LA FESTA DEI NONNI

L’autunno della vita, nuovo giardino dell’anima

Squilla il telefono poco dopo le 08.00 e la vocina fresca del mattino, quella del piccolo Giacomo, graziosa ma sufficientemente timbrata da farmi svegliare completamente, mi dice: “Buon giorno, nonno Franco, lo sai che ieri a mezzogiorno, giocando in villa per il Corso con alcuni ragazzi come me, che però non conosco, ho segnato 7 gol. Ma proprio sette, Giacomo?- gli rispondo – Sì, nonno sette”. E qui su questo numero “7” il piccolo Giacomo si ferma più del solito con la sua voce, sottolineando in questo modo la gioia dell’aver messo nel sacco della porta (virtuale, perché il gol è stato fatto dinanzi ad una porta, non segnata se non nella mente e nei piedi di questi piccoli giocatori) i suoi goals.

Non passa giorno che ascolto la vocina di Giacomo al telefono e si può immaginare quanto rimanga io felice ad ascoltarlo. Un po’ questo comportamento mi ricorda il mio trasporto  verso il mio/nostro (se penso non solo ai miei fratelli, ma anche ai cugini che lo amavano quanto lo amavo io!) nonno paterno, nonno Michele, che di professione faceva il barbiere.

Con Brienza – quello che tempo dopo ha aperto anche il negozio di profumi al fianco della Prefettura e della Cattedrale, suppongo il negozio più noto a Cb insieme al forno dei fratelli Palazzo – nonno Michele era il barbiere più gettonato a Campobasso.

Tutti noi nipoti Novelli eravamo fieri, nella nostra adolescenziale, quindi genuina, semplicità di stare nel salone/barberia di nonno Michele e, talvolta, spazzolare le spalle dei clienti dopo un taglio dei capelli o semplicemente scuotere la tovaglia che proteggeva il cliente dalla caduta sul vestito o di acqua o del sapone da barba.

Il tempo è scorso, le stagioni sono passate e tanta acqua, spesso limacciosa e travolgente, abbiamo visto sotto i ponti della vita.

Ora sono nonno anche io e debbo confessare che ne sono contento. È venuto anche il mio turno e ne sono soddisfatto, perché questa stagione della maturità mi sono sempre augurato di poterla vivere con sobria naturalezza, arricchita da una  sovrabbondanza di affetti, come è, per la verità, ora. Un’ombra, però, rende leggermente velata questa mia stagione: è l’assenza della nonna materna di Giacomo, Maria Concetta -Tittù -, che sarebbe stata strafelice di avere un nipotino cui dedicare le sue fascinose filastrocche. Fortunatamente c’è l’altra nonna, Grazia con nonno Carlo, quella paterna, che debbo riconoscere fa per due!…

Essere nonno ha voluto significare per me accettare con gioia questo ruolo, questa condizione di vita che attraversa l’autunno e l’inverno di ciascuno di noi.

Non tutte/i siamo capaci di accettare il tempo che scorre, magari perché attraversato da dolori o malattie. Ma abbiamo avuto una educazione serena e tale da farci guardare la vita e lo scorrere inevitabile del tempo con una consapevole maturità ed equilibrio.

Per di più aggiungo che ho sempre pensato di voler rassomigliare a Carlo Marx nella sua condizione matura: barba lunga e capelli folti e lunghi anch’essi.

Ma ho dovuto rinunciarci, perché di capelli folti e lunghi non ci sono più le condizioni di averli… e Giacomosky che fa? Quando fa il disegno dei nonni, il mio è quello della barba canuta, lunga o corta che sia, e dei capelli corti, o meglio presenti solo ai lati del capo.. Giacomo in questo dimostra non solo attenzione nel guardare un soggetto, ma anche una capacità di rappresentazione ironica di un personaggio… Ed io? Non solo accolgo con gioia tale raffigurazione, ma ne sono anche fiero.

Un altro elemento che mi dà l’opportunità di parlare di più con Giacomo è lo sport, o meglio il gioco del calcio, di cui lui è un appassionato, per di più, caso quasi raro, tifoso di tre squadre di pallone, il Milan, quello dei “diavoli”, il Sassuolo di capitan Berardi,, il Campobasso, la squadra conosciuta come quella dei lupi..

Il suo maestro di calcio è nientepopodimeno che capitan Marco Maestripieri, il valoroso leader della squadra rossoblù che ha rischiato (sì..) di giocare in serie A, rischio “dribblato”, perché sconfitta dalla Lazio a Napoli, nei passati anni gloriosi del calcio a Cb, in uno storico e appassionato spareggio, da un gol magistrale (ma infausto per noi!) del centravanti laziale, Bruno Giordano (oggi, commentatore televisivo del calcio nazionale in una «trasmissione sportiva).

Il gioco che mi commuove, ogni volta che lo faccio con Giacomo è sia quello del nascondersi in una capanna che lui monta con coperte e lenzuola tra i mobili di casa e nonno Cianco deve impegnarsi a scovarlo, e sia anche quello di andare alla ricerca sotto i letti e i tavoli dei cosiddetti “babalucchi”, termine dialettale coniato in famiglia da quando ero anche io un bambino che ci nascondevamo – i miei fratelli ed io –  sotto i letti, parola dialettale – dicevo – che indica i grumi di polvere che si fanno naturalmente, quando si trascura un po’ di passare lo straccio, o sotto i letti o sotto le poltrone e i tavoli.

Presto, però, Giacomo comincerà a conoscere anche le favole, le fiabe, i miti e qui ci sarà anche un percorso che ci auguriamo condiviso. Le favole, i miti, i racconti sono sicuramente il fondamento, l’humus su cui successivamente potranno prendere vigore la conoscenza e la cultura di una bambina e di un bambino.

La scuola, e lo auspichiamo, potrà avere un ruolo fondamentale in questa direzione; ed anche noi nonni attendiamo questa stagione dei racconti, perché la primavera e l’autunno della vita sono le stagioni degli affetti, degli amori… ed i nonni sopravvivono anche grazie a questi sentimenti, alimentati dal sorriso contagioso e dalle voci, vivaci e squillanti, dei nipoti adorati.

        Franco Novelli