RIAPERTURA DEL TEMPIO DELLA TRINITÀ

LA CATTEDRALE DI CAMPOBASSO BRILLANTE BELLEZZA ARTISTICA

Nella domenica dedicata alla festa della Trinità, giornata davvero speciale per il mondo cattolico, il popolo campobassano ha potuto nuovamente mettere i piedi, dopo alcuni anni, nel tempio che è la casa di Dio per tutti gli uomini, così come ha tenuto a sottolineare il nuovo pastore della Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, Biagio Colaianni, la chiesa Cattedrale, guarda caso intitolata proprio alla Trinità. E sicuramente la coincidenza con la sua riapertura è stata fortemente voluta e concordata tra i due vescovi, l’uscente padre Giancarlo Bregantini e il nuovo arrivato, proveniente da Matera, appunto padre Biagio Colaianni.

Una attesa lunga, quasi snervante, per lavori inerenti a una ristrutturazione in grado di rendere il luogo di culto sicuro e affidabile, dopo qualche scricchiolio che ha procurato qualche legittimo allarme. Una attività complessa, che ha riservato non poche sorprese, facendo storcere il muso a più componenti, a più riprese, per via del dilatamento dei tempi di consegna da parte della impresa esecutrice delle opere. E ciò la dice lunga sul rapporto della comunità del capoluogo regionale con la propria chiesa madre. Un rapporto che affonda le radici, come suol dirsi, nella notte dei tempi. Un rapporto che ha avuto la sua massima espressione di considerazione popolare, allorquando, nel 1587, un fraticello proveniente da Sorbo, un comune in provincia di Avellino, Fra Geronimo, venne a sancire la pace tra le due congreghe più in vista della città e più sanguinarie, che fino a quel momento se l’erano date di santa ragione, per questioni di supremazia nelle ricorrenze religiose cittadine. I crociati e i trinitari, che impedivano persino il matrimonio tra i componenti delle rispettive famiglie, nella struttura della chiesa Cattedrale trovarono il modo di riconciliarsi, grazie alle prediche del francescano che riuscì a scuotere le coscienze di entrambi gli schieramenti in contrapposizione.  Ebbene la cittadinanza è tornata nuovamente a ringraziare il Signore per poter continuare a disporre, per le proprie preghiere e per le proprie frequentazioni liturgiche, la chiesa della Trinità, sede di Cattedrale dal 1927, costruita poco dopo il millecinquecento.  Lo ha fatto nella maniera più consapevole e festosa, perché, in aggiunta alla riconsegna del tempio, ha avuto modo anche di incontrare il nuovo responsabile dell’Arcidiocesi, fresco di nomina da parte del pontefice Francesco, appunto Biagio Colaianni. Che, contrariamente ai suoi predecessori, non ha potuto ricevere, come il caso avrebbe richiesto, l’investitura in Cattedrale, ma nella Basilica Minore di Castelpetroso, nel corso di un rito di straordinaria suggestione e partecipazione di fedeli. Nessuno o quasi si è reso conto o accorto dell’avvio del ministero episcopale in un sito diverso dalla Cattedrale.

Si diceva dell’affetto dei campobassani verso il proprio tempio santo, affetto manifestato con una massiccia partecipazione nella circostanza della riapertura. Ci sarebbero volute due cattedrali per contenere tutta la massa di cittadini intervenuta alla cerimonia, non a caso fatta trasmettere dagli organizzatori sullo schermo del vicino teatro Savoia, grazie alle telecamere sempre disponibili dell’emittente televisiva privata regionale, Telemolise.

Di particolare commozione la omelia di don Biagio, che ha magnificato il rilievo e l’interesse della casa di Dio, costruita per tutti, un punto di riferimento di primaria importanza per i suoi figli, indistintamente, di ogni colore e razza. Il suo grazie rivolto agli intervenuti, per la pazienza sopportata, al suo predecessore, padre Bregantini, per l’impegno e la costanza profusi nel seguire tutto l’iter dei lavori, a tutte le maestranze e gli enti coinvolti nella esecuzione del progetto, è stato sincero e pieno di gioia per il risultato finalmente raggiunto. La casa di Dio per i suoi figli è stata finalmente restituita al popolo, che ne è il legittimo fruitore. Affermazioni piene di enfasi, ma stracariche di immensa spiritualità quelle espresse da monsignor Colaianni, che ha fatto subito centro nel cuore del gregge affidatogli.

Un gregge che non ha esitato a definire sia pure frutto di una conoscenza superficiale, profondamente innamorato di Dio e in ciò molto simile a quello che ha lasciato nella sua amata Lucania, in terra di Matera.

Di particolare interesse il discorso tenuto per la circostanza da padre Giancarlo Bregantini, vescovo emerito, che ha così esordito: “E’ con commozione grande che esprimo la mia immensa gioia e ringraziamento, per l’evento che stiamo vivendo, tutti insieme, in stile sinodale: la riapertura della nostra bella cattedrale, nel giorno della festa della santissima Trinità, cui è proprio dedicato questo nostro capolavoro di arte e di fede….Ho sognato questo giorno con trepidazione, ogni volta che sono salito, per seguire i lavori, sul tetto della cattedrale, guardando la città dall’alto, in benedizione….Potremmo dire che questa lunga attesa non solo non ha spento, ma ha ravvivato la nostra fede, come popolo di Dio.

Non sono passati invano tanti momenti che hanno visto protagonista questo tempio, cuore religioso ed artistico della città. In primo luogo ricordiamo la visita di papa Francesco, proprio qui, lui ha ascoltato il grido vivissimo ed asciugato le lacrime di molte famiglie, per aiutarci, come pastorale, ad avere sempre le porte aperte, tutti i giorni, perché non vi sia più notte; poi ricordiamo il cuore di tanti vescovi , a cominciare dal martire monsignor Secondo Bologna, qui sepolto e che proprio qui, su questo altare, ha offerto la sua vita, come Vittima, per salvare la città, da vero pastore che non scappa ma dona, eroicamente, tutto; non possiamo non ricordare la figura del nostro Venerabile, Fra Immacolato, che nella cattedrale, come si legge nelle sue meravigliose Lettere, trovava un sicuro punto di riferimento, pastorale e umano”.

È stata un’autentica festa la riapertura del tempio, alla quale non hanno fatto mancare il loro apporto, come detto, la popolazione, le varie autorità civili e militari, oltre alla presenza di sacerdoti, religiosi e suore e consacrati tutti. Un tempio nel quale ora si può ammirare tutta la bellezza artistica dell’opera.

Michele d’Alessandro