LA RELIQUIA DEL SANGUE DEL PATRONO D’ITALIA IN MOLISE

SAN FRANCESCO, IL MURATORE DI CRISTO

Il più grande costruttore spirituale della storia

Un brillante evento, ricco di intensa spiritualità e di profonda commozione e suggestione, è stato promosso dai Frati Minori Osservanti della provincia religiosa di S. Michele Arcangelo di Puglia e Molise, in particolare dai parroci della chiesa di S. Antonio di Padova e della chiesa San Giovanni Battista, unitamente alla unica fraternità del convento di San Giovanni, che hanno fatto giungere nella diocesi di Campobasso-Bojano, sia pure per meno di un paio di giorni, in uno straordinario appuntamento, la  insigna reliquia del Sangue di San Francesco, proveniente dal santuario della Verna, ove il fondatore dell’Ordine ha ricevuto le stimmate. L’evento va catalogato tra quelli straordinari se si tiene conto che la reliquia era destinata alla Terra Santa, ma la situazione bellica in piedi nel Medio Oriente, ha fatto dirottare il prezioso dono verso la nostra terra, per volontà dei promotori e organizzatori della iniziativa.

Una coincidenza fortuita, che ha avuto una vasta eco nella nostra città e nel nostro Molise, che hanno accolto con giubilo l’eccezionale regalo, anche e soprattutto per la forte devozione che si nutre nel santo patrono d’Italia. La Verna, centro in provincia di Arezzo, in Toscana, è il posto dove nel 1224 il poverello di Assisi, come detto, ha ricevuto le stimmate.

Nel Santuario si trova la cappella delle reliquie ove sono contenuti oggetti vari appartenuti al santo tra cui, in una teca di bronzo, la reliquia del sangue. Si tratta di un pezzetto di garza, di panno di lino, che Francesco teneva sulla ferita del costato. In occasione della ricorrenza delle Sacre Stimmate, il 17 settembre di ogni anno (quest’anno c’è stata la celebrazione per la ricorrenza di 800 anni), il Ministro Generale dell’Ordine dei frati minori, dal piazzale antistante il Santuario, proprio con questa preziosissima reliquia impartisce la benedizione a tutta l’Italia. Il resto corporale del Santo, contenuto in una apposita ampolla, opportunamente scortato, è arrivato nel capoluogo regionale, presso palazzo San Giorgio, sede del Comune, ove ad attenderlo, tra gli altri, c’era il nuovo pastore della diocesi di Campobasso-Bojano, S.Ecc. Mons. Biagio Colaianni, insieme agli amministratori e a molti religiosi.

Qui si è tenuto il rito di affidamento della città da parte della sindaca, Marialuisa Forte, prima di raggiungere, in processione, la chiesa di S. Antonio ove si è tenuta la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Colaianni e alla quale hanno preso parte tutti i figli del Serafico padre presenti in città, e, naturalmente, tutto il popolo, credente e non. San Francesco d’Assisi, santo della pace e della povertà, santo universale, nome scalfito nella memoria storica della Chiesa, impresso nel cuore di ogni fedele, attraverso la reliquia, è stato onorato degnamente dalla popolazione accorsa massiccia, nelle poche ore in cui è rimasta alla venerazione di tutti. I due parroci francescani di S. Antonio di Padova e San Giovanni Battista, padre Giovanni Dicosola e padre Antonio Narici, hanno voluto equamente distribuire le emozioni e l’accoglienza della reliquia nelle due comunità, per lasciare in ognuna tracce indelebili del passaggio. Particolarmente toccante, poi, è stata la visita di poco più di un’ora, che è stata riservata all’ex centro della Cattolica, luogo di sofferenza. Malati dei vari reparti e personale medico e infermieristico, unitamente alla dirigenza e al personale amministrativo hanno potuto toccare con mano, con immensa devozione, quanta grazia sia stata messa a loro disposizione. Non capita tutti i giorni ammirare il prezioso dono di Dio, attraverso una reliquia di uno dei suoi servi migliori, e la cittadinanza ha colto appieno il significato di tale meravigliosa presenza, accorrendo in massa per elevare preghiere e suppliche. La famiglia francescana, così come sparsa in tutto il mondo, e in specie quella molisana, ha potuto così vivere una festa speciale, dopo quella del 4 ottobre, per la ricorrenza di Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1228, dopo due anni dalla sua morte, avvenuta il 3 ottobre 1226, fu dichiarato, insieme a Santa Caterina da Siena, patrono principale della nostra bella Nazione italiana, il 18 giugno del 1939, ottantacinque anni fa, dal pontefice Pio XII. Fondatore dell’Ordine Francescano, che da lui prese il nome, morì giovanissimo, alla età di soli 44 anni, per gravi malattie, ivi compresa la cecità.

Un periodo esistenziale che è stato abbondantemente sufficiente per proiettare Francesco agli onori della gloria, in virtù di una vita fatta di amore e di servizio al prossimo. Un modello di presenza che è stato esportato in tutto il mondo, tantissimi sono stati i suoi seguaci in ogni angolo del pianeta.

A due anni dalle stimmate, ricevute nel giorno della Esaltazione della Croce, il 17 settembre 1224, e a venti dalla conversione, ridotto ai minimi termini fisicamente, sotto il peso di molteplici e dure tribolazioni e patimenti, dal palazzo del Vescovo di Assisi, dove risiedeva chiese che lo conducessero a Santa Maria della Porziuncola: voleva restituire al Creatore la sua anima, là dove aveva ricevuto lo spirito della grazia. I segni della passione di Cristo, le stimmate, invece, come detto, le ricevette al Santuario della Verna, in Toscana. Religioso a tutto tondo, ha dato un profondo senso di attaccamento a Gesù, stravolgendo il suo itinerario terreno, che poteva essere vissuto agiatamente, in una culla di benessere, grazie alle ottime condizioni economiche in cui versava la famiglia.

Ha abbracciato, invece, sorella povertà, che unitamente a sorella obbedienza e sorella carità, sarà il principio ispiratore della sua regola, che indicherà ai suoi seguaci, diffusi in ogni parte del globo.

Il Muratore di Cristo «và e ripara la mia casa» sicuramente va annoverato tra i più grandi costruttori spirituali della storia.

Michele D’Alessandro