La scorsa estate ho guidato il pellegrinaggio diocesano sui passi di Sant’Agostino, visitando diversi luoghi della Tunisia, legati alla vita e all’opera del grande Santo africano, accostandoli con le chiavi di lettura offerte dai suoi scritti. Ho pensato perciò di ricorrere ancora una volta a lui, che è il più grande dei Padri della Chiesa latina, per formulare a ciascuno di noi e all’intera nostra Chiesa diocesana di Chieti-Vasto un augurio di luce e di speranza all’inizio dell’Avvento che ci prepara al prossimo Natale. Scrive dunque Agostino: “Il Signore Gesù volle essere uomo per noi. Non si pensi che sia stata poca la misericordia: la Sapienza stessa giace in terra! … O cibo e pane degli angeli! Di te si nutrono gli angeli, di te si saziano senza stancarsi, di te vivono, di te sono come impregnati, di te sono beati. Dove ti trovi invece per causa mia? In un piccolo alloggio, avvolto in panni, adagiato in una mangiatoia. E per chi tutto questo? Colui che regola il corso delle stelle succhia da un seno di donna: nutre gli angeli, parla nel seno del Padre, tace nel grembo della madre. Ma parlerà quando sarà arrivato in età conveniente, ci annunzierà con pienezza la buona novella. Per noi soffrirà, per noi morirà, risorgerà mostrandoci un saggio del premio che ci aspetta, salirà in cielo alla presenza dei discepoli, ritornerà dal cielo per il giudizio. Colui che era adagiato nella mangiatoia è divenuto debole ma non ha perduto la sua potenza: assunse ciò che non era, ma rimase ciò che era. Ecco, abbiamo davanti il Cristo bambino: cresciamo insieme con lui” (Sermo 196, 3). Sottolineando l’infinita umiltà di Colui che ha messo in parentesi la condizione divina per assumere in tutti i suoi aspetti la nostra condizione umana, tanto segnata dal limite, Sant’Agostino richiama la ragione per cui il Verbo di Dio ha fatto tutto questo: la misericordia! È solo per amore, per un amore capace di perdono senza misura e di dono gratuito e sconfinato, che il Dio bambino è adagiato in una mangiatoia, succhia il latte da una donna, tace, parla, soffre, muore, per risorgere poi alla vita e portare noi con sé nella vita nuova della grazia, anticipo e pegno della gioia e della bellezza del cielo. Di qui l’invito tenero e appassionato: “Ecce habemus infantem Christum, crescamus cum illo – Ecco, abbiamo davanti il Cristo bambino: cresciamo insieme con lui”. Che questo Avvento sia un tempo di crescita profonda per ognuno di noi, in cui non solo pentirci dei nostri peccati per chiedere e accogliere il perdono, ma in cui anche e in modo radicale aprirci al dono del Dio che viene per crescere nella fede, nella speranza e nell’amore. Un Avvento in salita, teso a mete alte di bene, sostenuti dall’aiuto del Signore e della Sua Chiesa, che ci nutre in abbondanza con la Parola di Dio, i segni liturgici e i sacramenti della vita nuova, per giungere a una nascita che sia ri-nascita, presenza nuova e irradiante del Dio vivente nel cuore e nelle azioni di ciascuno di noi e nel nostro cammino di popolo pellegrino verso la Città celeste. Tempo di preghiera intensa e fedele, di carità operosa soprattutto verso chi ha più bisogno nel corpo e nello spirito, tempo di sguardi rivolti con fedeltà e impegno all’ultimo orizzonte, la meta bella per cui siamo stati creati e dove ci attende l’abbraccio misericordioso del Padre celeste, fonte di gioia che non avrà tramonto. Buon Avvento e buon Natale a tutti!
+ Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto e Presidente CEAM