Ho ricevuto in dono, per questo mio periodo di vita, una bella icona, rappresentante l’Annunciazione di Maria, dipinta dal famoso Antonello da Messina, nel Quattrocento. La motivazione in un significativo bigliettino: “perché anche questa parte della tua vita sia piena, segnata da tanta volontà di Dio, compiuta con amore!”.
Grande la mia gioia. Ho sempre amato la scena dell’Annunciazione, per quel Sì che ha cambiato la storia dell’intera Umanità. Un sì che ho cercato sempre di incarnare, in ogni periodo della mia vita, nell’intreccio armonioso tra la grandezza della chiamata divina e la fragilità di risposta mia, in compimento della luminosa esclamazione di san Paolo: “Quando sono debole, è proprio allora che sono forte!”. (2 Cor 12,10).
Così è stato per Maria. Anch’ella fece una domanda decisiva, davanti all’inattesa proposta del cielo, per poi aderirvi in pienezza, con la forza dello Spirito Santo: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me, secondo la tua parola!”. Ed il pittore Antonello rappresenta quel momento storico con la mano di Maria che dialoga con l’angelo, mentre lei lascia per un attimo la meditazione del libro della Parola, posto sul leggio. La Vergine ci fissa intensamente, nell’azzurro, anzi nel blu, secco e densissimo del quadro. E il blu resta il colore delle decisioni sacre e perenni, mentre il nero dello sfondo stacca la scena dall’evento di allora per diventare pro-vocazione perenne per l’oggi, in un’attualità sorprendente.
L’annunciazione coinvolge così l’intera Chiesa, che si prepara con zelo al prossimo evento del Giubileo del 2025. Perenne il messaggio teologico ed antropologico della Bolla papale: “Spes non confundit!”. Cioè la speranza non delude, perché nel cuore degli uomini scorre sempre quell’anelito di fuoco che è lo Spirito Santo; lo stesso che ha riempito il grembo verginale di Maria, rendendolo capax Dei, fecondo di Dio stesso. È veramente il mistero dei misteri!
La sete diffusa di spiritualità
Eppure quello stesso Spirito soffia anche oggi, nel cuore del nostro tempo. Periodo complesso e contradditorio, il nostro! Fecondo però di grazia e di benedizione. In particolare l’estate si fa provvidenziale momento, in cui si prendono le grandi decisioni della vita. Decisioni perenni e sacre, come è avvenuto per me, da giovane. Conclusa la maturità proprio nel mitico ’68, andai a Spello, presso l’eremo di fratel Carlo Carretto, uomo di intensa preghiera. In quel clima intenso di spiritualità, con gioia potei comprendere la volontà di Dio, esprimendo finalmente la mia decisione, in tanta trepidazione: “Se Dio esiste, allora io mi faccio prete…!”. Una decisione sgorgata nelle intense ore di adorazione davanti a Gesù sacramentato, nei caldi pomeriggi di Spello, rafforzato dal bel libro che lo stesso Fratel Carlo aveva scritto: “Al di là delle cose!”.
Perciò l’estate si fa ricca di silenzio negli eremi, di incontri decisivi con la Parola di Dio nei campi scuola vocazionali, di prospettive nuove nei dialoghi decisivi, accompagnati da Padri spirituali carichi di tanta saggezza che Dio pone sempre sul nostro cammino, per meglio discernere la sua volontà. Come per Maria di Nazaret.
Oggi ritrovo questo bisogno di spiritualità nella impegnativa esperienza di predicazione degli Esercizi Spirituali al Clero, in varie diocesi. Vi sento compiuta la parola profetica di Amos, che lancia un monito severo: “Verranno giorni in cui manderò nel paese non la fame di pane né la sete di acqua, ma di ascoltare la Parola del Signore… andranno errando per cercare la Parola del Signore, ma non la troveranno! (Amos 8,11). Questa sete di Parola, più ardente della sete di acqua o fame di cibo, è percepibile nei sacerdoti nella loro capacità di attualizzazione dei brani biblici, tramite domande dirette, spazi veri di silenzio, provocazioni positive negli scambi fraterni. I testi sono perennemente validi: Rut ed Elia. Riemerge la sete di senso, che oggi sentiamo viva nel dialogo diretto con i giovani, anche nell’ora di Religione. Trovare il senso della vita ed aiutare a trovare il senso: ecco il cuore della spiritualità odierna. Il regalo più atteso, nelle case e nelle famiglie e nei cuori.
Questo numero della rivista
Questo numero della nostra Rivista vuole proprio aiutarci a leggere questa sete di spiritualità, che abita nel cuore di tutti noi, pur tra mille contraddizioni. Pensiamo alla Francia…Vive tensioni, dopo il ribaltamento del secondo turno. È successo qualcosa di storico, che fa intravedere come il crescente numero dei votanti sia capace di rovesciare rapidamente le sorti di un paese. È importante allora guardare alla “partecipazione politica”, a quella attiva e motivata che sceglie liberamente.
È anche il cuore della riflessione della 50a Settimana sociale dei cattolici, tenuta a Trieste, città di confine. Ci ha chiesto di essere “costruttori, anzi, artigiani di democrazia, tramite lo studio della Dottrina sociale della Chiesa (corso prezioso anche nella nostra Scuola diocesana!) e il rilancio delle scuole di formazione socio-politica, per rivivere insieme la profezia della grande assise costituzionale (1946-48), in cui si sono sapientemente fuse le tre correnti di democrazia storica (liberale, socialista e cattolica!), per costruire, tutti insieme, il meraviglioso testo fondativo della Democrazia italiana, che è la Costituzione. Ma partecipare non è parteggiare, come ci ha lucidamente ammonito lo stesso Mattarella. Allora, saremo capaci di vero scandalo. Non come a Nazaret, dove lo scandalo era l’umiltà del lavoro di Gesù, semplice falegname o la sua famiglia, popolare e non aristocratica. Lo scandalo – ci diceva con tono forte il Papa nella Messa – sia invece l’indignazione per le tante ingiustizie sociali, per la poca gente che va a votare, per il caporalato (presente anche in Molise, in certe zone rurali!), per il lavoro nero, per la disoccupazione diffusa, per i tanti morti sul lavoro o in mare o per i crescenti casi di suicidio nelle carceri. Questo sia l’oggetto del nostro scandalo! Quando cioè non siamo ancora capaci di unire lo sguardo al cielo della fede cristiana con l’attenzione alla nostra terra! La partecipazione, infatti, va costruita passo dopo passo, vincendo l’indifferenza, cancro della democrazia, con il lavorio tenace da parte dei parroci, sentinelle dal sensibile fiuto del popolo!
Il papa a noi, Molisani….
Per tutto questo, è di estrema attualità il messaggio di papa Francesco alla terra del Molise, a noi lanciato nella storica giornata del 5 luglio 2014. L’intero Molise è stato coinvolto. Tutte le diocesi vi hanno partecipato, con le celebri cinque esortazioni del Papa: 1) dare dignità al lavoro rurale; 2) far gustare ai giovani il fascino del “per sempre”, evitando di correre senza meta; 3) garantire solidarietà a chi è in carcere; 4) accogliere con amore i poveri alla Casa degli Angeli, tanto voluta e ora spesso frequentata; 5) rendere le nostre chiese (come la cattedrale in quella mattinata!) uno spazio di empatico ascolto delle tante lacrime delle famiglie che hanno in casa un ammalato grave, con la stessa paziente consolazione di papa Francesco.
Così la nostra Chiesa sarà modellata sul triplice augurio che il Papa, nella Messa allo stadio, ci ha lasciato come eredità, linea guida di questi dieci anni: “Essere sempre più una chiesa materna, accogliente e premurosa!”. Eleviamo dunque il nostro magnificat, come facemmo quel giorno, nello stadio gremitissimo, anche per l’attuale esultanza del Palio, concesso da papa Francesco al nostro Vescovo Biagio, il 29 giugno 2024, festa di san Pietro e san Paolo, per poter ripetere con loro, nella comune speranza giubilare:
“Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti amo!”.
+ padre GianCarlo Bregantini, Vescovo emerito