INCONTRO
Il 9 e 10 u.s. si è svolto, a Roma, il Forum della Mondialità, occasione per la presentazione del rapporto sui conflitti dimenticati: Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo, ottava tappa di un percorso di studio sui conflitti dimenticati, avviato da Caritas Italiana nel 2002. L’evento, organizzato in collaborazione con CSVnet, (rete nazionale dei centri di volontariato), ha avuto come media partner ANSA.
La giornalista Manuela Tulli, ha moderato l’incontro a cui hanno preso parte mons. Carlo Redaelli, presidente di Caritas Italiana, Paolo Beccegato (curatore del rapporto e responsabile del Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei Popoli della CEI), Walter Nanni (curatore del rapporto e responsabile Servizio Studi di Caritas Italiana), Maria Sabrina Titone, dell’Istituto Demopolis, Monia Azzalini, dell’Osservatorio di Pavia, Lucia Capuzzi, giornalista inviata di Avvenire, Francesco Strazzari, docente presso l’Università Sant’Anna di Pisa, Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio CEI per le Comunicazioni sociali e don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana. Secondo don Marco, il Rapporto “vuole essere, una voce che rompe il silenzio, un richiamo alla consapevolezza e all’azione.
Ogni pagina è un invito a non dimenticare, a riportare alla luce storie di sofferenza e di resilienza che non trovano spazio nei nostri schermi”, nella considerazione, peraltro, che la violenza si diffonde con l’indifferenza.
SCENARI E PERCEZIONI
Il rapporto si struttura in tre parti: una iniziale descrittiva-analitica, offre uno spaccato dei fenomeni e delle tendenze in atto, concentrandosi, in particolare sullo scenario geopolitico internazionale, considerandone l’attuale complessità e la crisi delle democrazie liberali, non più indiscusso modello di riferimento.
Viene analizzato l’assetto internazionale, evidenziando le dinamiche di medio e lungo periodo. Puntuale attenzione viene posta alle crisi umanitarie (accesso alle risorse, inquinamento ed effetti collaterali derivanti dalle guerre, fame, migrazioni).
In particolare si evidenzia come, a prescindere dalla divisione in categorie e termini, dietro gli eventi vi sia una grande sofferenza derivante dalla violazione dei diritti umani, con coinvolgimento dei minori in situazioni di conflitto armato.
Secondo il rapporto del Segretariato generale dell’ONU le violazioni sui minori includono: uccisioni e menomazioni, reclutamento e utilizzo in gruppi e forze armate, violenza sessuale, rapimenti, attacchi a scuole ed ospedali, diniego dell’accesso umanitario. Inoltre, a causa delle guerre quasi 300 milioni di persone nel mondo sono dipendenti da aiuto umanitario, compreso quello alimentare; 52 stati nel mondo vivono situazioni di conflitto armato; 170.700 sono i morti a causa diretta di azioni di guerra (nel 2022 erano 153.100); 63 le operazioni multilaterali di pace, un terzo delle operazioni è coordinato dall’ONU; 100.568 sono gli operatori civili e militari impegnati in operazioni di pace (dicembre 2023).
Questi indicatori descrivono una situazione geopolitica di evidente gravità.
La seconda parte, cuore dell’opera, attraverso un sondaggio demoscopico, effettuato dall’Istituto Demopolis, descrive la conoscenza e la percezione dei conflitti da parte dell’opinione pubblica. Realizzato su un campione rappresentativo, di italiani, l’80% considera le guerre come avvenimenti, evitabili; il 71% può citare almeno una guerra avvenuta negli ultimi 5 anni; il 74% non vuole interventi armati, ma il ricorso alla politica; il 65% si interessa di cronache locali e non di grandi eventi internazionali; il 72% vorrebbe potenziare il ruolo dell’ONU. Si evidenzia come, a fronte di informazioni relative ai conflitti israele-palestinese, la guerra in Ucraina, in un anno, sei paesi in guerra non abbiano ricevuto alcuna copertura mediatica (Bangladesh, Etiopia, Guatemala, Honduras, Iraq e Kenia).
La terza parte, che conclude il Rapporto, ha un taglio prettamente propositivo, analizza possibili prospettive di lavoro ed impegno, a partire anche da esperienze concrete, in ambito ecclesiale e civile, con particolare attenzione al ruolo della Caritas e della Chiesa universale.
Di grande importanza è l’attenzione data alla connessione tra le guerre e le tematiche ambientali, con riferimento alla Laudato Si’, alla cura della “casa comune”, evidenziando come gli effetti delle guerre riguardino, peraltro, anche l’inquinamento, la distruzione delle risorse, il degrado ambientale, l’accaparramento dell’acqua, possibile elemento di conflitto. Si suggeriscono posizioni ed impegni attuabili, opere e percorsi di riconciliazione possibili, indicando, altresì, le modalità di comunicazione ed informazione degli eventi da parte della stampa, che dovrebbe raccontare non solo gli orrori della guerra, ma anche storie di coraggio e professionalità, evitando aspetti di “ambiguità e reciproca fascinazione” tra conflitto armato e giornalismo.
GIUBILEO PACE E SPERANZA
Nel lontano 2014 papa Francesco, attraverso un’intuizione che si è rivelata profetica, parlava, in occasione di una visita a Redipuglia, “di terza guerra mondiale combattuta a pezzi”. Secondo mons. Radaelli “il conflitto è la negazione della speranza e un fallimento del tentativo di mediazione. Il Giubileo è il tempo propizio per promuovere giustizia, pace e riconciliazione”. Mentre i conflitti continuano ad incendiare il mondo, è indispensabile coltivare la speranza “È necessario investire nella costruzione della pace, non come un’idea astratta, ma come una realtà concreta che si manifesta nelle scelte quotidiane. Abbiamo il compito di promuovere una cultura di pace, che parte dal rispetto reciproco e dalla volontà di trovare soluzioni” ed il Giubileo deve essere un’occasione di riappacificazione, il tempo propizio per promuovere giustizia, pace e riconciliazione. Dobbiamo essere protagonisti, costruttori di ponti, promotori di dialogo, seminatori di speranza, artigiani di pace. “Siamo chiamati a essere testimoni di un nuovo modo di convivere, fondato sulla giustizia, sulla verità, sull’amore. Un cambiamento che parte da noi, dalla nostra volontà di non voltare le spalle e di lottare affinché ogni vita sia rispettata”.
Silvana Maglione