DIALOGO ECUMENICO

RIPARTE IL DIALOGO TEOLOGICO TRA LA CHIESA CATTOLICA E LA CHIESA ORTODOSSA

La città di Bari, definita da Papa Francesco “capitale dell’Ecumenismo” ha ospitato nei giorni  3 – 7 giugno scorsi il Comitato di Coordinamento della Commissione mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Ortodossa. L’evento,  presieduto dal Cardinale Kurt Koch, Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il Metropolita Giobbe di Pisidia, del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli è stato di portata storica. Con esso riparte il dialogo teologico e spirituale tra chiesa cattolica e chiesa ortodossa dopo l’approvazione del Documento di Alessandria nel 2023 che concluse un lungo periodo di studio sul rapporto tra sinodalità e primato nella vita della Chiesa.

Delle importanti premesse hanno probabilmente preparato questo momento. Bari, finestra spalancata verso l’Oriente, aveva già visto eventi ecumenici importanti quali l’incontro di preghiera per la pace tra Papa Francesco  e i patriarchi del Medio Oriente da lui invitati nella Basilica di San Nicola nel luglio del 2018. Proprio lui scelse il capoluogo pugliese per organizzare l’ incontro: un evento storico attenzionato da  tutto il mondo che richiamò a Bari migliaia di fedeli  compresa la sottoscritta, disposti a serpentone lungo circa due chilometri di lungo mare.

La Commissione mista internazionale, istituita nel 1979 da San Giovanni Paolo II e dal Patriarca Ecumenico Dimitrios, ha percorso un lungo cammino. Dalla prima sessione plenaria del 1980 che si tenne nelle isole greche di Patmos e Rodi, la Commissione produsse sette documenti fondamentali, affrontando temi cruciali come il mistero della Chiesa e dell’Eucaristia, la natura sacramentale della Chiesa e il rapporto tra sinodalità e primato. Nel 1986 e poi nel 1987 sempre a Bari due sessioni plenarie della Commissione lavorarono insieme gettando le basi per un dialogo ecumenico pubblicando il documento “Fede, Sacramenti e unità della Chiesa”.

Nell’incontro tra il 3 e il 7 giugno prendendo in esame una  bozza di documento dal titolo “Verso l’Unità nella Fede: Questioni Teologiche e Canoniche”, si riassumono i risultati che si sono raggiunti finora dal Dialogo tra Cattolici Romani e Ortodossi  e individuando diverse questioni ancora da risolvere. Il confronto si è avuto circa le questioni teologiche relative al Filioque e al dogma dell’infallibilità.

Due sottocommissioni hanno prodotto una bozza di documento su questi temi così delicati e importanti. I documenti  prodotti saranno fonte di discussione nel dettaglio in un prossimo incontro che ci si augura capiti nel 2025 anno giubilare per i cattolici e perché ricorre il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico nella storia della Chiesa svoltosi a Nicea nel 325 il quale ha proclamato il Credo secondo la consustanzialità tra il Figlio e il Padre, svoltosi in un’epoca in cui la Chiesa non era ancora divisa.

La partecipazione dei vari rappresentanti alle due diverse liturgie una nella cattedrale di Bari e l’altra nella cripta di San Nicola hanno cementato le giornate di studio con la  preghiera oltre la partecipazione di tanti fedeli accorsi.

Nell’omelia della celebrazione del 4 giugno nella cattedrale di Bari il card. Koch così si esprime:

“La fede cristiana si basa sulla professione di fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Infatti, se Gesù fosse stato solo un uomo vissuto duemila anni fa, come molti pensano oggi, allora sarebbe irrimediabilmente relegato al passato e solo la nostra memoria potrebbe riportarlo in qualche modo al presente. Solo se è vera la fede cristiana, secondo cui Dio stesso si è fatto uomo e Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo e, quindi è partecipe della presenza eterna di Dio, che abbraccia tutti i tempi, Gesù Cristo vive anche oggi tra noi, può farsi nostro vero contemporaneo e può essere la luce della nostra vita, non solo ieri ma anche oggi.

Imparare a vedere nuovamente Gesù Cristo in tutta la sua grandezza e bellezza e rinnovare la nostra fede in Cristo è quindi l’imperativo del tempo presente. Siamo invitati a farlo in modo speciale nel prossimo anno, non solo perché nella Chiesa cattolica celebreremo un Anno Santo, ma anche perché l’intero mondo cristiano celebrerà il 1700° anniversario del primo Concilio Ecumenico della storia della Chiesa, che ebbe luogo a Nicea nel 325. Allora era diffusa l’eresia, sostenuta principalmente dal teologo alessandrino Ario, secondo cui Gesù non poteva essere creduto “Figlio di Dio” nel vero senso della parola, ma era solo un mediatore usato da Dio nelle sue relazioni con gli uomini. Al contrario, il Concilio di Nicea proclamò il credo secondo cui Gesù Cristo è “consustanziale al Padre”. È significativo e giusto ricordare tutto ciò soprattutto a Bari, perché San Nicola di Myra si distinse nel Concilio di Nicea come un confessore particolarmente zelante della fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.

Il Concilio di Nicea si svolse in un’epoca in cui la Chiesa non era ancora stata lacerata dalle numerose divisioni successive. Per questo motivo, il credo niceno unisce ancora oggi tutte le Chiese cristiane e le comunità ecclesiali, e grandissima è la sua importanza ecumenica. Il 1700° anniversario del Concilio di Nicea sarà quindi un’occasione propizia per commemorare questo Concilio in comunione ecumenica e per riaffermare la sua fondamentale confessione di fede in Gesù Cristo”.

Se il percorso di riconciliazione è iniziato da tempo con Il Concilio Vaticano II che ha aperto la stagione del dialogo ecumenico con il decreto Unitatis redintegratio, sottolineando la volontà di percorrere  auspicabili e nuove strade per favorire un dialogo sempre più fraterno con gli altri cristiani, senza più considerarli eretici, l’auspicio è che si possa arrivare alla ricomposizione della piena comunione tra le due chiese preparando uniti il ritorno di Cristo.

Carmela Venditti