Finalmente «il concorso» e non «un concorso!». Lo afferma con orgoglio e soddisfazione il professor Nicola Incampo che, con simpatia e leggerezza, ha intrattenuto, formato e tranquillizzato, con argomenti di grande spessore, gli insegnanti di Religione (IdR) delle quattro Diocesi del Molise, che a breve parteciperanno al concorso straordinario riservato ai docenti che in possesso dei titoli e dell’idoneità «abbiano svolto almeno trentasei mesi di servizio nell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali». È giustamente orgoglioso del risultato il prof. Incampo; infatti, se gli IdR di tutta Italia parteciperanno al concorso straordinario con il riconoscimento dell’anzianità di servizio e soprattutto dell’abilitazione, lo si deve solo a lui, alle sue competenze in materia, al suo coraggio di portare avanti un principio in cui ha creduto profondamento, nel rispetto della legalità, e alla sua ostinazione. Grazie di cuore al prof. Nicola Incampo
La Direttrice dell’Ufficio Scuola Diocesano Prof.ssa Pina Di Lembo
“GLI IDR HANNO CORSO UN GRANDE RISCHIO!
Tra settembre e ottobre del 2017 fui chiamato a far parte della commissione che avrebbe predisposto il bando concorsuale degli IdR. Per la commissione era il quarto incontro, per me solo il primo; ero quindi arrivato quando la “preparazione” era già inoltrata Appena ebbi modo, esaminai la bozza; essa prevedeva per il concorso, oltre alla prova scritta e orale, anche una prova sui contenuti specifici dell’insegnamento di religione cattolica. La contestai e non la firmai. Avevo capito che “i pensatori”, i componenti della commissione, avevano due obiettivi
1 – Abilitare gli IdR attraverso un concorso.
2- Mandare via dalla scuola chi aveva più anni di servizio.
Ecco il rischio di cui parlavo! Io non ero d’accordo. Il concorso doveva servire per immettere in ruolo gli IdR, assumerli con contratto a tempo indeterminato e non per abilitarli. Infatti, non è il titolo di qualificazione professionale che abilita all’IRC, ma l’idoneità rilasciata dall’Ordinario diocesano. Alla commissione citai la circolare ministeriale 127/1975 che così recita “l’approvazione o l’attestato di idoneità rilasciato dall’ordinario diocesano ha il valore giuridico di abilitazione all’insegnamento, come a suo tempo chiarito dal Consiglio di Stato”. “… Gli insegnanti di religione non sono soltanto insegnanti incaricati in via generica e di fatto, ma sono in possesso di una speciale abilitazione… Dunque non semplici incaricati, ma incaricati che sono in possesso di un particolare titolo di abilitazione all’insegnamento religioso…”.
è la prima, e l’unica, volta che la parola abilitazione, riferita all’insegnante di religione, si trova in un parere del Consiglio di Stato, parere del 4 marzo 1958 a proposito di elettorato attivo e passivo per il consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Quindi, non è lo Stato che abilita, bensì l’Ordinario Diocesano. Inoltre, è giusto evidenziare che, dopo l’acquisizione e in virtù di questo parere, lo Stato ha sempre retribuito gli IdR come docenti abilitati. Non ero nemmeno d’accordo che per l’immissione in ruolo venisse favorito chi aveva poco servizio e penalizzato chi ne aveva molto. Non si poteva mettere sullo stesso livello chi aveva fatto un giorno di supplenza e chi aveva maturato 25 anni di sevizio. Quindi, il lavoro è andato anche in questa direzione, è stato chiesto e ottenuto un concorso senza voto minimo. Perciò, nessuno sarà bocciato, neanche chi non conosce l’inglese! Il concorso, infatti, tiene conto in modo particolare degli anni di servizio. Chi ha più anni di anzianità potrà far valere il suo servizio fino ad un massimo di cento punti. Cosa impensabile prima! E, soprattutto, potrà far valere i titoli richiesti per l’IRC. Per la prova orale, infine, la commissione valuterà per ogni candidato/a 5 ambiti, con riferimento al progetto didattico presentato dal/dalla candidato/a e alla relativa interlocuzione con la commissione, per ambedue i settori. Ogni ambito avrà una griglia per la valutazione e l’assegnazione dei punteggi. L’iter è stato lungo e faticoso; non è stato facile per me andare avanti, soprattutto quando da solo mi sono trovato a contestare e contrastare un’ intera commissione. Credo, però, che più la strada è irta e faticosa e più si gusta la gioia del traguardo. Buon concorso a tutti!
Prof. Nicola Incampo