SAN GIOVANNI BOSCO

«IL SOGNO CHE FA ANCORA SOGNARE»

Giovanni Melchiorre Bosco, popolarmente conosciuto come don Bosco, nasce nella provincia astigiana nel 1815, noto come il santo protettore dei giovani, perché su di loro lo sguardo di Giovanni si posò sin da bambino e non si distaccò più.

Per loro è sempre padre e maestro, per loro profonde le sue energie e concepisce la sua idea più grandiosa, audace e moderna: l’oratorio parrocchiale come luogo d’incontro per ragazzi e giovani, specie quelli poveri e abbandonati dal mondo. 182 anni fa, così, nasce il primo oratorio, intitolato a San Francesco di Sales, dopo l’incontro del giovane sacerdote con Bartolomeo Garelli, un ragazzo ormai demotivato e senza stimoli, che don Bosco conquista facendo leva sul suo unico talento: saper fischiare.

In modo semplice la sua iniziativa diventa straordinaria, faro di speranza e opportunità per migliaia di giovani in tutto il mondo, rifugio accogliente per gli emarginati, riparo per i più fragili e, soprattutto, avanguardia educativa attesa l’alta missione della miglior crescita umana e cristiana dei ragazzi che incontrava.

E pensare che tutto iniziò con un sogno, a nove anni: una donna splendente come il sole che gli chiese di essere “umile, forte e robusto; così quello che vedi succedere di questi lupi che si trasformano in agnelli tu lo farai per i miei figli”. Poi la splendente creatura aggiunse: “Io ti farò da maestra. A suo tempo, tutto comprenderai”.

Particolarmente devoto e riconoscente a Maria, decide di dedicarle la Basilica di Maria Ausiliatrice in Valdocco di Torino, divenuta poi cuore della spiritualità salesiana. Lui, l’uomo dei sogni che si avverano! E tanti ne farà nella sua vita che guideranno il suo operato.

Sullo slancio entusiasta di Don Bosco verso il mondo giovanile voglio soffermarmi.

La sua figura nei decenni è stata declinata in tanti modi; ma oggi, all’alba di questo 2025, cosa ci direbbe Don Bosco se fosse qui tra noi? Beh, io immagino che non salirebbe in cattedra scagliandosi contro le “diavolerie digitali” contemporanee o puntando il dito contro questo o quel comportamento adolescenziale.

Sono sicura che egli, seguendo l’obiettivo primario di salvare le anime dei giovani, particolarmente quelli “abbandonati e pericolanti”, li accoglierebbe ancora tutti lì, in oratorio, ancora una volta, convocandoli con un persuasivo messaggio sul gruppo WhatsApp o un video su TikTok, proponendogli magari un po’ di musica trap o una pizza in compagnia, insomma prendendoli per mano verso una crescita onesta attraverso le molteplici attività oratoriane educativo-popolari.

Forse organizzerebbe un torneo Nintendo Switch o Playstation, pur di metterli insieme e creare l’occasione dell’incontro col pretesto del gioco, spiegando loro che la bellezza della fede sta nella condivisione quanto nell’armonia, inventando una pastorale sempre nuova e attuale per innamorarli di Gesù.

Prendiamo coscienza che il mondo cambia, le generazioni si succedono, ed i loro bisogni si modificano velocemente; ma oggi si sente, più che mai, l’urgenza di riportare i giovani al centro del percorso evangelico, come Don Bosco ha auspicato da sempre, e per sempre.

Anche il Papa ha precisato nell’Evangelii Gaudium: “Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la ‘mistica’ di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può

trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio”.

Voilà! Torna poderosamente attuale “il sogno che fa sognare” di don Giovanni Bosco: in un tempo di incertezze, di allontanamento sociale ed inaridimento delle coscienze si ravviva la sua visione originaria di doversi impegnare ad essere presenti dove i giovani si trovano, attraverso l’accoglienza, l’incontro e la condivisione per «una formazione che abbracci tutti i giovani, che li renda forti e robusti, allegri nel tempo e nell’eternità»

.… Che il sogno continui!

Mariagrazia Atri