VANGELOSCOPIO

«VI MANDO COME AGNELLI IN MEZZO A LUPI» (LC 10,3)

È bello quando c’è silenzio e si ascolta il battito del cuore. Sembra scandire una melodia: la più segreta, quella pura, senza macchia. Grande è il silenzio che porta pace: tutto riprende a respirare. E Dio si rivela come pace all’ombra di tutte le nostre umane attese. E quanto è prezioso conservare questa intimità con Lui, quando poi si riprendono le lotte, le corse, tra brividi e lacrime, nel cerchio della quotidianità. L’eroismo evangelico consiste nel mantenere intatti questi momenti di preghiera nascosta con Dio. Solo da qui possiamo attingere la forza per resistere al male, alla tristezza, quando i lupi ci accerchiano e talvolta arrivano persino a ferirci. Chi non è pronto a stare in mezzo ai lupi, non è pronto ad essere cristiano!

Il nostro ministero poggia radicalmente su questo mandato di Gesù: “Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi” (Lc 10,3). Andate, sembra dirci, non abbiate paura delle malvagità che incontrerete, perché sono io che vi mando! O Gesù, Maestro nostro, come non accogliere le Tue parole! Come risparmiarci al Tuo divino volere! Come non sentire che Tu sei con noi, quando la violenza ci sbrandella l’anima! Avere davanti i lupi e subire la loro crudeltà è esperienza di morte, di paura, ma chi è agnello resta agnello, anche quando i lupi lo assalgono con ogni sorta di spietatezza. D’altra parte, Gesù ce lo dice che la missione del battezzato è proprio questa. Nella vita l’importante è allora scegliere di essere quegli “agnelli” inviati dal Cristo e non quei lupi che non sanno fare altro che aggredire. In questo consiste la sostanza del credente, di ogni discepolo. Quando i lupi sono attorno a noi e non dentro di noi, è la prova che siamo “agnelli” mandati dal Signore. Ciascuno nel silenzio può scoprire riservatamente se dentro di sé c’è un lupo o un agnello. Perché patire e far patire non è la stessa cosa! L’agnello infatti è portatore del Regno di Dio. Il lupo è portatore della sua stessa rovina. Il primo intende la sua fede intrisa di grazia. Il secondo ha scelto il rifiuto della grazia.

A che serve precipitarsi alle fontane inaridite, da dove esce veleno piuttosto che acqua fresca! Altro è essere certi che presso il Signore c’è sempre pace, anche quando sopraggiunge un branco di lupi. E’ poi necessario fermarsi e considerare da vicino le caratteristiche di chi è “agnello” e bearsi nel capire che c’è innocenza, mitezza, dolcezza. Le tre virtù che prendono il nome da quei santi, martiri e testimoni che hanno vivificato la propria anima sorridendo al Signore, sanguinando d’amore ardente come Lui, per Lui. Prendere questo impegno con Cristo è portare avanti l’opera del Vangelo, ma non attorno ad un tavolo, dove tutti sono d’accordo, né tantomeno da dietro una scrivania con dinnanzi novantanove segretari. Piuttosto in mezzo a quei lupi che scrivono con l’inchiostro della propria anima sulla pergamena del Separatore, perché il male nella Bibbia porta il nome di Divisore, di Accusatore. E tanto per ripassare, il termine diabolos va tradotto come la tenebra disgregatrice, che si getta appunto in mezzo alla strada di traverso, proprio per impedire che la creatura si unisca al Suo Creatore.

Gesù lo disse chiaramente che chi lo segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (cfr Gv 8,12).

Che bello allora comprendere che ognuno risponde della propria anima, che non ci si salva per delega!

Ylenia Fiorenza