Carlo Jovine, medico di origine Molisana (suo padre era Giuseppe Jovine, noto letterato di Castelmauro, trapiantato a Roma) è Primario dell’Ospedale dell’Ordine di Malta nella Capitale, e membro autorevole della Consulta Medica Vaticana. Come tale, ha il compito di valutare i fatti considerati fuori dall’ordinario, specie in materia di guarigioni, e di pronunciarsi sulla possibilità che quei fatti risultino inspiegabili e ingiustificabili sul piano scientifico, al punto da poter essere definiti prodigiosi. In questa veste è stato analista delle guarigioni inspiegabili che hanno portato al riconoscimento dei miracoli di Karol Wojtyla, Albino Luciani e Madre Teresa di Calcutta.
Non esito a definire importantissimo questo suo libro che – oltre ad essere una testimonianza dello Straordinario presente ed attivo nella vita ordinaria – s’inoltra anche in profonde riflessioni su fatti miracolosi di cui l’autore non è stato diretto testimone, ma che ha “rivisitato” alla luce della scienza moderna, sempre più avanzata e sempre più trascinata verso il confine estremo del “misurabile”.
Si ragiona sul Velo di Manoppello, sulla Sacra Sindone, sulla Tilma di Guadalupe; si smontano tante “scuse” del negazionismo ateo; s’indaga sulle più recenti tendenze della Scienza (soprattutto Fisica e Biologia) che sembrano sempre più confermare le primigenie intuizioni delle antiche filosofie spiritualiste e persino delle religioni. Si analizzano tante vicende miracolose, senza mancare di citare alcuni casi di cosiddetti “stati di premorte” … che in realtà sarebbe più corretto chiamare “di morte transitoria”, giacché sia il cuore sia il cervello del soggetto si fermano effettivamente per alcuni secondi o minuti, per poi riprendere vita e funzionamento. E quando il soggetto ritorna in vita e racconta di esperienze vissute nello stato di “morto”, molti provano a spiegare questo fenomeno con residui chimici che agiscono meccanicamente nel cervello. Ma i casi citati dallo Jovine superano questa ipotesi per l’emozionante coincidenza del “vissuto” di queste persone – nella fase “morta” – con l’acquisizione d’informazioni che essi non possedevano prima di “morire” temporaneamente. Così la bambina che – risvegliatasi – racconta al padre di aver incontrato un bambino che le ha detto abbracciandola: “Io sono tuo fratello”. “Ma io non ho fratelli”, dice la piccola. E il padre, in lacrime, le rivela che prima che ella nascesse, un suo fratellino era morto. Cosa che la bimba non poteva sapere.
Questo è un libro che non “tramonta”, non essendo legato ad un’attualità momentanea (è ciò che si chiama “longseller”, col solito americanismo con cui sostituiamo le parole della nostra lingua).
È un libro da non perdere.
Che di certo non farà acquisire la Fede a coloro che la rifiutano a priori (“Neppure se uno risorgesse dai morti…”è detto nel Vangelo, Lc 16,19-31) ma la rafforzerà in coloro che l’hanno o credono di averla, e la farà raggiungere a quelli che la cercano con onestà ed apertura mentale.
Sergio Sammartino