Si è respirata aria di Santità al seminario di Teologia Spirituale “ La salita al Monte Carmelo di Fra Immacolato Brienza”.
Fra Immacolato è un dono per la Chiesa di Campobasso –Boiano e per tutto il Molise.
Con lui si ascende al Monte Carmelo di cui è abitante. Il Monte Carmelo è il monte del sì, della fecondità spirituale, è l’emblema del Paradiso, è la pienezza della bellezza di Dio, è il monte della contemplazione come ci ha magistralmente spiegato la Prof. Ylenia Fiorenza.
La contemplazione è il cuore di Fra Immacolato. Non si può parlare di contemplazione se non si è contemplativi. La contemplazione è la fusione di occhi e cuore, nasce da ciò che gli occhi con lo sguardo e il cuore con i battiti si comunicano tra loro. La vera contemplazione è un andare verso Dio. Prima c’è la contemplazione e poi, la preghiera in cui l’umano e il divino si intrecciano. Solo se nasce dalla contemplazione, la preghiera è atto di comunione tra l’uomo e Dio. E se contempli Dio, vedi gli altri con occhi diversi, con gli occhi di Dio. Dio non ha bisogno dei nostri beni, ma piuttosto che Lui divenga il nostro unico bene. Dio non ha bisogno nemmeno che noi gli offriamo sacrifici ma, solo dell’amore che ci offre da se stesso. Noi non siamo fatti per il dolore ma per la gioia.
La Santità di Fra Immacolato sta nell’alleviare il dolore altrui, nel consolare il pianto di chi soffre pur essendo lui stesso sofferente, perché in lui dimorava Dio. Quella che ha vissuto Fra Immacolato è l’esperienza spirituale cristificante: è divenuto egli stesso preghiera, e il suo letto di dolore un ostensorio. Fra Immacolato sapeva che in tutte le sofferenze vi è un germe di vita e di resurrezione, poiché vi è Gesù in persona. In tutte le persone che soffrono c’è Gesù.
Il seminario su Fra Immacolato si è svolto in coincidenza con la proclamazione della sua venerabilità avvenuta l’11 maggio e a cento anni dalla nascita. Il venerabile servo di Dio, al secolo Aldo Brienza nasce il 15 agosto 1922 a Campobasso, da una famiglia semplice, modesta e unita. All’età di 16 anni comincia ad avvertire intensi dolori accompagnati da febbre altissima. Gli fu diagnosticata l’osteomielite deformante degli arti che lo costrinse a rimanere a letto fino alla morte, avvenuta il 13 aprile 1989.
Fra Immacolato affonda le sue radici nella città di Campobasso, confidando nella Protezione di Maria Santissima dei Monti e nella consolazione dell’Addolorata, nutrendosi del vero “mistero” Gesù Eucarestia. La sua città l’ha sentito santo già subito e l’ha voluto Santo (basti pensare alla moltitudine di gente che ha partecipato al suo funerale). La diocesi di Campobasso-Boiano, come ci ha illustrato in maniera mirabile, Sua Eccellenza Bregantini, ha respirato il suo profumo e lo desidera diffondere a tutti.
Fra Immacolato ci fa comprendere che la Santità è possibile in tutte le sue vocazioni. È un laico esemplare: rasserenato nella malattia, rafforzato nella fede, sostenuto dalla famiglia che gli rimarrà sempre vicino, accompagnato da santi direttori spirituali. È un perfetto religioso carmelitano: entra nell’Ordine Secolare del Carmelo nel 1943, offrendosi come vittima per la santificazione dei Sacerdoti. Sentendo fortemente la vocazione carmelitana, la Santa Sede, con speciale privilegio nel 1948 gli concesse di emettere la professione solenne dei voti religiosi nell’Ordine Carmelitano Scalzo. Scelse il nome di Immacolato che significa “vittima”. È spiritualmente sacerdote, anche se non lo è stato sacramentalmente a causa della sua malattia. Vivendo in famiglia, riceveva costantemente viste da confratelli e fedeli, svolse un intenso apostolato dal letto della sua casa. La sua missione era di dare Gesù alle Anime e le Anime a Gesù. Il 30 maggio 1951 scriveva “Il Signore ha chiesto il Sacrificio di non offrire il Santo Sacrificio e sono diventato SACERDOTE e VITTIMA del mio stesso Sacrificio”.
Nel corso di 51 anni di malattia ha vissuto un apostolato straordinario, svolto totalmente dal letto nella lettura e nella scrittura, nella preghiera e nell’offerta costante delle sofferenze al Signore. Mantenne una corrispondenza epistolare con molti fratelli e sorelle dell’Ordine Carmelitano. Fra Immacolato è l’emblema del vero coraggio poiché ha dato la vita per il proprio gregge. A tutti ripeteva il suo motto spirituale “Lavorare è bene, pregare è meglio, soffrire in unione con Cristo è tutto”. Era il suo offrirsi vittima per i Sacerdoti; proprio lui al quale fu negato di diventare sacerdote. Fra Immacolato ha offerto tutto a Dio riscoprendo di essere sacerdote anche senza esserlo. Si è fatto Eucarestia per gli altri, trasformando il suo letto in Altare e anche in Ambone offrendo se stesso in rendimento di grazie a Dio. È stato ponte tra il divino e l’umano, come ci ha spiegato don Fabio Di Tommaso procuratore incaricato per la causa di beatificazione di Fra Immacolato.
La sua casa, scrigno di santità, posta all’ultimo piano dello stabile di Piazza Cuoco n.2 a Campobasso contiene numerosi libri custoditi con cuore, che egli leggeva e da cui traeva beneficio. Nei Santi Carmelitani ha trovato l’ispirazione. Santa Teresa D’Avila, anima alla ricerca di Dio. San Giovanni della Croce la cui missione è morire d’amore. Santa Teresa di Lisieux che parla sempre dell’amore in tutti i suoi scritti. Elisabetta della Trinità che è riuscita a trasformare il dolore in atto d’amore. Edith Stein ebrea convertita al cattolicesimo per vivere con Cristo. Grande la sua devozione a Maria di cui portava il nome, che divenne il suo emblema, il suo stile. Nelle sue ben 2500 lettere, raramente manca il ricordo amorevole a Maria. Nel dicembre del 1955scrive “Mi affido alla Madonna perché mi porti a Gesù, mi aiuti a sorridere a tutto e a tutti e mi faccia ben comprendere la dolcezza dell’immolazione d’amore”. Di Fra Immacolato mi è piaciuto subito il suo sorriso. È il suo emblema, la sua storia d’amore per il Signore e per l’umanità. Sorridendo amava ripetere “Mai si soffre senza trarne un bene”.
Mariarosaria Cecere