolo. Io sono una piccola Ester, povera e impotente, ma il Re che mi ha scelto è infinitamente grande e misericordioso. È questa una grande consolazione”.
La sua vita di comunione con Cristo è dono di fede anche per il suo Maestro, Husserl, che negli ultimi giorni della sua vita incontra la grazia del Signore Gesù Cristo. “Gli avvenimenti di questa settimana mi sono sembrati un vero e proprio regalo in occasione della mia Professione. Lo desideravo proprio che il passaggio di Husserl alla vita eterna avvenisse in questa settimana… non perché io abbia tanta fiducia nella mia preghiera o nei miei eventuali meriti. Sono solo convinta che Dio non chiama nessuno per se stesso e che inoltre, quando Dio gradisce l’offerta di un’anima, è prodigo di dimostrazioni di amore”.
E Dio gradisce la sua offerta! Edith è stata uccisa in un campo di concentramento, perché ebrea (non aveva “sangue nordico”) da coloro che si dedicavano a inventare un nuovo paganesimo, uccisa, perché cristiana, per vendetta contro i Vescovi che avevano voluto condannare quel paganesimo. Il Battesimo di Edith si celebra quindi nel segno dell’acqua al fonte battesimale nel 1922 e si compie nel segno del sangue nella camera a gas nel 1942. Non possono non risuonare ancora le sue parole: “Oggi so che cosa voglia dire essere sposata con il Signore nel segno della Croce. Capirlo veramente non lo si potrà mai: è un segreto”. I segreti del Re! Amore consumato usque ad mortem…
Sr Maria Teresa della Croce o.carm.
Monastero Sant’Elia
Contrada Faifoli, 1
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