EDITORIALE

IDEALI E NON IDEOLOGIE

Sto preparando un Corso di Esercizi Spirituali, che terrò in queste settimane, in Calabria, a Montalto Uffugo, antico borgo di arte, non lontano da Cosenza, dove è stata fondata una piccola ma coraggiosa congregazione, i Padri Ardorini, pensati dal cuore di don Gaetano Mauro, un sacerdote che ben conosceva i paesi interni della Calabria. Aveva un sogno pastorale: creare vicinanza alle popolazioni rurali, che vivono sparse in casolari lontani, che sentono il rischio di una fede mescolata alla superstizione e alla paura, facilmente soggetti ad angherie mafiose, non riuscendo mai a spuntare un prezzo giusto per i prodotti di ottima qualità da loro coltivati nelle fertili campagne, spesso anzi disprezzati per la vita isolata da loro condotta.

Per questo, pensò ad un gruppo di preti, in stile missionario, che si lanciano nell’ascolto della gente umile, che portano il Vangelo di quel Gesù che sa guardare agli uccelli del cielo e ai gigli dei campi, per assicurare presenza fraterna e prossimità di cuore. Sono i Pii Operai Catechisti Rurali, detti anche Missionari Ardorini.

Per loro negli Esercizi spirituali estivi, ho pensato di valorizzare la storia biblica di RUT, un libro tanto caro e dolce. Sette i passaggi del testo lirico: il dramma di Noemi, il cui nome significa dolcezza e che invece diventa Mara, amarezza, perché costretta a lasciare Betlemme, paese natale, borgo bellissimo ma privo di pane, per emigrare in pianura, nelle steppe di Moab, dove poi è provata, purtroppo, con la morte prematura sia del marito che dei suoi due figli, restando così sola, con accanto le due nuore, Orpa e Rut. Decide allora di ritornare a Betlemme.  Ma sulla via del ritorno, le due nuore si separano. Orpa (che significa colei che mostra le spalle!) bacia la suocera e, in pianto, torna a casa sua. Mentre RUT (il cui nome è amica fedele) fa la scelta opposta. Al di là di ogni suo interesse personale, decide di restare accanto a Noemi, anziana e vuota, assicurandole solidarietà perenne. E si esprime con parole commoventi, tra le più belle della Bibbia: “Non insistere con me, perché torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io; dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch’io e ivi sarò sepolta. Nessuna cosa, se non la morte, mi separerà da te!”. Parole attualissime, che fondano la rinascita di Mara, che avendo poi trovato, a Betlemme, la stagione favorevole dell’orzo, per opera della intraprendente Rut, riesce a riempire i sacchi vuoti della sua vita, ritornando ad essere in pienezza ancora Noemi, tanto da avere in braccio un bimbo bellissimo, Obed, che, partorito dalla giovane nuora nel matrimonio con Booz, l’uomo della solidarietà efficace, le permette di sentire la gioia delle vicine di casa, esultanti per una vicenda così limpida: “E’ nato un figlio a Noemi!”. Il bimbo è ovviamente di Rut. Ma è come se l’avesse partorito Noemi, nella sua rinascita dovuta proprio alla fedeltà di Rut.

E’ una storia sempre più vera, nel guardare a tante realtà attuali, nel nostro tempo. Con due chiare distinzioni: se mi separo e fuggo, taglio la mia vita, oltre che quella dell’altro. Resterò solo e lascerò tutti gli altri in solitudine. Come ha fatto Orpa, colei che mostra le spalle, fuggendo in lacrime. La vita nasce dal dono di sé e non dalla fuga, poiché la felicità è una porta che si apre solo spingendola verso gli altri e non tirandola, con egoismo, verso se stessi. Si è felici insieme, perché solo insieme è possibile dare la vita.

L’avanzata della Destra in Europa.

Non stupisce, allora, la scelta di camminare verso destra, come ha fatto l’Europa, in queste ultime elezioni, specie in Francia, dove Macron ha sbattuto la porta e ha mandato a casa il parlamento, che vede contrario alle sue scelte ideologiche. Ed il gioco è proprio qui, tra ideali e ideologie. Come tra Orpa e Rut. Soprattutto Macron ha pagato la decisione, assurda, di voler dichiarare l’aborto come diritto costituzionale, non rendendosi conto che così facendo ha messo nel dettato della costituzione francese la scelta di dichiarare possibile il dare la morte e non la vita. La fuga e non la fedeltà. Per questo il popolo sta guardando altrove, cercando di intravedere un futuro alternativo per figli e nipotini, dove vince la vita e non la morte. Tutto questo sia un insegnamento! Perchè la Politica deve tornare alla fonte, alla sua vera vocazione che è quella di occuparsi di ogni emergenza sociale, di unire e non di dividere. Di accompagnare e non di isolare! La riflessione su questo si impone, dappertutto in Europa. Le attese di popolo vanno ascoltate, ripensate e rivisitate. Come ci insegna la lezione di Berlinguer, a 40 anni di distanza dalla sua morte improvvisa, caduto sul palco di un comizio, faticoso ma necessario per il popolo! Questo è essere come Rut, che sceglie non la fuga di Orpa ma la solidarietà gratuita del cuore.

Davanti all’autonomia differenziata.

Ormai è legge, amaramente. Ed anche qui, la parabola di Rut e Orpa si ripropone, con drammaticità, perché si tratta proprio di questo costante interrogativo: crescere insieme, sullo stile di Rut, che non vuole camminare senza Noemi,  debole e vuota. Oppure, si pensa di poter farcela da soli, le Regioni ricche del Nord senza quelle più fragili del Sud. Ben ha detto il card. Zuppi, presidente della CEI:  “Se vogliamo che le riforme durino, devono avere un coinvolgimento di tutti. Cerchiamo di fare quanto è possibile, perché sia realmente così!”. Com’è vero quel proverbio africano: “correndo da soli, si va più veloci; ma camminando insieme, si va più lontano!”. E di valori duraturi qui si tratta, fondati sul cuore. Di efficacia e non di efficienza, come purtroppo si è visto, nell’esultanza dei parlamentari, senza tentennamenti, al termine della nottata blitz, alle 7 e 30 del mattino, dove non si sono volute ascoltare nemmeno le voci perplesse di certe minoranze, come i tre voti contrari dei deputati calabresi di Forza Italia. Calderoli non ha voluto ascoltare nessuno, forte di una maggioranza pianificata alla Camera da Palazzo Chigi. Tutti avevamo sperato in una riflessione ulteriore, i Vescovi in testa, nella recente riunione del Consiglio permanente, che aveva auspicato un diverso spirito di ascolto!  Questo è il grido della Fratelli tutti, che evidenzia con chiarezza le scelte operate da un mondo che teorizza le ombre di un mondo chiuso “senza un progetto per tutti, senza una rotta comune, senza dignità alle frontiere, senza pudore nella comunicazione e senza saggezza nelle relazioni, per un futuro senza speranza!”. Cioè l’amarezza e l’oscurità del senza! In un quadro sociale in cui emergono, come rileva il recente rapporto della Caritas nazionale, crescenti povertà, che già da sole sono fonte di sperequazioni, dove si punterà a vivere senza gli altri, sentiti come fardello e non come fratello!

Ci auguriamo davvero che nessuno resti indietro. Specie il Sud!

Quel 5 luglio 2014….

Dieci anni fa veniva a trovarci per dialogare con noi lo stesso papa Francesco, lasciandoci una piccola enciclica, fatta dei suoi sette discorsi, lungo il suo storico viaggio. Ogni luogo incontrato un testo. All’UNIMOL, ha evidenziato le sorprese misteriose di Dio nel tessere la storia; allo stadio, nella Messa, ci ha esortato a diffondere la cultura della solidarietà; in cattedrale, ha ascoltato il drammatico grido dei nostri ammalati più gravi, sedendosi poi con i poveri della città nella fraterna Mensa, alla Casa degli angeli, da lui aperta per interessamento diretto della Caritas sotto la guida del Vescovo Giancarlo! Intensissimo, sul piano vocazionale, l’appello ai giovani dell’intero Molise presso il Santuario di Castelpetroso, per vivere la scelta del “per sempre!”, affidando ai carcerati, ad Isernia, un crescente cammino di speranza, dopo l’efficace sosta sulla piazza storica della città, nel ricordo di papa Celestino, certi che la misericordia è la forza che può cambiare il mondo. Cioè, “la logica del mai senza l’altro!”. Cosi, con fedeltà, ha fatto in pienezza la giovane contadina Rut, nei confronti della anziana Noemi!

+ padre GianCarlo Bregantini, Vescovo emerito