Le elezioni presidenziali statunitensi, che si terranno il 5 novembre prossimo, stanno vivacizzando sempre di più il dibattito politico e l’emigrazione occupa, come spesso accade, uno spazio centrale. I Repubblicani alla Camera sono ricattati da Donald Trump che non vuole alcun accordo e ha già annunciato che, se eletto, sarà “tolleranza zero” contro gli ingressi illegali e deporterà milioni di immigrati non regolari. Pertanto, i repubblicani alla Camera hanno minacciato di boicottare il disegno di legge gia approvato dal Senato, con l’ausilio di 22 senatori repubblicani, che prevede 60 miliardi di dollari a sostegno dell’Ucraina, 14 miliardi di dollari per Israele, 9 miliardi di dollari in assistenza umanitaria per Gaza e quasi 5 miliardi di dollari per l’Indo-Pacifico.
Il governatore repubblicano del Texas, Gregg Abbott, ha presentato una legge antiimmigrati e 25 governatori del suo partito hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta a sostegno dell’iniziativa.
Più della metà dei migranti che tentano di entrare negli USA dalla frontiera sud (circa 100 mila al mese ultimamente) provengono da Guatemala, Honduras ed El Salvador e carovane di migranti si muovono dalla città di confine Tapachula, tra Guatemala e Messico, verso gli Stati Uniti.
Questo flusso migratorio non è dovuto solo a un peggioramento della situazione economica, ma anche alle conseguenze del cambiamento climatico che ha generato uno svuotamento costante delle campagne a favore della vita in città, in un contesto urbano che ha accresciuto le problematiche socio-ecomomiche delle fasce più deboli.
Inoltre, gli uragani Eta e Iota che hanno colpito l’America centrale nello scorso novembre hanno causato oltre 200 morti, un numero imprecisato di dispersi e centinaia di milioni di dollari di danni. Come si ricorderà, l’uragano Mitch nel 1998 aveva ucciso tra 11 e 19mila persone in Messico e America Centrale e causato più di 6 miliardi di dollari di danni, devastando l’economia di paesi come Honduras e Nicaragua.
Il parlamento dell’Honduras ha iniziato ad attuare politiche di protezione dei migranti e non più di contenimento, introducendo tra l’altro una moratoria che elimina la multa di 236 dollari per chi entrava da “valichi” non regolari. L’amnistia migratoria in Honduras sarebbe dovuta scadere il 1° gennaio di quest’anno, ma è stata prorogata. Intanto, la città imbuto di Tapachula è diventata la base dove cercare rifugio, chiedere ingressi regolari negli Stati Uniti e organizzare le carovane migranti, nonostante le misure repressive – contro i diritti umani, anche i più elementari, dei migranti – messe in atto dal governo messicano. I flussi di persone cercano di entrare negli USA in tutti i modi, anche via mare. Uno dei mezzi di trasporto conosciuto in tutto il mondo è “la Bestia”, o il “il treno della morte”. È il ricorso al sistema di trasporto merci su ferrovia che attraversa quasi tutto il Messico nella direttrice sud-nord, e da anni è tra i mezzi più utilizzati dalle centinaia di migliaia di migranti che attraversano il Messico stesso, diretti alla frontiera con gli Stati Uniti. I migranti saltano su questi treni che spesso sono controllati dai cartelli della droga, e in generale dal crimine organizzato che trae profitti immensi dal traffico di persone e migranti in America Latina.
Ma quello che si apprestano ad affrontare quotidianamente i migranti della Bestia è un viaggio infernale. Tutti sono costretti a viaggiare come capita, in piedi, distesi nei vagoni, con coperte di fortuna, in condizioni igieniche proibitive. Dormono sui cartoni, sono costretti a sopportare un caldo asfissiante durante il giorno, mentre di notte le temperature crollano. Il tutto, in un tragitto che può durare settimane, sotto la costante minaccia di violenze, angherie, furti, aggressioni, anche sessuali. Giorni e settimane durante i quali moltissimi cadono dal treno in corsa e non pochi rimangono mutilati o gravemente feriti. La Bestia finisce il suo percorso a Ciudad Juarez, a meno di 50 kilometri dal punto di frontiera El Paso nel Texas.
Vincenzo del Riccio, Toronto