Ha dato un notevole impulso alla realizzazione dei lavori di ristrutturazione della cripta e del museo delle cinque statue lignee di Paolo Saverio Di Zinno nella parrocchia di San Giovanni Battista, retta dai frati minori della provincia di San Michele Arcangelo di Puglia e Molise, resi possibili anche grazie ai fondi del PNNR, ma non ha potuto assistere alla loro inaugurazione avvenuta nella tarda serata di domenica, trenta giugno. Padre Giammaria Apollonio, rimpianto parroco e guardiano del luogo di culto adiacente il cimitero cittadino, scomparso la settimana scorsa (questa sera, martedì, alle ore 18,30 a San Giovanni la messa dell’ottavo giorno), non ha potuto quindi raccogliere i frutti del suo brillante seminato degli ultimi anni, al servizio del Signore e dei fratelli.
Sono state due delle più gradite iniziative messe in cantiere, tra le altre, dall’ottantaseienne frate da quando è stato chiamato dalla sua provincia religiosa ad accudire spiritualmente il popoloso quartiere di San Giovanni ai Gelsi ricompreso nella chiesa e nell’omonimo convento.
Il sacerdote originario di San Marco in Lamis, ove ora riposa, ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile per via della sua unicità fatta di disponibilità, comprensione, bonomìa, nei confronti di tutti.
Ha avuto sempre parole confortanti per ognuno, elargite esclusivamente con il sorriso. Un frate vecchio stampo, incapace di suscitare qualsivoglia situazione negativa. Difficilmente, se non per motivi strettamente legati al servizio pastorale, ha abbandonato la sede di competenza, fungendo da autentico e genuino punto di riferimento per l’intera comunità.
L’eredità, anche per le due circostanze in esame, è stata raccolta da padre Antonio Narici, attuale parroco e superiore del convento, che ha voluto solennizzate con una celebrazione eucaristica presieduta dal fresco pastore della diocesi, don Biagio Colaianni, alla quale ha preso parte anche la neosindaca del capoluogo regionale, alla sua prima uscita ufficiale dopo la proclamazione. C’è stata la folla delle grandi occasioni a mettere il sigillo su una manifestazione che ci auguriamo non rimanga fine a se stessa, ma che i cui contenuti vengano dati in pasto quotidianamente alla cittadinanza che, probabilmente, neppure è a conoscenza della loro preziosità, e non solo dal punto di vista religioso.
Alla cripta, ove in passato si accedeva dall’interno della chiesa, scendendo una pericolosa scala a chiocciola, solo in occasione della ricorrenza della festività di San Giovanni, ora, dopo le opportune opere, è possibile entrare dal lato posteriore del convento, attraverso un comodo e luminoso ingresso che immette in un magnifico percorso lungo il quale si possono ammirare gli ex voto e numerosi oggetti sacri egregiamente sistemati.
In prima battuta è possibile rifarsi gli occhi, metaforicamente parlando, apprezzando gli splendidi capolavori di Paolo Saverio di Zinno, il padre dei Misteri, rappresentati da cinque statue lignee raffiguranti figure religiose, esistenti nella chiesa e debitamente restaurate negli anni scorsi a cura della soprintendenza e, in particolare, dalla dirigente Dora Catalano. L’inaugurazione del Museo avvenne il 26 maggio del 2018, con una brillante relazione del prof. Riccardo Lattuada della Università degli studi del Molise.
Nella suggestiva serata, come detto, omaggiata da una folla entusiasta e meravigliata per le squisite prelibatezze, si è dato corso anche alla estrazione del biglietto vincente della lotteria, promossa per raccogliere fondi da destinare al rifacimento di alcune parti della struttura conventuale.
Si è proceduto, altresì, a ricollocare nella propria nicchia di destinazione, sempre in chiesa, la statua di San Giovanni, portata in processione per le vie del quartiere nel giorno della ricorrenza della sua nascita, dopo una speciale benedizione e preghiera da parte del Vescovo, incantato dalle meraviglie che sta scoprendo nel suo nuovo territorio pastorale.
Si rinnova l’invito, in conclusione, alla provincia religiosa e in specie al padre provinciale, padre Alessandro Mastromatteo, sensibile a questo tipo di attività, di voler intitolare al defunto padre Giammaria il museo del Di Zinno.
Michele D’Alessandro