Perché il Signore privilegia e richiede il segreto per ogni atto d’amore e per la preghiera? Ho sempre avuto nel cuore questa domanda. È una scena bellissima questa dove Gesù esorta, quasi sussurrando, parole che diverranno, per tutti i discepoli, un imperativo dall’accento eterno. La segretezza è indispensabile e irrinunciabile. L’ipocrisia cerca il rumore, le piazze, le trombe… Gesù ne è nauseato. Non la tollera. È oscena l’ipocrisia! Tant’è vero che ammonisce quanti fanno la carità nei luoghi più affollati, per essere solo lodati dagli uomini. L’ipocrisia annulla l’intenzione di bene, la sporca nella sua verginità. La falsità è come un grande mostro interiore con due teste: una è la doppiezza di cuore e l’altra è l’ipocrisia.
Nella vita bisogna scegliere se essere ammirati dagli altri o essere guardati piuttosto nel segreto dal cuore del Padre. Cosa conta veramente?
L’applauso o la benedizione? Abbiamo queste due alternative, tutti quanti! Gesù, però, ci aiuta a prendere consapevolezza del fatto che la ricompensa che viene dal mondo è vana. Ed è sommamente importante tenere conto che è costume degli ipocriti ostentare, esibire il proprio ego. Lo dice Gesù! L’amore, invece, non si mette in piazza, poichè il grembo che custodisce intatta la gratuità nella sua autenticità è proprio la segretezza, la riservatezza più delicata, da intendere davvero come intimità, come qualcosa che deve restare tra te che doni e Dio che vede l’amore con cui ti doni, anche in un piccolo gesto!
E l’unica gloria che ci santifica può essere solo questa. Non conta sapere solo che Dio ci ama, ma che Lui veda che siamo capaci di amare col suo stesso cuore. È già questa di per sé una danza di redenzione. L’amore vero non diventa mai motivo di vanto, piuttosto è motivo di umiltà al cospetto di Dio.
La segretezza ci rende capaci di permanenza nella verità. Infatti, chi opera nel nome di Dio non ha bisogno di atteggiarsi, perché la bontà con cui opera scaturisce dall’aver compreso le parole del Maestro Gesù e si premura di assicurarsi la carezza dell’Invisibile, piuttosto che l’acclamazione e il consenso di facciata.
Non importa che il mondo ci escluda dalla mensa dell’opulenza chiassosa. Conta che il principio architettonico del tempio della nostra coscienza sia solo lo sguardo del Signore! È questo sguardo che ci strappa all’astrattezza, alla vanità, e ci inonda di pace, perché, quando Lui ci guarda, il Suo amore si radica in noi, potentemente.
Questa, sì, è la vera ricompensa! La segretezza, dove il suo sguardo prende dimora, ci salva dalla morsa di questo mondo, dove sembra che gli ipocriti comandano e occupano tutto. Il nascondimento è sostanza celeste, è un atto di liberazione, è distacco dal modo di fare del mondo ed è da vivere come il rito più solenne, specie quando compiamo opere buone, perché in esso il Signore viene a suscitare la vita.
Ylenia Fiorenza