I tre incontri dedicati alla figura e al pensiero di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, organizzati dalla Scuola di Cultura e Formazione socio-politica “G.Toniolo”, sono stati un’occasione preziosa per approfondire gli insegnamenti teologici del Papa Emerito Benedetto XVI, che si è spento all’età di 95 anni il 31 dicembre 2022, nonché per riscoprire la sua umanità, la sua spiritualità e il suo pensiero. A partire dai suoi scritti, si è cercato di risalire alla profondità delle sue intuizioni, alla bellezza del suo animo, al suo amore per il Signore, il Vivente. La sua testimonianza resta fissa nel cuore della Chiesa. Il tesoro magnifico dei suoi scritti è patrimonio di quanti hanno sete di capire per credere. Benedetto XVI è perciò Padre della Chiesa.
Quello che di meraviglioso ha cercato di comunicarci il teologo Ratzinger è che la fede cristiana ci offre in fondo la consolazione che Dio è talmente grande da farsi piccolo. In questo inaspettato e incredibile amore consiste la vera essenza di Dio. Ratzinger ha fatto suo questa logica del farsi piccolo, perchè per lui “Chi crede è impegnato in un dialogo con Dio, certi che nel Cristo fattosi uomo, noi incontriamo Dio”. L’essere umano è abitato da questo paradosso: la nostra piccolezza e la nostra caducità convivono con la grandezza di ciò che l’amore eterno di Dio ha voluto per lui. Ecco è questo il fulcro dei suoi insgenamenti: l’ itinerario a Dio passa attraverso Cristo. Da questo incontro, ha avvio la vita vera, quella che trova la sorgente, il Senso. Al contrario, una vita che è ostile a Dio, al suo perenne richiamo al Senso, prima o poi diverrà smarrita e distruttiva.
Il processo di “trinitarizzazione della realtà”, che consiste nell’entrare nella comunione con Dio, ci salva dalla desolazione, dall’attaccamento al proprio io. La certezza alla quale è rimasto abbracciato fedelmente Ratzinger per la sua esistenza è che “Tutto ciò che Dio crea è bello e buono, intriso di sapienza e di amore; l’azione creatrice di Dio porta ordine, immette armonia, dona bellezza”. Perchè per lui “La vita sorge, il mondo esiste, perché tutto obbedisce alla Parola divina”. Dovremo, sì, soprattutto “imparare nuovamente a comprendere l’essere cristiani alla luce di Dio, come fede nel suo amore, come fede nel fatto che egli è Padre, Figlio e Spirito Santo: solo così ha senso l’affermazione che ‘Dio è amore’ ”
La fede illumina ogni aspetto dell’esistenza e dà il coraggio di affrontare ogni avvenimento con fiducia e con speranza. Ed è questa fede che ci porta a credere fermamente e con gioia che “Tutti portiamo in noi l’alito vitale di Dio e ogni vita umana sta sotto la particolare protezione di Dio”. E’ questa la ragione più profonda dell’inviolabilità della dignità umana contro ogni tentazione di valutare la persona secondo i folli criteri utilitaristici e di potere. La più pericolosa insidia è quella che ci convince che la presenza di Dio nella nostra vita sia qualcosa che ci priva della libertà. “La tentazione – scriveva Ratzinger – diventa quella di costruirsi da soli il mondo in cui vivere, di non accettare i limiti dell’essere creatura, i limiti del bene e del male, della moralità; la dipendenza dall’amore creatore di Dio è vista come un peso di cui liberarsi”. Quando si falsa il rapporto con Dio, con una menzogna, mettendosi al suo posto, tutti gli altri rapporti vengono alterati. Anzi, rovinati! Perchè l’altro diventa un rivale, una minaccia, un nemico. Andando contro Dio, in realtà, andiamo sempre contro noi stessi, rinnegando la nostra origine e dunque la Verità. Da questa porta ha accesso il male dentro le nostre vite e le avvelena col dolore e con la morte. Ma la Croce di Cristo diventa così il nuovo albero della vita.
La Croce di Gesù è il segno supremo dell’amore di Dio per ogni uomo, è la risposta sovrabbondante al bisogno che ha ogni persona di essere salvata. Benedetto XVI è Dottore della Chiesa nella contemporaneità, perchè ha vissuto per l’annuncio di Cristo. Ha contemplato fino all’ultimo giorno il mistero che si è rivelato sommamente e consumato in totale abbandono sulla Croce. Ed è giunto alla ferma certezza che “la Croce è sorgente di vita immortale, è scuola di giustizia e di pace, è patrimonio universale di perdono e di misericordia; è prova permanente di un amore oblativo e infinito che ha spinto Dio a farsi uomo vulnerabile come noi sino a morire crocifisso”. Il nostro tempo e la nostra Chiesa, che è in mezzo ai suoi gemiti e alle sue speranze, dovrebbero rileggere le parole di Ratzinger e farne tesoro, in ogni ambito, sempre con gli occhi fissi su Gesù, il Veniente, il Vivente, il Risorto.
Ylenia Fiorenza