VANGELOSCOPIO

“SAPEVA QUELLO CHE C’È IN OGNI UOMO”(GV 2,25)

Una delle gioie più grandi nella vita è quella di riposare in Dio, nel suo cuore, nei suoi pensieri. È la gioia dalla quale scaturiscono particelle di vita. Quando si possiede questo, ci si può dichiarare “amici del cielo”, creature cioè alleate col cielo, che vivono di cielo e all’altezza del cielo. Dove approda questa consapevolezza, in questa chiamata, accolta con l’Eccomi, qui, senza alcun dubbio, Dio dimora.

Dobbiamo dirlo con franchezza: meditare la Parola di Dio ci salva dall’ansia del mondo, dalla forza mortifera che tenta in ogni modo di piagarci l’anima, scaraventandoci nel suo tumulto. Il gemito silenzioso che scuote il nostro moto interiore scopre quello battesimale, dal quale sgorga la disciplina fondamentale: passare ogni giorno dalla morte alla vita. Siamo di fronte all’ascesi della libertà. Con essa intendo l’impegno per l’amore di Dio, l’esercizio della sua pienezza dentro la nostra pochezza, l’effettivo volgersi al vincolo profondo e sorgivo col Suo cuore. Per alzare il velo della nostra fragilità, dovremmo imparare a memoria il precetto di padre David Turoldo: “Ogni mattina, quando si leva il sole, inizia un giorno che non ha mai vissuto nessuno”. Ciò ci aiuta a vivere ad un passo dalla compiutezza dell’eternità.

Mentre attorno a noi proliferano gli arroganti, i senza-cuore, la presenza di Dio in noi non ci fa sentire degli isolati o dei perfetti, ma semplicemente dei figli amati, che vivono di conseguenza!

Nel suo soggiorno a Gerusalemme per la Pasqua, Gesù compiva molti segni e molti credevano nel suo nome. Giovanni ci racconta anche che “Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro”.  A Gesù non occorre che qualcuno riferisca notizie su altre persone. Lui semmai incontrerà personalmente e farà esperienza diretta del volto dell’altro. E ancora Giovanni dice che Gesù leggeva nel cuore di tutti: “egli infatti sapeva quello che c’è in ogni uomo”. Lui è la Verità che emana il profumo della salvezza. Curarci del suo sguardo significa, come credenti, vivere sensatamente, non oscillando più tra la ribellione e l’abnegazione. Cosa rispondiamo al salmista che chiede: “Che renderò al Signore per tutti i benefici ricevuti da Lui?”. Cosa offrirgli?

La nostra gratitudine, come segno della nostra feconda partecipazione al suo Regno. La gratitudine è mettere a frutto la nostra umanità compenetrata di divinità.

Ylenia Fiorenza