EDITORIALE

SEMINARE INTERROGATIVI

Questa volta, nello scrivere l’editoriale di questo mese di febbraio 2025, mi immergo nella gioia di vivere anch’io il Giubileo dei giornalisti, poiché giornalista lo sono da quasi trent’anni, con molteplici esperienze significative. E’ un dono ed un servizio, sempre più prezioso, come del resto ha evidenziato proprio lo stesso Giubileo, con la presenza del Papa che ha caratterizzato il tono qualificato dell’evento, indicando itinerari altissimi di etica professionale. In primo luogo ha subito precisato che “non basta dire cose vere; bisogna invece essere persone vere”. Ci ha letto nel cuore, perché così avviene ogni volta che stiamo per scrivere un pezzo, sentiamo che la voce della coscienza riemerge con passione. E’ il cuore che ci deve guidare e che attraversa tutto il nostro impegno professionale, mentre elaboriamo, ogni mese, il nostro “Intravedere”. Un cuore che poi si esprime con l’attenzione curatissima agli aggettivi e al contesto in cui collochiamo i nostri servizi. Basta infatti un aggettivo per cambiare le cose, per farle diventare positive, con lo sguardo al futuro oppure tristi e nostalgiche, appassionanti o stanche, vere o artificiose. Itinerari che sono stati ripresi sapientemente anche in diocesi, con la sottolineatura che ha espresso il nostro Vescovo Biagio nel suo messaggio: “È fondamentale che il giornalismo rimanga un luogo di verità e di servizio alla comunità”. Principio fondamentale per “costruire una società più giusta, più umana, più solidale”.

Siamo infatti anche noi, come redazione, impegnati a costruire questi spazi, con occhi di futuro, affrontando in maniera costruttiva ogni questione. Il Papa direbbe capaci di raccogliere le briciole di speranza, seminando interrogativi. Bella questa prospettiva: seminare interrogativi. Cioè, domande, spunti nuovi, alla ricerca di un “oltre” che incanta ed affascina, perché va costruito sempre di più. Per questo, curiamo moltissimo ogni pagina, a partire dalla copertina di Intravedere che è sempre un messaggio significativo. Il nostro periodico racconta il mese, con lo scopo di condividere ogni evento, di far correre per le nostre realtà le belle notizie. Narriamo, cioè vediamo luci ed ombre, per poter dare uno sguardo completo alle cose, per lasciare nel cuore uno spazio aperto al nuovo, da intravedere insieme, affidandolo alla freschezza dei nostri amabili e affezionati lettori.

Ci piace, allora, raccogliere le osservazioni acutissime, espresse, nella sua prolusione, dalla giornalista MARIA RESSA, filippina, perseguitata con carcere duro dal dittatore del suo paese, Rodrigo Duterte. Ci ha lasciato quattro consigli preziosissimi: Collaborare fraternamente con i nostri colleghi; parlare con chiarezza e verità; proteggere sempre i più vulnerabili; riconoscere con fierezza il nostro potere di comunicatori!”. Li assumiamo, anche noi, con consapevolezza matura. Si imprimono nel cuore dei nostri redattori, per essere persone vere educando ad essere persone vere!

Ed anche il male che pur c’è in ogni ambiente, spesso nascosto nel silenzio ipocrita, va visto ma va narrato bene, per non logorare i fili della convivenza, come ci ha esortato papa Francesco. Perciò, ci impegniamo a raccontare la persona, senza renderla un nemico da combattere, secondo le illuminate parole di Ferruccio De Bortoli, del Corriere della Sera. Anzi, ne facciamo un fratello e non un fardello!

Un consiglio che vale un tesoro, perché è sempre insidiosa, anche nei nostri ambienti ecclesiali, la tentazione di utilizzare la nefasta “damnatio memoriae”, che scava nel passato di una persona o di un popolo, solo per far emergere difetti o limiti e mai segni di bontà costruttiva, che sempre ci sono. Sappiamo, infatti, che, mentre il male intralcia, il bene apre vie e benedizioni!

Ricordiamo quello che Papa ci ha detto nel messaggio per la Pace e nella Dilexit Nos, ricuperando il tema del cuore, così caro a lui.

Scrive infatti il papa: “cerchiamo una pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato, che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo, un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro ad altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro, con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo!”. (n. 13).

 Questo numero di Intravedere

E’ un numero vivace, un po’ come tutti, perché raccoglie il nostro cammino. In primo logo, il messaggio per la giornata della Vita, punto di partenza antropologico, perché si chiede di fondare la speranza sulla difesa della Vita, per poi guardare con crescente attenzione alla Giornata della Vita consacrata, che regala alla diocesi il profumo di cuori zelanti, nella tenerezza dei santi Sposi, Maria e Giuseppe, mentre donano il Bimbo Gesù, profumo per il mondo. Diciamo grazie alla parola saggia del Vescovo Biagio e a padre Florin, che  hanno chiesto ai frati e alle suore di aprire le tre porte: del cuore, del convento e la porta del paese.

Per questo, ha uno spazio vivissimo e fondamentale lo studio proposto dalla Scuola Toniolo sulla centralità del cuore, nella lettura approfondita della Dilexit nos, perché tutto dipende da qui, dall’avere e sentire un cuore dentro di noi e attorno a noi, anche quando scriviamo i nostri articoli. Quel cuore che il mondo sta perdendo, nel rendere sempre più dura la vita dei migranti: con barriere altissime, porti lontani, pressioni di ogni genere, nel rifiuto di accordi internazionali…Certo, tutto parte dall’aver dimenticato il severo monito di Gesù: “ero straniero e mi avete accolto!” (Mt 25,35), lasciando cadere nel nulla anche il grande respiro teologico e spirituale di Mons. Scalabrini, l’apostolo dei migranti, che nella sua Regola ci offre uno spazio culturale immenso: “L’amore per il prossimo non deve conoscere confini, perché ogni terra è patria e ogni uomo è fratello!”.

In gioco, infatti, non vi è solo una questione di singole persone. Ma di civiltà, in una visione storica e geopolitica innovativa.

Se il mondo infatti si chiude, per crescente paura, è una intera civiltà che sta crollando!

Scalando da giovane le Dolomiti, ho imparato infatti che basta un sasso, lasciato cadere per superficialità, a far scivolare una montagna intera e produrre un danno immenso, come sembra di vedere, oggi, se non saremo capaci di sostituire la insidiosa parola “paura” con la bella espressione “fiducia reciproca!”, a cominciare dall’accoglienza verso chi soffre e ha bisogno di pane, di casa, di lavoro, di una terra da coltivare. è questione di “cuore”, sì, chiave di volta del nostro tempo.

+ padre GianCarlo Bregantini, Vescovo emerito