Confesso di non aver mai praticato alcuno sport agonistico, ma da sempre ho atteso con grande trepidazione e poi guardato con enorme ammirazione le olimpiadi. Quante volte i miei erano costretti a rimproverarmi del tanto tempo che dedicavo, quasi ipnotizzata dal televisore ad osservare le gare perché, a loro dire, c’era tanto altro da fare, come studiare, mangiare, riordinare o stare con i miei coetanei. Io però desideravo partecipare, anche se “da remoto”, alle olimpiadi per tantissimi motivi.
Da bambina mio padre mi raccontava le interessanti storie dell’antica Grecia, di Sparta, città dalle ferree regole militari e di Atene, città dalla profonda cultura filosofica, e poi quanti racconti sui giochi che dal 776 a.C. venivano svolti ad Olimpia in onore degli dei, da qui il nome olimpiadi. Mi immaginavo di prendere parte insieme agli atleti di allora alle corse o alle lotte. E poi mi attirava l’idea che durante questo tempo di giochi i popoli cessavano di farsi guerra, perché vigeva la tregua olimpica! Doveva respirarsi del buono allora.
Nell’aprirsi, successivamente, a tutti i paesi del mondo era bello constatare che gli atleti salivano sul podio per le loro capacità e non per la loro etnia, o credo religioso o politico. Il significato dei cerchi, rappresentanti i cinque continenti, e l’importanza dei loro colori presenti, almeno uno, in ogni bandiera nazionale.
Mi è sempre piaciuto ammirare il confronto leale tra gli atleti, la loro forza fisica, la ferrea volontà, la loro passione nell’eseguire i giochi con grande potenza, maestria ed arte, il sacrificio, la loro lealtà, insomma il cosiddetto spirito sportivo olimpionico. E le cerimonie di apertura e di chiusura di questi giochi! Erano a dir poco meravigliose. Erano feste piene di piacevoli sorprese, capaci di lasciarmi estasiata e a bocca aperta per la loro bellezza, i colori, i ritmi, i suoni, la ricercatezza delle scenografie.
In questi ultimi anni però ho iniziato ad avere difficoltà nell’assistere a questi due momenti. Non nascondo che continuo a restarne turbata e rattristata. E’ come se queste celebrazioni, partecipate a livello mondiale, fossero un’occasione per inviare messaggi subliminali all’umanità. Ho quindi iniziato a pormi delle domande che vorrei condividere con voi.
Mi chiedo cosa hanno voluto significare gli spettacoli di apertura e chiusura di quest’ultima olimpiade tenutesi in Francia. Per alcuni probabilmente belli perché alternativi. Ma qual è stato il loro significato recondito? Da un’analisi più profonda a me e a molti altri la cerimonia di apertura è apparsa una banalizzazione del messaggio apostolico di Gesù Cristo, la profanazione della sua immagine e la mancanza di rispetto del sacro. La cerimonia di chiusura un elogio al macabro e alle tenebre. Come mai si è voluto colpire così pesantemente il credo religioso di una parte dell’umanità e la spiritualità di molti?
Spero di sbagliarmi ma se questi messaggi dovessero preannunciare degli eventi, come successo con le olimpiadi tenutesi a Londra nel 2012, a seguito delle quali abbiamo visto dopo qualche tempo concretizzarsi nella nostra quotidianità le stesse scene del tetro spettacolo di apertura dei giochi olimpici, non oso immaginare cosa ci potremmo aspettare per i prossimi anni. Spero davvero di sbagliarmi.
Continuo con altre riflessioni. Come mai, in nome dello sport, si è permesso che atleti ed atlete dai corpi bellissimi e sani siano stati fatti immergere in acque non cero cristalline come quelle della Senna? La Francia è piena di fiumi, mari e laghi molto belli e puliti.
Le riprese eseguite con maestria fatte durante la telecronaca mostravano immagini bellissime: riverberi spettacolari della luce del sole sulla Senna, in lontananza si intravedevano la torre Eiffel, il Louvre, i campanili delle chiese, i palazzi monumentali, i ponti … ma le acque. Le acque mostravano tutto il loro sporco con cloache aperte, “oggetti” galleggianti e con i corpi degli atleti a stento visibili perché immersi in tali liquidi sordidi.
Era necessario anche in occasione dei giochi olimpici profanare l’essere umano e la divinità che contiene? Non siamo fatti forse ad immagine e somiglianza di Dio!
Infine, nonostante la valanga di altre domande che mi si accavallano nella mente, mi fermo con quest’ultima. Come mai dopo anni ed anni di allenamento a cui si sono sottoposte molte atlete, per gareggiare nei giochi femminili e ad armi pari con altre compagne, si è permesso a delle boxer di essere umiliate e martoriare di botte da boxer di cui non si è ancora in grado di stabilire se siano maschi o femmine, per capirci con gene XX o XY? Personalmente non mi interessa delle tendenze sessuali di nessuno e, men che meno, delle atlete o degli atleti, ne ho grande rispetto sempre che tali tendenze rimangano nella sfera personale di ciascuno.
La questione che mi pongo è piuttosto quella dell’osservanza delle regole e delle norme che ciascun gioco possiede. È come se si volesse giocare a briscola con le regole del poker, oppure, e per rimanere in tema di boxer, far gareggiare i pesi medi con quelli piuma! E’ difficile affrontare certi argomenti in un mondo che sta subendo un massiccio cambiamento culturale, ma è necessario riflettere.
La donna e la femminilità perché hanno dovuto subire un trattamento così discriminatorio in nome di un’inclusione che di fatto le ha escluse da una leale competizione femminile?
E pensare che Gesù, in un tempo in cui la donna valeva meno di nulla le ha dato massimo risalto e valenza. Per citare qualche episodio il suo primo miracolo è avvenuto grazie alla volontà di Maria, sua madre.
La prima persona a cui è comparso dopo essere risorto è stata Maddalena e, fatto ancora più emblematico, è stato concesso a lei rivelare la grande e lieta notizia agli apostoli.
Sebbene molte cose mi siano apparse surreali o fuori della realtà, nel profondo del mio cuore spero ancora di rivedere olimpiadi piene di giochi, luci, colori, bellezza, grazia, lealtà, etica, sportività e amorevolezza.
Annamaria Zampino