Sepino e Santa Cristina costituiscono un binomio indissolubile, che perdura da oltre novecento anni. La devozione verso Santa Cristina iniziò con l’arrivo delle sue reliquie il 5 gennaio 1099, quando due pellegrini francesi, diretti in Terrasanta, trafugarono parte delle reliquie a Bolsena. Giunti a Sepino, non riuscirono più a partire, segno della volontà della Santa di rimanere lì. Da allora, Santa Cristina è Patrona del paese.
In onore della Santa si celebrano diverse festività: 5, 6, 9, 10 gennaio e 23, 24 luglio. Testimonianza di tali ricorrenze, già in età medievale, ci è data da una pergamena del 22 agosto 1306, conservata nel museo della chiesa di Santa Cristina, scritta dall’arcivescovo Monaldo di Benevento, che prometteva indulgenze ai penitenti che avrebbero visitato la chiesa di Santa Cristina “nei giorni della quaresima e fino a otto giorni dalla Resurrezione del Signore, e nell’anniversario dell’edificazione della Chiesa, del ritrovamento del corpo, della traslazione e della passione della predetta vergine…”. Queste celebrazioni mostrano la devozione e la sacralità attribuite alla Santa fin dal Medioevo.
Ogni anno tali festività sono sentite pienamente e ripetute con amore dalla comunità sepinese, ma la più emozionante, poiché pervasa da un più intenso spirito religioso ed intimistico, è senz’altro quella che si svolge nel mese di gennaio. La preparazione alla festa è sentita già dal Natale che la precede e l’attesa è colma di un’euforia tutta intenta ad esplodere nel giorno culminante del sentimento religioso popolare: il 9 gennaio, vigilia della festa della traslazione, a ricordo dell’ingresso delle reliquie della Santa nella Chiesa. L’annuncio della festa arriva con la prima suonata, a mezzogiorno, del 5 gennaio: la comunità sepinese si ferma, inizia la ricorrenza. Il 6 gennaio ricorda l’arrivo delle spoglie della Santa a Sepino. L’8 gennaio si tiene la tradizionale cena della “crianzola” (gesto di gentilezza e riguardo), incontro conviviale originariamente solo di capofamiglia, oggi un evento comunitario. Il 9 è il giorno di festa più sentito e quello più ricco di simboli e sacralità, durante il quale ogni singolo avvenimento viene preannunciato dal suono delle campane. Alle 16, il suono a distesa del campanone raduna i bambini in piazza per ricevere il “cartoccio”, un pacchetto di dolci, offerto dall’Amministrazione comunale. Le prime a riceverlo sono le “verginelle”, bambine vestite di bianco, in onore di Santa Cristina, martirizzata ad undici anni, quindi vergine e pura, che ricevono in dono anche una candela, portata in chiesa come offerta. Alla quarta “suonata” il sindaco di Sepino avvia il corteo delle autorità verso la Chiesa: ogni comunità presente viene annunciata e preceduta dal proprio gonfalone. In questa circostanza, prima dell’inizio della funzione religiosa, il sindaco pronuncia il suo discorso: un consuntivo dell’anno trascorso e i propositi per quello futuro. La celebrazione eucaristica, preceduta dai vespri, è sempre officiata dal vescovo e quest’anno è stato un piacere avere la presenza di S.E. Rev.ma Mons. Biagio Colaianni, che, nella sua omelia, ha sottolineato che gran parte delle tradizioni che celebriamo nascono dalla devozione verso figure sante, così come lo è per noi sepinesi quella nei confronti di Santa Cristina, una bambina che, nonostante la sua giovane età, ha avuto il coraggio di vivere la sua fede con una profondità straordinaria.
“Santa Cristina ha affrontato la sofferenza del martirio con una forza che non appartiene ai bambini, ma che, nel suo caso, era radicata in un amore più grande, quello nei confronti di Dio. La storia di Santa Cristina ci ricorda che la fede, quando è vera, non si ferma davanti alla sofferenza. Al contrario, diventa una forza che ci permette di affrontare le difficoltà con coraggio. E di fronte alla morte, Cristina non ha avuto paura, perché era convinta che l’amore di Dio fosse più forte di ogni sacrificio”. Questo è l’invito che Santa Cristina rivolge ad ognuno di noi e l’invito che il nostro arcivescovo ha voluto sottolineare: “L’amore di Dio è più prezioso di tutto il resto, e non possiamo permetterci di barattarlo con le cose effimere della vita. Il nostro amore per il Signore deve essere una scelta chiara e costante. La fede è un dono che ci permette di affrontare ogni difficoltà, perché Dio ci ama e ci protegge e sarà sempre la forza sulla quale contare. Santa Cristina ci insegna che l’amore per Dio deve essere il fondamento della nostra vita e che, come lei, possiamo offrire la nostra vita al Signore, convinti che solo in Lui potremo trovare la vera gioia”.
Una gioia che, in questa ricorrenza, è rappresentata dal suono ininterrotto delle campane, che, come ci ricorda Mons. Colaianni, devono suonare per richiamare ognuno di noi alla preghiera, al silenzio, alla riflessione sulla nostra vita e sul nostro rapporto con Dio. Nella notte tra il 9 e il 10, le campane vengono suonate manualmente dai fedeli secondo turni sorteggiati, ad intervalli di un quarto d’ora. È questa la “notte delle campane”, durante la quale il suono melodioso arriva intenso nell’animo di ogni sepinese e si propaga nella valle e nei cuori dei sepinesi ovunque nel mondo. È la notte in cui ogni rintocco di campana è un’emozione che cresce, un brivido che porta alla riconciliazione e all’armonia, perché questo suono è diventato il linguaggio della nostra comunità, il nostro sangue. Il 10 gennaio si celebra l’”intratio”, la traslazione delle reliquie della Santa nella Chiesa a lei dedicata. Dopo la santa Messa, la solenne processione conclude le celebrazioni. Alle 16, l’ultima suonata. La festa si conclude, ma il legame verso Santa Cristina rimane saldo e vivo nei cuori dei sepinesi, che nutrono e nutriranno per Lei un amore incondizionato.
Evviva Santa Cristina.
Luisa Lisella