IL PENSIERO E LA PEDAGOGIA CONTROCORRENTE
In questo mese di luglio (precisamente il 24 quarta domenica vicino al 26 festa dei Santi Gioacchino e Anna nonni di Gesù) siamo alla Seconda Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Spesso, …molto spesso, le tante giornate mondiali oggi ricorrenti si riducono ad eventismi: celebrazioni clamorose con risonanza massmediatica, o peggio commerciale, ma passeggera. Si rivelano poco incisive per educare la comunità mondiale alla solidarietà civile e fraterna in favore delle persone o dei problemi a cui rimandano. Basti pensare alla Giornata Internazionale della Donna ormai secolare e clamorosa che non è riuscita a mitigare, o solo a porre in considerazione, i tanti tantissimi misfatti pesanti e frequenti, anche nella nostra Italia, che ancora nel mondo si commettono contro le donne o addirittura contro le bambine. O alla stessa Giornata civile dei Nonni (istituita dal 2005 in Italia il 2 di ottobre) che non è riuscita minimamente ad arginare lo scarto terapeutico effettuato sulla pelle degli anziani e vecchi durante la prima tragica fase covid.
Nella nostra società vale chi è efficiente: chi produce e consuma. Conta chi è bello e bella, chi è prestante fisicamente. Chi non lo è, rimane doppiamente vittima. Prima degli stereotipi dominanti che la società massificata esercita su di loro, poi della pressione che essi riflettono sulle persone avanti negli anni. Hanno paura di invecchiare (le donne soprattutto non palesano l’età), si rinchiudono in sé stessi o solo fra coetanei e coetanee nei centri di ricreazione per non annoiarsi. O peggio alcuni diventano ludopatici. Da una ricerca a livello nazionale del gruppo Abele e Auser la terza età risulta fra le fasce di età più a rischio: All’opposto, va considerato il sovraccarico familiare, oggi sempre più diffuso, di nonni padri e di nonne madri che suppliscono l’assenza alternativa di genitori divorziati o separati. La ricercatrice Rita Cavallaro così realisticamente evidenzia: “la vecchiaia non è tanto emarginata, non esiste. Si parla di anziani, terza quarta età, ma raramente si usa la parola vecchio.” Come se il termine vecchio avesse solo connotazioni negative di cambiamenti fisici, psichici e sociali: il nostro mondo non è più un mondo per vecchi.
Papa Francesco istituendo lo scorso anno la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, ribalta totalmente e con modalità durature questi stereotipi dominanti della mentalità corrente che definisce cultura dello scarto. Riconosce che “i nonni tante volte sono dimenticati e noi dimentichiamo questa ricchezza di custodire le radici e di trasmetterle. Per questo ho deciso di istituire la giornata mondiale dei nonni e degli anziani sotto la protezione dei santi Gioacchino e Anna i nonni di Gesù”. Decisione preceduta da una lunga e impegnata gestazione che è culminata nel primo Congresso Internazionale di Pastorale per gli Anziani. (Roma, Gennaio 2020).
Già dal titolo esprimeva tutta la sua intrinseca novità rispetto ai pregiudizi della cultura di massa:” la ricchezza degli anni”. Tema: i valori della terza e quarta età degni di essere tramandati secondo i quali “la vita è un dono, e quando lunga è un privilegio per sé stessi e per gli altri”.
Altro che anzianità e vecchiaia scartata! Si tratta, piuttosto, di patrimonio immateriale dell’umanità. Perciò, emerse la richiesta, soprattutto nel mutato panorama anagrafico mondiale nel quale prevalgono le due categorie di età, di una svolta pastorale da parte delle comunità cristiane per valorizzarle in un nuovo cammino sinodale. Come negare che le nostre chiese sono frequentate ogni giorno quasi esclusivamente da anziani e vecchi? Papa Francesco a 84 anni scoccati, e ultimamente dalla sedia a rotelle, in molteplici circostanze non smette di ricordare alla Chiesa e alle società che il tempo dell’anzianità va un po’ inventato: “esse non sono pronte, spiritualmente e moralmente, a dare a questo momento della vita il suo pieno valore”. Quasi in preparazione a questa nuova festa di luglio, Papa Francesco a giugno ha tenuto nell’udienza generale del mercoledì un ciclo di catechesi sulla vecchiaia. Ha richiamato alla sequela di Cristo anche chi è nella debolezza, nella malattia e vicino alla morte: “impariamo a congedarci bene con il sorriso perché camminiamo verso l’Eterno”. E raccomanda di essere fieri anche delle rughe perché sono simbolo della vita, di aver fatto un cammino. Non è mancato nemmeno un richiamo agli sposi per le suocere: “la suocera è una madre non pensiamone male”.
I TRE PILASTRI VOCAZIONALI DEI NONNI E DEGLI ANZIANI
Scoprire la propria vocazione, che sa di futuro e di evoluzione anche in tarda età, alla cultura dominante può apparire addirittura ridicolo. Papa Francesco, invece, lo scorso anno nel suo messaggio per la Prima Giornata Mondiale dei Nonni e Anziani rivolgendosi a loro e a lui stesso ultra ottantenne scriveva: “Ascoltate bene: qual è la vocazione nostra oggi alla nostra età? Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non dimenticate questo. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo e costruire nella fraternità e nell’amicizia il mondo di domani”.
Tra i diversi pilastri necessari, indica i tre che sono di speciale competenza degli anziani e vecchi: i sogni, la memoria e la preghiera.
I sogni
Per Papa Francesco servono i sogni degli anziani per realizzare la profezia di Gioele: “i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”. (3,1). In un nuovo patto di alleanza, sono…saranno i loro sogni di giustizia, di pace e di solidarietà che permetteranno ai giovani di avere nuovi visioni e, insieme alle loro testimonianze, di superare le prove, di costruire futuro.
La memoria
Sempre nel testo del messaggio che stiamo esaminando: “ricordare è una vera e propria missione di ogni anziano: “la memoria è portare la memoria agli altri. Senza la memoria non si può costruire perché costituisce le fondamenta della vita”. Memorie familiari, memorie sociali. Quante alla nostra età (mia nipote: “nonna sei una vecchietta”) da trasmettere! Come dimenticare alla fine degli anni settanta, poco prima che morisse, l’incontro a Bologna durante una conferenza con Raoul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi, il vagabondo della carità? Come dimenticare il suo testamento che all’epoca come eredi universali consegnò a noi giovani presenti e a tutti i giovani del mondo: “Il tesoro che vi lascio è il bene che io non ho fatto, che avrei voluto fare e che voi farete dopo di me”. A distanza di quasi mezzo secolo, come non ricordare, oggi più di ieri con la minaccia atomica sempre più incombente l’attualità del suo lascito: “Il mondo non ha che questa alternativa: amarsi o scomparire. Siate voi a dire no al suicidio dell’umanità”.
LA PREGHIERA
In fine, ma non alla fine, la preghiera. Già il sogno e la visione vanno intesi in senso biblico nella forza dello Spirito Divino. Infatti il verso di Gioele considerato, è preceduto dall’effusione dello Spirito di Yahweh: “Io riverserò il mio Spirito su ogni carne”. Perciò i vecchi sogneranno e i giovani avranno visione. Papa Francesco rivolgendosi ancora direttamente a tutti noi anziani e vecchi richiama alla necessità della preghiera soprattutto in questo tempo difficile (diventato oggi pericoloso) per l’umanità:” la tua preghiera è una risorsa preziosissima: è un polmone di cui la Chiesa e il mondo non possono privarsi”.
Radicati nella preghiera, ci hai convinti, con una nuova consapevolezza, insieme al salmista di poter produrre frutti anche nella vecchiaia (92,15) prima ancora che tu lo scegliesti come tema di quest’anno. Tutti noi anziani nonni(vecchietti) ti diciamo grazie di cuore Papa Francesco perché hai ri-messo pure noi in cammino sinodale.
Rosalba Iacobucci