Si rende noto il documento redatto dalla Delegazione Caritas Abruzzo-Molise e dall’Ufficio Ceam per i Problemi Sociali e il Lavoro:
Il presente documento è il prodotto delle riflessioni condivise all’interno della Delegazione Regionale Caritas e dell’Ufficio Regionale per i Problemi Sociali e il Lavoro su indicazione della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana al fine di individuare e tracciare dei filoni di lavoro, partendo dalle evidenze socioeconomiche del territorio e le necessità riscontrate nell’attività quotidiana di ascolto, carità e supporto all’inclusione.
Il documento intende declinare il termine dell’inclusione, partendo dalla sua complessità multidimensionale: spesso l’attivazione di percorsi di inserimento sociale e lavorativo non bastano, la mancanza di condizioni ambientali e di servizi adeguati minano la cura dello sviluppo integrale della persona: il Rapporto 2022 su Povertà ed Esclusione Sociale di Caritas Italiana registra come nel 2021 i beneficiari hanno manifestato due o più ambiti di bisogno soprattutto fragilità economica, bisogni occupazionali e abitativi, sottolineando l’elevata trasmissibilità intergenerazionale del fenomeno: sono proprio i figli delle persone meno istruite a interrompere gli studi prematuramente ed anche sul fronte lavoro emergono degli elementi di netta continuità rispetto a genitori occupati in professioni a bassa specializzazione.
Per quanto concerne l’Abruzzo e il Molise, sebbene le economie regionali appaiono in ripresa, è ancora significativo il ricorso ad ammortizzatori sociali e sostegni: secondo il RAPPORTO BES 2021 il rischio di povertà in Molise rimane molto elevato (26,5 per cento contro il 20,1 nazionale), confermato dalla grave deprivazione materiale (12 per cento contro il 7,4 per cento a livello nazionale) e la difficoltà ad arrivare a fine mese (13,3 per cento contro l’8,2 per cento nazionale). In Abruzzo appare più significativo invece il tema della deprivazione abitativa (11,9 per cento contro il 5 per cento nazionale). Dall’analisi si evince la perduranza di difficoltà lavorative, l’intensificazione dei fenomeni di povertà abitativa, energetica e materiale con una disomogeneità in termini demografici e geografici per la presenza di un territorio costiero accentratore di servizi e opportunità formativo-lavorative e di una vasta area interna che soffre un esponenziale spopolamento e depauperamento socioeconomico.
Le condizioni del mercato del lavoro continuano a costringere numerose famiglie a contratti di lavoro precari con un costante allargamento della categoria dei workin’ poors. Se i classici indicatori sull’occupazione non si discostano molto dal resto del Paese, le maggiori criticità si evidenziano sulla qualità del lavoro (infortuni, anche mortali, lavori precari, occupati sovra istruiti e/o irregolari). Per fare fronte alle difficoltà, lo strumento maggiormente utilizzato è rappresentato dal Reddito di Cittadinanza, che tuttavia raggiunge un numero limitato di persone in povertà assoluta. Inoltre il Reddito di Cittadinanza non riesce a garantire adeguati processi di inclusione socio-lavorativa, scoraggiati da una serie di vincoli amministrativi e di gestione o che vede i percettori indisponibili a “mettersi in gioco” per svolgere lavori di bassa qualità. Una particolare attenzione viene data al monitoraggio dell’azione del governo circa i nuovi strumenti per le politiche di contrasto alla povertà e di sostegno all’inclusione che sostituiranno il Reddito. Si ritiene di grande importanza una sensibilizzazione rispetto alla cultura del lavoro che interessi le persone intercettate nei Centri d’Ascolto e nei luoghi di ascolto del mondo del lavoro, ed al contempo il fronte della domanda, che deve garantire condizioni di lavoro dignitose. In caso contrario il lavoro, facendo leva sulla disperazione e mancanza di alternative delle persone, rischia di tradursi in una nuova forma di sfruttamento.
Le condizioni ambientali rappresentano inoltre un presupposto imprescindibile per il successo di percorsi socio-lavorativi ed è per questo che intendiamo soffermarci su due tematiche: la casa ed i servizi, che possono essere racchiusi nel termine di abitabilità.
Se sui territori costieri e nei centri urbanizzati assistiamo ad una concentrazione dei servizi socio-assistenziali, sanitari, educativi e culturali, nelle aree interne registriamo una esponenziale razionalizzazione dei servizi di base che minano i diritti di cittadine e cittadini di vivere in un Paese che garantisce pari diritti, prescindendo dal luogo ove si nasce, vive ed invecchia. A questo elemento si innesta il tema della casa, la cui limitata disponibilità in città provoca un incremento, spesso speculativo dei prezzi, mentre nelle aree interne rimane un bene a buon mercato, ma circondato da un’assenza pressoché totale di servizi.
Il concetto di casa non deve essere inteso come valore da raggiungere ad ogni costo ma come servizio, come supporto per un desiderio nuovo, come matrice di relazioni e socialità: un accompagnamento verso un livello di emancipazione superiore. La casa ha una multivalenza, intesa come processo. Come visto, nel lavoro quotidiano dei Centri di Ascolto Caritas e nelle attività di presa in carico, la povertà abitativa e la ricerca di una abitazione dignitosa rappresentano le principali problematiche con cui ci si scontra, complici il pregiudizio e la discriminazione verso una condizione di marginalità e vulnerabilità, oltre che la mancanza di una regolamentazione sui canoni.
Mettendo in ordine le riflessioni, si possono quindi tracciare alcune linee di lavoro che devono vederci impegnati in prima linea:
- L’educazione: prevenire la trasmissione intergenerazionale della povertà, intervenendo sulla qualità ed attenzione da riservare ai percorsi educativo-formativi delle giovani generazioni, che incidono anche sulla capacità ed intraprendenza nella ricerca del lavoro
- L’abitabilità: recuperare spazi urbani e aree già esistenti allo scopo di migliorare la qualità della vita promuovendo processi di partecipazione sociale, culturale ed economica con particolare attenzione agli aspetti ambientali; costituire agenzie della casa che permettano una interlocuzione mediata tra domanda e offerta, rimanendo su prezzi calmierati e standardizzati, partendo dalle caratteristiche oggettive degli immobili; accompagnare, nelle aree interne, la disponibilità di infrastrutture con servizi di base e ricostruzione immateriale delle comunità, promuovere i centri di comunità quale strumento multidimensionale di azione e presenza sui territori; attraverso politiche dirette, ossia già impostate verso il nucleo tramite benefit fisici (case), monetari o strumenti utili ad accedere ad un’abitazione in proprietà o in locazione, oppure indirette, ossia pensate e nate in altri ambiti del sistema di welfare italiano ma comunque attribuibili al tema dell’abitare e del sostegno economico verso le spese abitative. In aggiunta si potrebbero individuare politiche fiscali che cercano di incentivare il mercato verso soluzioni a prezzi e canoni calmierati con sistemi di incentivi fiscali più o meno premianti. Infine potrebbero essere inserite politiche di tipo sperimentale legate da un lato a protocolli con questure volti ad un migliore uso delle risorse pubbliche in caso di sfratti e, dall’altro, alla nascita delle cosiddette “agenzie sociali per la casa” che potrebbero essere nuovi attori del mercato nell’agevolare la diffusione di affitti calmierati tramite l’applicazione di garanzie verso i proprietari a supporto di famiglie con più o meno fragilità̀ che resterebbero altrimenti senza una casa
- Il lavoro: attenzione ai nuovi progetti e programmi in partenza, tra cui GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), un programma pensato per rafforzare i percorsi di occupabilità di disoccupati, lavoratori poveri o fragili/vulnerabili (NEET, giovani, maturi), beneficiari di RdC e di ammortizzatori sociali in costanza o assenza di rapporti di lavoro
- Le aree interne: Una parte rilevante del territorio di Abruzzo e Molise è caratterizzata dall’aggregazione dei cittadini in centri minori, anche assai piccoli, spesso con limitata accessibilità ai servizi essenziali. Allo stesso tempo nelle aree interne è presente un patrimonio naturale e culturale che per lungo tempo è stato trascurato.
Sono necessarie politiche di sviluppo e coesione territoriale che mirino a contrastare la marginalizzazione ed i fenomeni di declino demografico propri delle aree interne. Inoltre è auspicabile una politica territoriale diretta al miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini e delle opportunità economiche nei territori interni in particolare mediante l’adeguamento della quantità e della qualità dei servizi di Salute, Scuola e Mobilità (cosiddetti servizi di cittadinanza), e la promozione di progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree, puntando anche su filiere produttive locali.