Una ricorrenza diversa, speciale ed emozionante il Corpus Domini a Campobasso. La santa Messa è stata celebrata da neo vescovo mons. Biagio Colaianni giovedì 30 maggio nella rinnovata e accogliente cattedrale. Alla liturgia hanno partecipato i parroci dell’arcidiocesi di Campobasso – Bojano, oltre che diaconi e tantissimi fedeli.
La festa del Corpus Domini venne istituita nel 1246 in Belgio grazie alla visione mistica di una suora di Liegi, la beata Giuliana di Retìne. Dopo due anni papa Urbano IV la estese a tutta la cristianità. Ciò è motivato dallo straordinario evento accaduto a Bolsena, in cui dall’ostia uscirono alcune gocce di sangue per testimoniare la reale presenza del Corpo di Cristo. Si festeggia il giovedì dopo la festa della Santissima Trinità anche se in alcuni Paesi, come l’Italia, è stata spostata alla domenica successiva.
Quest’anno anche a Campobasso la festività è ritornata a essere celebrata in un giorno feriale. La funzione liturgica è iniziata alle 18 del giovedì con la partecipazione di tantissime persone. La messa è stata allietata dalle melodiche voci della corale Trinitas dirette dal maestro Antonio Colasurdo. Nell’omelia il vescovo Colaianni ha ripreso i concetti delle letture per ribadire la motivazione della solennità dell’evento. La parola ripetuta costantemente dal presule è stata ALLEANZA. Termine impegnativo che si collega all’alleanza che ogni uomo deve avere in famiglia, nel luogo di lavoro, nella scuola, nella chiesa. Ma deve essere un’alleanza radicata e rinnovata nel quotidiano con i propri affetti e soprattutto con Dio. Il sangue versato da Gesù segna il patto d’alleanza che Egli ha stabilito con gli uomini. Il vescovo interroga la comunità chiedendo se questo patto è costante nella vita di ognuno. La risposta dipende dal comportamento del cristiano, che deve vivere la sua esistenza in costante comunione con Gesù. Perché l’amore di Dio purifica e ci fa tornare redenti e liberi. E la libertà sta nell’aprirsi e lasciarsi amare da Lui sempre, in ogni luogo e non solo in chiesa. La processione che è seguita lungo le strade cittadine ha proprio il senso e lo scopo di dimostrarsi uniti e in comunione.
Poi il vescovo ha spiegato il significato dello spezzare il pane e nutrirsi di esso e del vino. Un gesto che si fa nella preparazione del banchetto eucaristico è mettere nel calice sia il vino che l’acqua. Il vino rappresenta il sangue di Cristo, l’acqua rappresenta noi uomini. Lo spezzare il pane è un gesto significativo del dividere e del condividere. Esso và mangiato con il Signore perché Egli è il nutrimento costante nella vita quotidiana. L’Eucarestia, sottolinea mons Colaianni, è la continua offerta della comunione di Dio a noi.
Questi concetti vengono sottolineati spesso dal vescovo nelle sue omelie perché a ogni fedele deve essere chiaro il singolo gesto, che non deve rimanere simbolico, ma deve entrare nella mente e nel cuore di ognuno di noi e deve essere messo in pratica con atti concreti.
La processione è stata vissuta con emozione e preghiera dal popolo. È seguita la sosta davanti al municipio, in cui il presule ha benedetto la cittadinanza dal balcone. Poi è proseguita per far rientro in cattedrale, dove c’è stato un momento di preghiera e di raccoglimento. Nelle giornate del venerdì e sabato, l’altare del Santissimo Sacramento è stato esposto alla chiesa della Libera.
Alla domenica la santa messa si è svolta nel piazzale sovrastante il museo dei Misteri. Anche in questa occasione, la funzione è stata officiata da mons Colaianni. Il neo vescovo è rimasto incantato dall’ottima organizzazione e dalla presenza di tantissimi bambini. Molti di loro rappresentano gli angeli, ha sottolineato, i quali sono la via che congiunge Dio alla terra. Ai bambini il vescovo ha rivolto un saluto speciale. Ha anche assegnato loro l’incarico di alzare ogni tanto gli occhi al cielo e pregare il Signore per lui, per tutti gli uomini e per la pace nel mondo. Ancora una volta l’arcivescovo ha ribadito il concetto di ALLEANZA con Dio in queste festività particolari.
La sfilata dei Misteri, quadri viventi, il giorno del Corpus Domini a Campobasso, crea maggiore unità tra umano e divino e, quindi, una alleanza fra Dio e l’umanità intera. Questa giornata impegnativa ed emozionante è stata organizzata con spirito di condivisione e familiarità.
Ognuno deve comprendere appieno il significato delle figure rappresentate nei quadri. I diavoli presenti nei due misteri di sant’Antonio Abate e di san Michele sono figure perdenti perché essi rappresentano il demonio, che è debole di fronte alla grandezza di Dio e al patto stabile che il Signore ha instaurato con l’uomo. La vera risorsa dell’umanità è dunque l’uomo che, unito al Signore, potrà impegnarsi per sconfiggere i mali che attanagliano la terra.
Alla fine della celebrazione, l’arcivescovo ha fatto visita al museo e ha assistito alla vestizione dei figuranti con attenzione e molta curiosità. È rimasto assai colpito dalla impeccabile macchina organizzativa e delle tante persone che, con impegno e passione, apportano il proprio contributo alla buona riuscita dell’evento. Ha auspicato di celebrare la messa in un luogo più ampio per il prossimo anno, in modo da permettere a più persone di partecipare.
L’arcivescovo aveva già visitato il museo nelle settimane precedenti all’evento. Era stato accolto dal custode Giovanni Teberino, dal fratello Liberato, presidente dell’associazione “Misteri e Tradizioni” e da alcuni componenti dell’associazione medesima. Il presule ha visitato con grande interesse il locale dove sono custodite le macchine “spoglie”, ha guardato il video nella saletta delle conferenze, ha osservato con attenzione le foto lì esposte, in special modo quelle della visita a Roma, in piazza san Pietro, il 27 giugno 1999, sotto gli occhi stupiti di Giovanni Paolo II.
Mariarosaria Di Renzo