MOLISANI NEL MONDO. ONORE ALLA MEMORIA

I FRATELLI PASQUAROSA, SANTANGIOLESI TRUCIDATI IN ARGENTINA NEL 1976

La tragica pagina argentina dei desaparecidos non è un capitolo chiuso. Le persecuzioni, le torture e i massacri che negli anni Settanta annientarono tanti giovani – donne, uomini e famiglie intere – con oltre 30 mila vittime, di cui 1.600 italiani, sono ancora vive nella memoria dei familiari e del popolo argentino e anche nelle aule dei tribunali.

Il Molise onora da tempo la memoria di Padre Giuseppe Tedeschi, nato a Jelsi (CB) nel 1934 ed emigrato in Argentina nel 1950 per raggiungere il padre Luigi, assieme alla madre Maria Grazia e i fratelli Antonio, Renzo, Michele e Filippo. Ordinato sacerdote, a Padre Tedeschi fu assegnata la comunità di Quilmes, una delle periferie più degradate della capitale argentina. Per le sue grandi attività a favore dei poveri e dei diseredati, Padre Tedeschi venne diffamato, sequestrato, tortura-to e ucciso nel 1976, negli anni bui dell’Argentina. Anni della guerra sporca (guerra sucia) che martoriò il paese tra il 1976 e il 1979. Condotta in segreto dai corpi speciali del Governo, la repressione fu caratterizzata dalla violazione sistematica dei diritti umani e civili, il ricorso alla carcerazione senza processi giudiziari, la detenzione in luoghi segreti, la tortura, le sparizioni e gli omicidi.

Anche due “figli” di Sant’Angelo in Grotte (IS) subirono questa tragica e dolorosa sorte: Giovanni (Juan) e Giuseppe (José) Pasquarosa, entrambi nati in Argentina, rispettivamente l’11 agosto del 1950 e il 21 di marzo del 1948, da Maria Lombardo e Angelo Pasquarosa, di S. Angelo in Grotte.

Ho conosciuto la madre di Juan e di Josè in occasione della prima raccolta fondi per la festa patronale di S. Angelo in Grotte a cui ho partecipato, con mio padre, nel 1995 (nel bollettino compare, infatti, Maria Lombardo fu Angelo Pasquarosa). Non dimenticherò mai la mamma di Juan e di José, aveva nello sguardo il dolore per il terribile destino dei suoi giovani figli, vittime della sanguinaria dittatura che governava il paese. Un destino che sconvolse l’intera famiglia, un dolore indicibile che portò con sé nella tomba.

Juan era un militante della J.T.P. (Juventud Trabajadora Peronista) e lavorava a Molinos Río de la Plata, dove svolgeva anche l’attività sindacale. Condivideva la militanza sindacale e il luogo di lavoro con il fratello José Jacinto. Fu rapito il 13 luglio 1976, a Buenos Aires, aveva 26 anni e si ritenne che fosse passato attraverso il Coordinamento federale durante la sua prigionia, sospetti confermati soltanto nel 2013.

Due giorni dopo, il 15 luglio, fu rapito anche suo fratello José, militante come Juan della J.T.P. Al momento del suo assassinio aveva 28 anni.

Il 10 dicembre 1983 il regime militare, indebolito anche dalla sconfitta nella guerra delle Falkland e dagli strascichi sociali che essa innescò, dovette cedere il potere ad un governo liberamente eletto dai cittadini. L’elezione del Presidente Raul Alfonsin segnò così la fine del piano sistematico di terrorismo di Stato attuato dalla dittatura militare.

Grazie all’instancabile lavoro svolto dall’E.A.A.F. (Equipe di Antropologia Forense Argentina), i figli e i parenti hanno potuto scoprire quale fosse stato il destino di Juan e José: i resti mortali dei due fratelli sono stati identificati nel mese di novembre 2012, in un cimitero vicino a Buenos Aires, tra quelli delle persone uccise nel cosiddetto “massacro di Fatima” del 20 agosto 1976. Ovviamente i figli in tutti questi anni hanno lottato perché fosse fatta giustizia, anche se a volte occorre tempo prima che essa faccia il suo corso. Purtroppo, ho perso i contatti con loro, ma sono molto felice per il risultato conseguito dalla giustizia. E naturalmente per la verità finalmente venuta a galla.

Juan Pasquarosa fu rapito per strada, invece suo fratello José fu prelevato mentre si recava in fabbrica. Emilio Parodi – ora pensionato, ma allora direttore generale e capo di gabinetto, durante la dittatura, di Molinos Río de La Plata, azienda appartenente al gruppo Bunge & Born che ancora oggi riveste una grande importanza in Argentina – è stato arrestato con l’accusa di crimini contro l’umanità in base all’ordinanza emessa dal giudice federale di La Plata, Ernesto Kreplak, che indaga sulle responsabilità del consiglio di amministrazione nei sequestri, nelle torture e nelle sparizioni dei dipendenti dell’azienda.

Davanti al giudice Kreplak, Emilio Parodi ha negato di essere a conoscenza delle sparizioni nello stabilimento di Avellaneda, nella zona sud della Grande Buenos Aires, ma i sopravvissuti, le organizzazioni per i dritti umani e i parenti delle vittime lo accusano di aver stilato le liste di coloro che dovevano essere sequestrati. Egli era il responsabile delle risorse umane di Molinos Río de La Plata ed era noto per essere in combutta con i datori di lavoro che consegnavano le liste dei lavoratori da far sparire, anche per il solo fatto che avessero un ruolo sindacale.

Parodi – che, per il momento, è l’unico degli ex gerarchi della società che la giustizia ha individuato ed è vivo – appare citato in più dichiarazioni. Viene additato come colui che fungeva da collegamento tra le guardie di Molinos – conosciute come “vigili del fuoco” – e le forze armate o di si-curezza, responsabili della privazione illegale della libertà.

Toto Evangelista, Buenos Aires

Toto Evangelista è nato a Buenos Aires da genitori di S. Angelo in Grotte. Ha scritto numerosi libri ed è stato una figura storica nel mondo del calcio di Buenos Aires.

RESEÑA DE JUAN CARLOS PASQUAROSA LOMBARDO

RESEÑA DE JOSÉ JACINTO PASQUAROSA LOMBARDO