PECULIARITÀ DELLA SVIZZERA

MULTICULTURALISMO ED ETEROGENEITÀ

Recentemente è una delle prime domande che mi viene posta quando rivedo parenti e amici: quali sono le tue prime impressioni della Svizzera? Alla mia risposta seguono spesso i racconti di altri conoscenti dell’interlocutore, anch’essi emigrati più o meno recentemente in Svizzera, le cui percezioni sono il più delle volte discordanti dalle mie.

Di per sé la cosa è assolutamente normale, le prime sensazioni che si provano nel momento in cui ci si trasferisce in un Paese straniero sono ampiamente influenzate dalla propria situazione personale, quindi tutt’altro che oggettive. Tuttavia, c’è anche un elemento “oggettivo” che può in parte spiegare la varietà dei riscontri che gli emigrati (recenti o meno) avvertono rispetto alla Svizzera: le particolarità regionali in cui vivono e lavorano.

La Svizzera è infatti un Paese fortemente eterogeneo, ove vi sono tre grandi regioni linguistiche e culturali (tedesca, francese e italiana) ed una quarta, invero piccolissima, la Svizzera romancia. Queste eterogeneità sono ben rappresentate da una struttura dello Stato confederale, composta da 26 cantoni, all’interno dei quali le singole municipalità godono di ampia autonomia.

In questo contesto si inserisce infine un ulteriore elemento di divisione di ordine politico e sociale tra le grandi aree metropolitane (Zurigo, Ginevra e Basilea) più aperte e progressiste, e i piccoli distretti tendenzialmente più chiusi e conservatori.

Dopo circa quattro mesi dal mio trasferimento credo di poter dire di aver avuto la fortuna di vivere e lavorare nell’area di Zurigo, una metropoli che si può definire “a misura d’uomo”, ma dal forte respiro internazionale. In questa città una lingua molto parlata è l’unica non ufficiale della confederazione, l’inglese; ma, girando per le strade della città, è facile sentir parlare, oltre al tedesco, anche italiano, spagnolo, francese e altri idiomi da tutto il mondo.

In città si contano ufficialmente il 32% di residenti stranieri, ma includendo anche i “frontalieri” dei Paesi confinanti e gli emigrati di lungo corso (molti sono naturalizzati), si può facilmente intuire come questa città sia di fatto un crogiuolo di diverse nazionalità. Riporto l’esempio dell’azienda per cui lavoro, che da questo punto di vista non rappresenta in alcun modo un’eccezione: vi collaborano 23 laureati e dottorati provenienti da 12 paesi e 4 continenti differenti. Questa condizione, sostanzialmente unica in Europa, consente a Zurigo di rappresentare un sistema socio-antropologico ideale per iniziative imprenditoriali innovative, ma anche un luogo di pacifica convivenza e armonioso scambio tra culture differenti, proprio in un momento in cui nel mondo ciò pare essere una chimera.

Questo quadro d’insieme stride con un certo stereotipo della Svizzera, dipinta come un Paese sostanzialmente chiuso nei confronti degli stranieri. È molto probabile che le mie prime impressioni siano, almeno in parte, condivise dai connazionali recentemente emigrati a Zurigo o in altre aree urbane a forte vocazione internazionale come Basilea e Ginevra; certamente lo saranno molto meno tra coloro che vivono nei borghi più piccoli. Vi è però una ulteriore chiave di lettura per comprendere le ragioni di opinioni tanto contrastanti: la storia dell’immigrazione in Svizzera. L’approccio che questo Paese ha avuto nei confronti degli immigrati dal dopoguerra ad oggi è infatti totalmente cambiato, soprattutto negli ultimi due decenni. Se oggi, dopo pochi mesi dal mio trasferimento, posso affermare di sentirmi bene accolto da questo Paese, è anche grazie al sacrificio di tanti immigrati, soprattutto italiani, che nei decenni passati hanno affrontato condizioni ben più difficili per l’integrazione, e con tempi di gran lunga più dilatati.

Appena arrivato a Zurigo un amico emigrato dal Veneto ormai molti anni fa, mi ha raccontato come abbia avuto proprio qui la possibilità di conoscere gli “altri italiani”, emigrati anch’essi dalle regioni del centro e sud Italia.

Tra tanti anni spero di poter raccontare anche io di aver conosciuto in questa piccola metropoli, fuori dall’Unione Europea, i miei concittadini europei e tanti altri “cittadini del mondo”.

Giovanni Iasonna, originario di Campobasso,

Ingegnere chimico (Università La Sapienza di Roma), vive da pochi mesi a Dietikon (Svizzera), alle porte di Zurigo.