La comunità di Jelsi è in fermento in questi giorni: ogni membro, dal più piccolo al più grande, è intento a dare il suo fattivo contributo per preparare nel modo più bello la Festa di S. Anna, punto di arrivo e di ripartenza per tutti. “Chi spera cammina, non fugge! Si incarna nella storia! Costruisce il futuro, non lo attende soltanto! Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione che disarma! Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare. Cambia la storia, non la subisce!”(don Tonino Bello)
Quel che per 218 anni la comunità jelsese ha sapientemente conservato, accresciuto, innovato, partecipato, costantemente divulgato con ogni forma e mezzo ed in ogni direzione, non inseguendo mode ma penetrando il tempo, nella fortissima consapevolezza del valore di questa tradizione ma, ancor più, della pienezza che il lavoro, il sacrificio, la perseveranza, il credere fermo nella spiritualità nei confronti della Grande Madre Sant’Anna hanno tributato nel tempo alla comunità la caratteristica unificatrice, rafforzandone i legami e rendendola in qualche modo immune da spinte disgreganti, oggi facili e pericolose.
Parafrasando il Verga, nella sua “morale dell’ostrica”, “la comunità jelsese continua ad esprimersi superbamente e magnificamente nella Festa del Grano, perché – come l’ostrica vive sicura finché resta avvinghiata allo scoglio dove è nata – così anch’essa è rimasta caparbiamente ancorata ai valori originari che l’hanno espressa. E questo si chiama inequivocabilmente Amore. Quello che accogliamo a sintesi di questo Tutto, ineffabile a dirsi”.
Per il fatto che l’uomo viene al mondo inserito in una storia, egli non si trova mai a dover partire dal punto zero. Dalla storia precedente che per lui si configura come tradizione, l’uomo assume il linguaggio, le strutture di pensiero i valori, la sensibilità, i condizionamenti. Da questo punto di vista si può dire che l’uomo ricava almeno in parte dalla tradizione la sua stessa autocomprensione. Dopo il sisma del 1805, la comunità di Jelsi ha voluto ricomporre i suoni spezzati, ricostruire i ponti crollati, le parole strozzate, i sogni infranti, i movimenti paralizzati con un atto di fede invincibile proprio perché radicato, quello della vita e dell’amore che vince la morte per reclamare l’infinito nel mistero della resurrezione di Cristo.
La Festa del Grano a Jelsi, lo sforzo eroico di questa comunità in un contesto culturale generale caratterizzato dalla logica esclusiva del denaro e del tornaconto personale, ci riporta al centro del nostro essere e all’essenza autentica di ciò che siamo, “esseri relazionali” e del bisogno che abbiamo di contesti comunitari per dare dignità alla nostra vita, per costruire speranza di futuro sottraendoci così alla penosa solitudine che attanaglia e soffoca l’uomo contemporaneo.
La Festa del grano in onore di Sant’Anna, in cui mi trovo a vivere in questo primo anno come nuovo parroco, rappresenta, nella Fede, un patrimonio di culture, abilità, tradizioni e valori ambientali racchiuso in uno spazio sacro all’aperto, che diviene, oggi più che mai, un bene prezioso da preservare e valorizzare, anche con sforzi straordinari.
La Devozione a Sant’Anna è divenuta nel tempo un universo di relazioni a maglie più larghe, ma anche più solide, più capaci di resistenze e adattamenti, perché, come scriveva Giovan Battista Vico, “Verum ipsum factum”, le cose vere si riconoscono facendole e per questa via si consegnano all’eternità.
Don Lorenzo Piazzolla