Le antiche Gilde, corporazioni di arti e mestieri, sorsero in Inghilterra nel secolo IX, con obiettivi di mutua difesa, assistenza religiosa e vendetta. In seguito divennero associazioni mercantili e artigianali. Come tali si rafforzarono con l’avvento dell’urbanesimo. Questo a sua volta ebbe impulso da una serie di fattori. Prima di tutto i pellegrinaggi in Europa occidentale per far visita alle reliquie dei santi, sulla via Francigena fino a Santiago de Compostela, crearono zone di insediamento per i mercati. In secondo luogo in molti di questi siti sorsero le cattedrali gotiche, che con l’impegno pluridecennale nella loro costruzione favorirono ulteriori attività artigianali di vario tipo.
Una di queste cattedrali fu quella di Chartres, sulla via che conduceva da Parigi a Santiago. Alla fine dell’undicesimo secolo un incendio distrusse la vecchia chiesa romanica e provocò la spinta ad edificare un nuovo luogo di culto. L’atto finale fu la consacrazione nel 1260 sotto luigi IX il santo. Ma furono i circa sessanta anni della straordinaria impresa a determinare la valorizzazione delle arti e dei mestieri, oltre che rappresentare un esempio di organizzazione del lavoro valido per gli storici.
La grande novità di questa come di altre nello stesso periodo fu lo slancio verso il cielo, con altezze di 40 metri, e la straordinaria grandezza della pianta, adatta a raccogliere le migliaia di fedeli dei nuovi insediamenti urbani di cui si diceva. Ma si trattava comunque di un’impresa voluta fortemente dalla popolazione come fosse una crociata. Huysmans avrebbe detto nella “Cattedrale”:
“Il cielo si dichiarò sconfitto, gli angeli, sorridendo, si arresero, Dio capitolò, e, nella gioia della sua disfatta, Egli spalancò il tesoro delle sue grazie, affinché se ne potesse disporre a piene mani”.
Già alla notizia dell’incendio accorsero a migliaia a ricostruire la cattedrale, con i ricchi che assicuravano denaro e carri di calce e di vivande. Prosegue Huysmans:
“Le preghiere diventano così macchine da guerra”.
Nasceva un colosso lungo 200 metri, alto 37, con guglie di 115, con vetrate enormi, a mosaici di colore giallo verde rosso blu, consentite da moderni sistemi di sostegno del peso come i contrafforti. Le grandi finestre dovevano diffondere all’interno la luce divina.
Sorgevano transetto, portale, 3 navate, 6 campate, coro, volte a crociera e quant’altro, tutto di straordinarie proporzioni. Il miracolo fu possibile per gli sforzi concentrati della comunità. Furono chiamati i maestri comacini, organizzati con una rigida struttura gerarchica, con uno statuto che garantiva la qualità dei manufatti, con la mira all’apprendistato, essenziale soprattutto per un’impresa che prometteva di durare decenni. Esistevano consigli, priori, rettori, capitani secondo le diverse competenze. Quelle appena descritte sarebbero state le caratteristiche di tali associazioni per secoli fino al rinascimento.
Affluirono comunque operai delle pietre, dei marmi, del legno, del vetro, dei metalli preziosi, per realizzare travi, capriate, mensole, impalcature, con l’aiuto di gru e di carriole. E tale impegno fu sostenuto da diversi committenti: nobili, chierici, mercanti, offerte popolari. I primi volevano conferma della loro autorità, i secondi conquistare i fedeli contro i rinascenti riti pagani, i terzi pentirsi dei loro traffici e chiedere un ritratto all’interno della chiesa, la gente comune infine era spinta da entusiasmo ma anche prospettiva di lavoro sul posto.
Riproduciamo la tabella illustrativa delle arti e dei mestieri nel medioevo, con il suo popolo di calzolai, pescatori, macellai, lanaiuoli, tessitori, pittori, mugnai, muratori, falegnami, conciatetti, sarti, fornai, sellai, fabbri, pellicciai, conciatori. Rimandiamo ad altra trattazione la riflessione su questo mondo di arti maggiori e minori al tempo di Dante, protagoniste della lotta politica contro la resistenza della nobiltà nei grandi comuni come quello di Firenze.
Oggi una nuova spinta alla valorizzazione dei mestieri arriva da un’iniziativa rivolta a promuovere interesse e scuole per varie attività artigianali o simili, dando origine alle considerazioni su espresse.
Si tratta di un settore prezioso soprattutto nella situazione contingente. Le piccole e medie imprese sono la vera ricchezza della nazione, le grandi soddisfano prevalentemente interessi finanziari e dividendi tra soci che non hanno mai conosciuto la realtà dura del lavoro.
L’utopia attuale è riportare l’entusiasmo e la corale concentrazione di energie e di ideali che animò la costruzione delle cattedrali gotiche e la nuova vita associata nelle città.
Roberto Sacchetti