“Grazie a te, carissimo Carlo, per quello che sempre ci suggerisci, nel momento giusto. Le tue parole sono conforto a tanti Amci, che aspettano una luce di benedizione e di speranza. Sono parole luminose, che ci aiutano nella fatica del discernimento, lungo le strade difficili della vita…”!.
Così mi ritrovo spesso a pregare, benedicendo, man mano che entro nel mistero della vita di questo ragazzo, di soli 15 anni, con il suo zaino e il suo sorriso, colpito da una leucemia fulminante. Sto sempre più approfondendo questa figura e devo dire che sempre più ne resto affascinato e comprendo la sua forza spirituale. Come sento vere le sue parole! Vere, sì, perché raccolgono le fatiche di ogni adolescente nel costruire la sua identità. Vere perché sono impastate di sofferenza, nell’affrontare una malattia invincibile, che ha richiesto immensa fede, per essere accettata, potendo così benedire sempre la vita. Vere, perché riflettono le realtà di molte persone, oggi, alla ricerca di un senso da dare all’esistenza.
Eppure, del tutto normale è stata la sua vita, in famiglia. Nasce in Inghilterra, a Londra, il 3 maggio 1991, da Andrea ed Antonia Salzano, per poi ritornare in Italia, con tutta la famiglia, pochi mesi dopo. Andrà a vivere a Milano, dove riceve un’ottima formazione, presso le suore Marcelline, frequentando poi il liceo classico dai Gesuiti. Adagio adagio, entra nella complessità del mondo dei computer, dove riesce a dare risultati inaspettati, tanto da essere chiamato “un piccolo genio dell’informatica”. è così bravo da riuscire a realizzare, meglio degli accademici esperti, dei programmi specializzati, che egli mette a disposizione dell’evangelizzazione e della promozione umana.
Si ammala a 15 anni, improvvisamente e misteriosamente. Ma anche allora guarda il mondo, non con occhi rabbiosi o nostalgici, ma con cuore di pienezza. Ripeteva spesso la frase centrale della sua vita: “non mi interessa il tempo. Tendo all’eternità! Oltre il tempo!”. Nel cuore suo risuona la grande certezza: “Solo chi fa la volontà di Dio sarà veramente libero!”. Trae la sua forza e la sua energia spirituale dall’Eucarestia, che egli chiama “l’autostrada del cielo”, condita con il Rosario, “la scala più corta per salire al cielo”.
Perciò, anch’io, come Vescovo, specie negli esercizi spirituali che predico, se mi ritrovo davanti una persona inquieta, che cerca con fatica la sua identità, mi piace citare la sua frase, notissima, che descrive con immediatezza la complessa situazione, culturale e sociale, del nostro tempo: “Tutti nasciamo come originali, ma molti muoiono come fotocopie!”. Veramente il nostro tempo è pieno di fotocopie, sbiadite e stanche, rassegnate e perdenti. Manchiamo di originalità, preoccupati soprattutto dell’immediato consenso della gente, in dannose e sterili imitazioni, sollecitati da facili esempi di potere o di spettacolo.
La sfida del nostro tempo, come ben dice la recentissima Enciclica “Dilexit nos”, è infatti proprio questa: essere se stessi, cercare veramente quello che il Signore vuole da ciascuno di noi, trovando nel cuore nostro il punto di unificazione e di sintesi della nostra vita. Avere cioè un cuore, che sappia affrontare l’anonimato della vita, per dare senso pieno a ciò che facciamo! Con lo sguardo a Maria, che faceva sintesi di tutto quello che viveva, nel suo cuore verginale, custodendo e meditando la sua storia (cfr Luca 2,19 e 2,51), specie nei momenti più difficili del suo vivere con Gesù (Dilexit nos, n.19-20).
Un cuore grande e saggio ha avuto Carlo, quando chiedeva ai suoi preti di alzare lo sguardo verso il cielo, poiché «la tristezza è lo sguardo su di sé; la gioia è lo sguardo su Dio!» E sapeva analizzare con chiarezza ogni comunità, quando scriveva che “le anime soffocano perché sono strette; e sono strette, perché restano nei limiti del loro piccolo “io”. è infatti più che naturale che manchino di aria, in questa prigione. Bisogna uscirne! Perché noi siamo più grandi di noi stessi! Ecco perché soffriamo, quando rimaniamo rinchiusi in noi stessi. Noi siamo grandi come Dio, ma a condizione di entrare in Lui!”.
Per questo, la sua famiglia e la chiesa particolare di Assisi hanno chiesto di porre la sua salma nel “Santuario della Spogliazione”, in città, poiché è in quel luogo santo che san Francesco ha liberato se stesso, togliendosi le vesti davanti al padre, Pietro di Bernardone. Ed ha ritrovato Dio, cuore della sua vita. In quel gesto profetico e dirompente Francesco è stato più grande di sé stesso, poiché è pienamente entrato in Dio!
Questo numero di Intravedere, del mese di novembre 2024, è anch’esso orientato al cielo, nel racconto vivace e bello delle commoventi celebrazioni liturgiche, in memoria dei nostri santi e nel ricordo vivo dei nostri defunti nei vari cimiteri. Così è altrettanto piacevole seguire le narrazioni di altre manifestazioni liturgiche diocesane, come l’ingresso dei nuovi parroci nelle parrocchie dei nostri paesi, con nuovi volti di preti, sempre sotto la guida illuminata del Vescovo Biagio.
La forza profetica della enciclica Dilexit nos riempie questo numero della nostra rivista. La lucida analisi, presente in queste pagine, ce la presenta con chiarezza e sferzante sintesi, poiché il nostro tempo, a livello culturale e sociale, sta tutto dentro quella domanda fondativa: “c’è un cuore in noi? Sono capace di tornare al cuore? So guardare al cuore di Cristo, che è il capolavoro dello Spirito santo? (n. 75).
Ecco perché la figura di Carlo Acutis, riletta anche alla luce della enciclica, la sentiamo sempre più vicina e vera. è sempre più amico di tutti noi. Ci dice, infatti, in stile giovanile, che “chi trova Dio, trova il senso della propria vita, trova il suo cuore, per poi prolungare questo amore ai fratelli e sorelle!”.
Buon Cammino a tutti verso l’Avvento!
+ padre GianCarlo Bregantini, Vescovo emerito