Dedico questo articolo a mio padre Samuele che, grazie alla sua bellissima voce ed alla passione per le tradizioni molisane, ha lasciato un’impronta duratura nella mia vita ed in quella di molte altre persone.
La sua figura rappresenta un esempio di dedizione e di impegno nella promozione delle tradizioni locali e la sua voce rimarrà sempre un simbolo della bellezza e della potenza della buona musica. Il periodo della Quaresima, oltre che per la valenza religiosa, sarà per me un dolce e struggente ricordo legato alla Via Crucis e al Settenario, che mio padre e il gruppo di cantori e musicisti campobassani eseguivano con tanta passione.
Via Crucis
I rituali legati alla Quaresima iniziano a Campobasso con la Via Crucis, le cui musiche sono dello stesso stile dell’inno del venerdì santo e, probabilmente, dello stesso autore, che non le ha completate, per questo alcune strofe si ripetono su testi musicali già eseguiti.
Un tentativo di completamento fu fatto dal maestro di banda Cascella di Rocchetta Aspromonte, ma vi rinunciò perché si accorse di alterarne lo stile.
La Via Crucis, probabilmente del maestro De Nigris, viene seguita ogni venerdì nella chiesa di Santa Maria della Croce ed ogni domenica, prima nella chiesa di Sant’Antonio Abate e poi nella Cattedrale di Campobasso.
Il Settenario alla Vergine Addolorata
Il sabato che precede la domenica delle palme, nella chiesa di Santa Maria della Croce, si svolge il solenne Settenario alla Vergine Addolorata. L’esecuzione della cantata sacra “Oh, di Gerico Beata”, intitolata così dal maestro Michele De Nigris (1828-1912), autore di parole e musica, fu composta nel 1890. Comunemente il settenario è conosciuto dai campobassani come il canto dello “Zucheta-zù”, una specie di botta e risposta tra violini e contrabasso, che chiudono le varie parti; o secondo altri una struttura del canto in cui le voci si intrecciano l’una all’altra con una sequenza di canti e controcanti, che può ricordare una “botta e risposta”.
Il Settenario viene eseguito, dal sabato al venerdì precedente la domenica delle palme, nel tardo pomeriggio di ciascuna giornata.
Giovedì Santo: processione degli Apostoli
Nel pomeriggio del giovedì Santo tredici figuranti indossando i caratteristici abiti orientali e i sandali ai piedi, partono dalla chiesa di San Giovanni Battista procedendo l’uno dietro l’altro in silenzio, con la testa reclinata sul petto e gli occhi bassi. Dodici figuranti interpretano gli apostoli; il tredicesimo interpreta Simone di Cirene, colui che fu costretto a portare la croce di Cristo durante la salita al Calvario.
L’Apostolo Pietro si distingue per la chiave d’oro del Paradiso e quella nera dell’Inferno. Mentre l’ultimo, Giuda Iscariota, ha la borsa dei trenta denari del tradimento. Giunti in Cattedrale, i tredici figuranti assistono alla messa, nel corso della quale l’Arcivescovo lava i piedi ai dodici Apostoli. Al termine della celebrazione i figuranti visitano tutte le chiese della città in cui è stato addobbato l’altare della reposizione. La tradizione vuole che i campobassani visitino, al termine della messa vespertina in Coena Domini del giovedì santo, in numero dispari gli altari addobbati delle chiese, dove viene riposta e conservata l’Eucarestia (meglio conosciuta col termine improprio “visita dei sepolcri”).
Venerdì Santo: processione della Madonna Addolorata e del Cristo Morto
La processione del Venerdì Santo è l’avvenimento religioso in cui i campobassani si sentono più partecipi anche emotivamente. Il lungo e triste corteo nel pomeriggio parte dalla chiesa di Santa Maria della Croce e si snoda prima nel centro storico e poi nella parte moderna della città, soffermandosi davanti a luoghi di grande sofferenza come il carcere. Il rientro nella chiesa di Santa Maria, nella tarda serata, è particolarmente emozionante e suggestivo grazie alle luci soffuse del corso Vittorio Emanuele e del centro storico. Caratteristica peculiare di questa processione è il coro formato da circa 700 persone che, durante il percorso, intona più volte il canto del maestro Michele De Nigris: ”Teco vorrei , Oh Signore”, composto alla fine dell’800.
Le tradizioni e i riti pasquali sono molto sentiti dalla comunità campobassana e rappresentano un momento di grande devozione religiosa, ma anche di aggregazione e di identità culturale.
Ogni anno, numerosi visitatori e campobassani residenti in altre zone d’Italia ed anche all’estero rientrano nel capoluogo attratti dalla bellezza e dalla suggestività di questi riti. Visto che siamo in prossimità della Santa Pasqua, auguro a tutti i lettori di Intravedere delle serene festività pasquali.
Francesca Valente