Padre Andrea Frizzarin, carmelitano
Un bambino speciale, dalle vesti sontuose, ha fatto visita alla chiesa di san Pietro a Campobasso lo scorso 25 ottobre. Si tratta della statuetta del Gesù Bambino di Praga, venerato ad Arenzano, cittadina ligure in provincia di Genova. Ad accompagnarlo nel capoluogo di regione è stato padre Andrea Frizzarin, carmelitano scalzo, che presta la sua opera nel santuario. La chiesa di san Pietro è stata scelta in quanto l’attuale arcivescovo metropolita di Genova, Mons. Marco Tasca, è stato ministro generale dell’ordine dei frati minori conventuali, che sono i custodi della chiesa campobassana.
L’origine del culto è spagnola, attraverso santa Teresa di Lisieux e san Giovanni della Croce che lo hanno trasmesso all’ordine dei carmelitani scalzi, da loro fondato. Questi due santi ci hanno insegnato a contemplare il Dio-uomo dalla sua nascita fino alla passione e morte. Da qui nasce il legame tra il Carmelo teresiano e l’immagine di Gesù Bambino. Anche la testimonianza di padre Cirillo della Madre di Dio è importante in questo contesto: mentre pregava intensamente davanti alla statua del Santo bambino, gli parve di udire queste parole: ”Quanto più voi mi onorerete, tanto più io vi favorirò”. Questa frase, come spiegato da padre Andrea, esprime la fede popolare, nel senso che, se ci si affida a Gesù, Egli prenderà a cuore i problemi di ognuno e guiderà il credente alla risoluzione.
Il culto ha origini antiche. Una statuetta di cera venne donata ai frati carmelitani di Praga nel 1628 dalla nobildonna ceca Polissena di Lobkowitz. Venne prontamente collocata nella cappella laterale del santuario e subito iniziò una forte devozione tra i fedeli, che si recavano nella chiesa per chiedere l’intercessione di Gesù. Nel santuario sono conservati oltre trecento abitini regali, cuciti a mano e donati come ex voto dai pellegrini che ottenevano una grazia. Circa cinquanta sono esposti in un museo, sono quelli più preziosi e di maggiore valore storico. Sono di vari colori: rosso, bianco, azzurro, verde, giallo. Tra questi, anche uno donato da un gruppo scout. A seconda della festività o del tempo liturgico, il Bambino veniva vestito con abitino diverso. Ogni anno a Praga giunge un milione di pellegrini per rendere omaggio al Bambino Gesù.
Alla fine del 1800 la diffusione delle immaginette e statuine si estese pure in Italia. Nel 1900 ad Arenzano, grazie a un piccolo quadro che i carmelitani esposero nella loro piccola chiesa, iniziò uno straordinario movimento di pellegrini. Essi si recavano in questo luogo sacro per ammirare l’immagine e chiedere l’intercessione del Bambino. Qualche anno dopo, il quadro venne sostituito dalla statua in legno, simile a quella di Praga. L’afflusso crescente dei devoti motivò la costruzione di un santuario nel 1904 che venne inaugurato nel 1908. Nel 1924 la statua veniva solennemente incoronata dal card Raffaele Merry del Val, inviato dal papa Pio XI, che nel 1928 insigniva il Santuario del titolo di Basilica. È il primo santuario al mondo dedicato al Bambino di Praga e la sua festa cade ogni prima domenica di settembre. Dal 1986 la statua pellegrina visita le parrocchie che ne fanno richiesta.
A Campobasso è stata accolta con gioia dalla comunità e alla santa messa hanno partecipato fedeli giunti anche dalle altre chiese della città. Dopo la santa messa, padre Andrea ha tenuto un’interessante catechesi nella quale ha descritto l’origine della devozione per il Bambino di Praga, la sua storia e cosa simboleggia l’immagine. Osservando la statuetta, si nota la regalità del Bambino, che è il primo concetto sottolineato da padre Andrea. Gesù è il Re dei re, fin da bambino. Il Vangelo, infatti, descrive la visita dei magi al Re del mondo. In quanto tale, Egli è vestito con abiti sontuosi, porta una corona sul capo, nella mano sinistra regge il globo e con la destra benedice il mondo. Poi il Bambino diventa adulto e si immola per la salvezza dell’umanità. La corona d’oro diventa corona di spine sulla croce con la scritta INRI, ovvero Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum “Gesù Nazareno Re dei Giudei”. Un segno all’incontrario, che sottolinea l’amore di Dio nei confronti dell’umanità, tanto da donare l’unico suo figlio. Quindi Dio si fa prossimo, viene in mezzo a noi, che siamo nelle sue mani e dobbiamo lasciarci condurre da lui.
Un altro elemento fondamentale è l’Incarnazione, espressa dall’evangelista Giovanni con la frase: ”Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Un’espressione forte e concisa che evidenzia come Dio si è fatto piccolo, poi uomo e così ha dato valore alla vita.
Infine, il concetto di divina infanzia. Per comprenderlo, si riprende l’operato di santa Teresa di Lisieux. Ella è stata la maestra della via dell’infanzia spirituale, che significa scegliere di crescere applicando le virtù di Gesù, come l’umiltà, la semplicità, l’obbedienza, la purezza di cuore, il silenzio, il nascondimento. Atteggiamenti che ci fanno grandi agli occhi del Signore. Tutto questo è sintetizzato nella frase del Vangelo: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
La figura del Bambino di Praga è stata apprezzata da molti papi. Ultima espressione di devozione è stata la visita di Benedetto XVI presso la capitale ceca nel 2009. Nell’occasione il pontefice ha donato una corona al Bambino e ha composto una preghiera per le famiglie.
Un momento assai toccante della visita a Campobasso è stata la testimonianza di Lea, una donna molisana, che ha raccontato la sua esperienza e la grazia che ha ricevuto dal Bambino di Praga diciassette anni fa. Era da poco sposata e desiderava una gravidanza. Una mattina si trovava a Termoli, dove lavorava e, davanti al bar in cui aveva fatto sosta, vide a terra un foglio accartocciato. Lo raccoglie per gettarlo, ma si accorge che è un’immaginetta del Bambino di Praga. La custodisce e si reca a lavoro, dove provvede a plastificare il santino. Contemporaneamente, sua cugina Rosita, di propria iniziativa, aveva trovato su internet il sito del santuario di Arenzano, e vi invia una richiesta di intercessione per conto di Lea e suo marito Lello. Suggerisce alla coppia di pregare la novena utilizzando un libricino preso al santuario di Praga. Dopo qualche tempo, la donna risulta positiva al test di gravidanza. Parla di questo a padre Roberto, allora parroco della chiesa di san Giovanni Battista a Campobasso che le suggerisce di contattare il santuario e testimoniare l’accaduto. La donna, tramite la cugina, scrive a padre Marco Cabula, il quale pubblica sul Messaggero del Bambino di Praga uno scritto dal titolo: “Ho raccolto un pezzo di carta”. Lea continua a pregare e chiedere l’intercessione del Bambino anche quando, due anni fa, scopre un tumore e supera l’intervento. La sua testimonianza dimostra quanto è grande il potere di Dio, che esaudisce le richieste di grazia fatte con fede e preghiera. Nel “Messaggero del Bambino di Praga” vengono riportate tante attestazioni di doni ricevuti, oltre che notizie sui santuari di Arenzano e Praga.
La visita si è conclusa con la benedizione con l’olio, che viene benedetto ogni 25 del mese. Questo gesto è un segno che la chiesa dona ai fedeli per incentivare la fede e far sentire più vicina la presenza di Gesù. Il mattino successivo il Bambino di Praga ha fatto tappa alla chiesa del Sacro Cuore di Campobasso, in cui padre Andrea ha tenuto un’altra conferenza, oltre a momenti di preghiera.
Ad Arenzano uno dei titoli assegnati al Bambino è Re della pace. Padre Andrea invita tutti a pregarlo affinché il Signore possa toccare i cuori di tante persone, specialmente in questo periodo di guerre. L’auspicio è di accogliere Dio perché, più si apre il cuore, più crescono la fraternità e lo spirito di carità.
Mariarosaria Di Renzo