«Rientrando a casa da scuola, vidi uno sconosciuto seduto alla nostra tavola. Chiesi a mia madre chi fosse e lei rispose che era un povero, al quale aveva offerto ospitalità». Questo episodio di fanciullezza ha spinto padre Lino Jacobucci a diventare frate minore e a dedicarsi ai poveri e agli emarginati. Sono parole che egli pronuncia nell’intervento di ringraziamento nel giorno del suo giubileo sacerdotale, celebrato il 28 dicembre 2024 nel convento di Santa Maria di Loreto a Toro (CB). Una messa solenne da lui officiata alla presenza del ministro provinciale dei frati minori, padre Alessandro Mastromatteo, dell’arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano, mons. Biagio Colaianni, di fra Gaetano Jacobucci, fratello minore di padre Lino, di altri presbiteri e frati della diocesi e delle zone limitrofe, oltre che delle massime autorità civili e militari. La funzione, durante la quale padre Lino è apparso visibilmente commosso, ma sempre composto, è stata animata dalle melodie del coro dei ragazzi della comunità “La Valle”, diretti dal prof. Marco Messore. Numerosa è stata la partecipazione dei cittadini del posto e dei paesi vicini, a dimostrazione dell’affetto e della stima da sempre nutriti nei confronti di questo frate intraprendente che, come egli stesso ha affermato, ha sempre operato affrontando i problemi con l’atteggiamento del buon samaritano.
Padre Lino nasce a Toro il 28 marzo 1948 da Nicola e Assunta Serpone. Penultimo di sei figli, decide di intraprendere la vita monastica in quanto sua madre era iscritta all’ordine francescano secolare e aveva sempre mostrato forte attenzione per i poveri. Inoltre, la sua casa era frequentata spesso da frati. Lui era rimasto tanto colpito dalla loro gioia, attenzione, disponibilità e generosità, che decise di essere e agire come loro. Nel 1988, già parroco nella chiesa di Sant’Antonio di Padova, ebbe il desiderio di fare qualcosa per i tossicodipendenti. Fondò un gruppo di alcolisti anonimi e, contestualmente, avvicinò quei genitori che avevano avuto sentore che i figli facessero uso di droghe. Poi accompagnò un ragazzo alla comunità terapeutica di padre Eligio. Rimase talmente affascinato dal loro modo di vivere, quasi da francescani, che volle tentare di creare qualcosa di simile anche in Molise. Nel 1988 fonda la comunità “La Valle”, in cui attualmente sono ospitati venti giovani di diverse età che, essendosi imbattuti nel tunnel della droga e dell’alcol, stanno affrontando percorsi di recupero e di reintegrazione. Nel 2002 ha creato “Il Girasole”, dove sono presenti altri venti ragazzi con problemi di droga e alcol, e nel 2014 è nata “Casa Martina”, che ospita ragazze madri con i loro bimbi.
Ammette con rammarico che si sta assistendo sempre più a una povertà interiore nei giovani, un senso di solitudine che credono di colmare con l’uso di sostanze stupefacenti. In tale ottica, è lieto che il questore di Campobasso abbia sposato la sua iniziativa di recarsi nelle scuole superiori della città per parlare degli effetti devastanti delle droghe e abbia deciso di accompagnarlo nelle visite.
Diversi sono stati i momenti toccanti della cerimonia, in special modo l’intervento del ministro provinciale padre Alessandro e quello del vescovo Colaianni. Frate Alessandro conosce padre Lino dal 1999, anno in cui ha iniziato il suo percorso vocazionale. Gli è stato presentato come il “frate della carità”, impegnato nelle periferie esistenziali, per usare una espressione di papa Francesco. Padre Lino ha saputo trasformare la verità del Vangelo in vita vissuta, prendendosi cura dei giovani disagiati. La comunità francescana lo ha festeggiato con gioia e riconoscenza per tutto il suo operato. Lui ha espresso la sua fedeltà a Dio con la vita e non con le sole parole. La sua testimonianza l’ha consegnata al Signore e a tutti i confratelli con le mani operose, gli occhi attenti, i piedi missionari e il cuore palpitante, in favore dei tanti ragazzi problematici del Molise e delle regioni limitrofe. Si è comportato come Giuseppe, il quale, attento alla voce dell’Angelo, porta in salvo Maria e Gesù in un’altra terra, più sicura. Per analogia, anche padre Lino ha portato tante generazioni di giovani in altre terre, affinché potessero ritrovare la salvezza. Ha chiesto al fratello padre Gaetano quale messaggio volesse dare al festeggiato in questo giorno solenne. Gli ha risposto che gli piacerebbe che si riposasse un poco, ma come si può fermare un frate così attivo e lungimirante? Lui e la fraternità tutta invece augurano a padre Lino altri cinquanta anni di vita operosa, in fedeltà e comunione con Cristo Signore.
Il vescovo Colaianni è intervenuto con umiltà e delicatezza e ha voluto che padre Lino stesso celebrasse la messa della sua festa. Il presule ha sottolineato come il frate abbia manifestato la sua fedeltà a Dio rendendosi sempre e comunque disponibile verso coloro che sono più nel bisogno, vivendo fragilità di vario tipo. Padre Lino, aggiunge Colaianni, è stato un vero sacerdote perché non solo è stato scelto da Dio per la salvezza degli uomini, ma si è posto al Suo servizio, e questo diventa progetto di bene sugli uomini. L’augurio del vescovo al frate è quello di rimanere sempre consapevolmente gioioso tra gli ultimi e di continuare a servire coloro che, nella fragilità, saranno forse considerati gli ultimi, ma davanti a Dio potranno diventare grandi perché amati da Lui e dagli uomini.
Altro momento solenne è stata la lettura della benedizione papale impartita a padre Lino, con l’auspicio e l’augurio che il suo ministero continui a essere icona e trasparenza di quello di Cristo che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.
Assai interessante e gradita la raccolta di poesie che fra Gaetano Jacobucci ha intitolato Fiore selvatico. Profumo di nardo, prodotta in occasione del 50° anno di sacerdozio del fratello Lino. Un inno all’amore, in tutte le sue forme, nella prima parte. Una rielaborazione del Cantico dei cantici nella seconda parte. Un dono prezioso in un mondo che sta attraversando momenti tristi e burrascosi e che ci fa comprendere che lo è ancor di più quando è praticato nei confronti dei diseredati.
Dopo la cerimonia, padre Lino ha voluto trascorrere un momento conviviale con la fraternità e gli amici, oltre che con i suoi ragazzi. Nell’occasione, questi hanno espresso gratitudine al frate che si è amorevolmente preso cura di loro, leggendo messaggi di ringraziamento.
La carismatica figura di padre Lino possa essere di esempio soprattutto alle giovani generazioni perché insegna che fare il bene ripaga e appaga. Padre Lino ha saputo asciugare tante lacrime di madri, mogli, figli, ha contribuito a curare le ferite e ridare speranza a chi credeva di averla persa completamente. Auspica un maggiore lavoro in rete tra le istituzioni perché si fortifichi tutto l’operato. La redazione tutta di Intravedere gli augura di continuare questo percorso e di realizzare i progetti posti in essere, con caparbietà, coraggio e grazia di Dio.
Mariarosaria Di Renzo