In alcuni posti del mondo la Pace, non sembra soltanto minacciata, ma proprio assente. Eppure Papa Francesco non si stanca di portarla, di ridestarla nelle coscienze, di difenderla. Si è messo in viaggio di nuovo nella regno arabo, nonostante i suoi problemi di salute, dal 3 al 6 novembre di quest’anno. Stavolta ha raggiunto il Baherein, un arcipelago composto da 33 isole, collocato proprio tra la costa orientale dell’Arabia Saudita, il Qatar e la costa occidentale dell’Iran. E’ messaggero della Fratellanza universale, con la sua veste bianca, aggrappato alla Roccia della Salvezza, a Cristo. La Chiesa, fin dalla sua nascita avvenuta sotto la Croce, dialoga col mondo in cui si trova a vivere, proprio perché è chiamata a raggiungere ogni suo angolo, per portarvi la luce del Vangelo, luce di Liberazione e di Giustizia.
Nel piccolo Regno del Golfo, Papa Francesco ha continuato a tracciare la strada della comunione, ricordando, infatti, la Dichiarazione sulla Fratellanza siglata nel febbraio 2019 con il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. L’appello che ha lasciato con questo suo 39° viaggio apostolico è stato sull’importanza irrinunciabile dell’insieme. Nel Regno del Bahrein il Santo Padre ha esortato all’impegno comune di superare il pericolo dell’isolamento, che è il ripiegamento esclusivo su se stessi e sui propri interessi. E’ la sfida di “formare un unico mosaico di vita”, dove le differenze sono ricchezza reciproca, dove regni l’interesse alla cultura dell’altro.
La lungimiranza dei contenuti dei discorsi di Papa Francesco merita la nostra attenzione, perché è esplicitata con la certezza che il male e le separazioni possono essere superati da piccoli passi di Pace. E’ Papa Francesco in persona, tuttavia, ad esordire con queste parole: “Il Signore, proprio nei nostri deserti, ama aprire strade nuove e impensate e far scaturire sorgenti di acqua viva”. Avvolto in un’atmosfera di amicizia, il successore di Pietro ha dichiarato che “Unità e testimonianza sono coessenziali”, perché “non si può testimoniare davvero il Dio dell’amore se non siamo uniti tra noi come Egli desidera; e non si può essere uniti rimanendo ciascuno per conto suo, senza aprirsi alla testimonianza, senza dilatare i confini dei nostri interessi e delle nostre comunità in nome dello Spirito che abbraccia ogni lingua e vuole raggiungere ognuno”.
La Dichiarazione del Regno del Bahrein poggia su questo grande principio: “Lavorare insieme, lavorare per l’insieme, lavorare per la speranza!”.
Sono queste le direttrici per gettare le reti nel mare del futuro, per tradure in concreto i propositi di abolire ogni forma di schiavitù, di persecuzione, di sfruttamento:
- seminare Pace negli aridi deserti della convivenza umana, nella catastrofe delle disuguaglianze, nei terrorismi ideologici;
- tenere alta la vera e sola vocazione di ogni uomo che è quella di far prosperare la vita, rispettando i diritti di ogni persona in quanto tale;
- rifiutare la logica delle armi, davanti alla realtà mostruosa e insensata della guerra, che ovunque semina distruzione e dichiara la morte della verità, invertendo la rotta, tramutando le ingenti spese militari in investimenti per combattere la fame, la mancanza di cure sanitarie e di istruzione;
- incontrarsi per il bene dell’uomo e in nome di Colui che ama l’uomo, il cui Nome è Pace;
- promuovere iniziative durature, perché il cammino delle grandi religioni sia coscienza di paceper il mondo;
- soccorrere l’uomo ferito e provato, perché all’adorazione di Dio corrisponda l’amore fraterno al prossimo: per essere insieme profeti di convivenza, artefici di unità, costruttori di pace.
- allargare il cuore al fratello, avanzando nel percorso di conoscenza reciproca, stringendo tra di noi legami più forti, senza doppiezze e senza paura, in nome del Creatore che ci ha posto insieme nel mondo quali custodi dei fratelli e delle sorelle.
Ylenia Fiorenza