La festa di santa Cristina torna a infiammare i cuori dei sepinesi e di tutti gli emigranti che tornano in paese per l’occasione. Il culto della “Santa Bambina” a Sepino (CB) ha radici antichissime. La sua tomba è venerata in Bolsena (VT) già dal IV secolo. Le due città sono legate ufficialmente da questa devozione dall’8 gennaio 1995, quando è stato sottoscritto l’atto di gemellaggio.
Storia della santa
Questa santa, vergine e martire, è conosciuta in tutto il mondo anche grazie alla sua interessante storia. Si narra che abbracciò la fede cristiana contro il parere del padre Urbano, prefetto di Bolsena. Costui, pur di distoglierla da questa scelta, la sottopone a crudeltà inaudite, come rinchiuderla in una torre insieme a dodici ancelle, per costringerla a dedicarsi completamente al culto degli dei. Percuoterla con delle verghe, distenderla su una ruota infuocata, gettarla nel lago con un macina al collo. Da tutto questo Cristina miracolosamente si salva. Morto Urbano, il suo successore Dione, continuò a infliggere numerosi tormenti alla giovane, portandola nel tempio di Apollo per venerare le divinità, ma è egli stesso a trovarvi la morte. Gli successe il prefetto Giuliano, che tentò di far mordere la fanciulla dalle serpi e la fece scaraventare in una fornace, anche in questo caso, la ragazza si salvò. Alla fine ella muore trafitta da frecce il 24 luglio di un anno imprecisato, probabilmente durante le persecuzioni cristiane a opera dell’imperatore Diocleziano. Ed è proprio con questo simbolo che la santa è rappresentata nella statua lignea conservata nella grotta della chiesa a lei dedicata a Sepino.
La chiesa di santa Cristina
L’imponente edificio si trova nella zona più elevata e antica della città. Risale probabilmente al secolo X e ha subìto molti rifacimenti, negli anni, a causa di terremoti, forti nevicate, furti vari. Nel 1739 papa Clemente XII ne mutò il titolo da cattedrale a Insigne Collegiata. Dotata di un campanile ricostruito nel 1824, la chiesa barocca, oltre a capitelli in pietra decorati con cherubini e festoni finemente scolpiti, ha un soffitto con dipinti prestigiosi di Amedeo Trivisonno e altri dipinti pregevoli di autori ignoti. E’ presente una cappella dedicata a san Carlo Borromeo, che rappresenta un capolavoro unico nella produzione settecentesca molisana. Al centro si ammira una ricca cornice in legno intarsiato e dorato, dove sono custodite le reliquie di quindici santi, e un prezioso pavimento costruito con mattonelle dipinte a mano. La cappella Carafa, detta anche cappella del Tesoro, è collocata accanto alla sacrestia. E’ un’opera voluta e finanziata nel 1606 dal principe Francesco Carafa, signore di Sepino e da sua moglie Lucrezia Caracciolo. Questo è sicuramente il luogo più caro ai sepinesi, oltre alla cripta, perché custodisce le reliquie del braccio di santa Cristina. Pregevole il portale che richiama quello della chiesa dell’Annunziata a Napoli, su cui spicca lo stemma dei Carafa (campo rosso con tre fasce d’argento) e quello dei Caracciolo (leone rampante azzurro in campo oro). All’interno la cappella è impreziosita da bellissimi quadri e mosaici e da busti in rame argentato di 8 santi, custoditi in nicchie ricavate nelle pareti con finestre in legno con intagli che includono lo stemma dei Carafa. Anche l’altare risalente al 1700 è stato realizzato in marmi policromi e presenta gli stemmi di altri signori di Sepino, ossia i della Leonessa e i Somma. Proprio sull’altare è custodito il busto di santa Cristina, opera in argento e rame dorato, del XVII secolo. Nella mano destra la santa regge Sepino, nella sinistra una palma e un ramo fiorito, segni del suo martirio e della sua verginità. La reliquia è conservata in un avambraccio in argento, opera di argentieri napoletani, realizzata il 600 e il 700. Il soffitto è stato restaurato nel 1963 dal pittore Leo Paglione, così come il quadro della Crocifissione.
La cripta
Questa si trova al livello sottostante della chiesa e custodisce la pregevole statua lignea della santa, che viene portata in processione ogni 100 anni. La santa sorregge la città con la mano sinistra; nella mano destra ha una freccia, che rappresenta il supplizio con cui trova la morte. Il luogo ha subìto molte ristrutturazioni nel corso degli anni, che lo hanno impreziosito e abbellito con pregevoli tavole pittoriche. Quello che colpisce il visitatore è la serie di cappelline che ospitano la rappresentazione della Passione di santa Cristina. Si tratta di statue lignee realizzate dal maestro Mussner di Ortisei (BZ), che raffigurano le scene di tutte le torture che la santa ha dovuto patire, fino alla morte.
La Passio di santa Cristina è stata drammatizzata dal vivo, dai sepinesi, per la prima volta nel 2009. L’idea era venuta nel 2008 a un gruppo di collaboratori del comitato festa santa Cristina, supportati dal vulcanico don Antonio Arienzale, parroco di Sepino, nonché vicario generale della curia arcivescovile di Campobasso – Bojano, che io ringrazio per le preziose informazioni che mi ha fornito.
Il museo
Adiacente alla cripta, è stata realizzata la sala museo dedicata a santa Cristina, che è stata inaugurata il 22 luglio. In essa sono custoditi tre battenti in bronzo che munivano l’antica porta della chiesa. Sono opere risalenti alla prima metà del XII secolo, fabbricate da artigiani beneventani. In più ci sono pregevoli pergamene e un antico messale. Poi paramenti sacri con finiture in argento, oltre a centinaia di ex voto in argento, tutto conservato in teche trasparenti.
Il giornale di santa Cristina
Giunto alla 97° edizione, è già stato stampato e distribuito il giornale di santa Cristina 2022. Una utile e preziosa pubblicazione sia per i cittadini che per tutti coloro che vivono all’estero. Contiene articoli sulla santa e le feste in suo onore, tradizioni millenarie della città, aneddoti di vita passata e presente, poesie, dediche, collette, tutto arricchito da un interessante book fotografico. E’ anche tradotto in lingua inglese. Uno strumento per immortalare gli avvenimenti del paese e per far sentire più vicini coloro che, per varie ragioni, non risiedono stabilmente in Sepino.
Le feste
La città di Sepino dedica a santa Cristina, tre feste all’anno. Il 6 gennaio, detta anche “notte delle campane”, in cui si ricorda l’arrivo del corpo della santa nella città molisana. Il 10 gennaio, giorno in cui le reliquie sono entrate nella chiesa a lei dedicata. Il 24 luglio, giorno del suo martirio “dies natalis”. Le prime domeniche di maggio e di ottobre ci sono due processioni, sempre dedicate alla protettrice. La festa in assoluto più sentita è quella del 24 luglio. Quest’anno forse lo è stato ancor di più, dopo la forzata pausa dovuta all’emergenza pandemica. Le celebrazioni sono iniziate il 15 luglio con la novena. La sera del 24, la santa messa è stata celebrata in piazza dall’arcivescovo Bregantini, a seguire la processione con il busto e la reliquia della santa, accompagnata dal complesso bandistico di Conversano. Per quanto concerne il programma civile, la serata del 22 luglio si è aperta con la sagra del pesce, il 23 con l’esibizione del complesso bandistico di Gioia Del Colle, il 24 con quello di Conversano e il 25, giorno dedicato agli emigranti, con lo spettacolo di Enzo e Sal.
Riflessioni conclusive
In Molise abbiamo bellezze che vanno custodite e preservate, sia dal punto di vista meramente religioso, per il culto e le devozione forte verso i patroni, sia in termini di sviluppo turistico. La comunità di Sepino e il parroco hanno saputo unire sapientemente questi due aspetti. In più, santa Cristina è la protettrice dei mugnai, mai patrocinio fu più appropriato nel contesto molisano! Il settore prevalente è proprio l’agricoltura con la produzione di ottimo grano che, con la crisi che stiamo vivendo a causa della guerra tra Russia e Ucraina, và sostenuta e incentivata.
Mariarosaria Di Renzo