Spingevano per entrare i fedeli, quella sera alla Chiesa della Libera, quando con grande passione ho cercato di spiegare l’enigma del dolore, valorizzando la storia affascinante di Giobbe. Tante gente chiedeva di entrare, ma rimase bloccata dalle severe normative Covid. Restarono fuori, dispiaciuti, consapevoli, però, che la parola di Dio riesce a dare un barlume di luce anche al mistero della pandemia. La gente ha sete di Parola! Cerca luce. Sente che questo periodo costituisce una grande occasione di crescita spirituale e culturale. Perciò chiede, domanda, si interroga, come faceva Giobbe, davanti al morbo che gli mordeva le ossa. Ma come per Giobbe, non ci basta più la spiegazione tradizionale: se fai il bene, avrai gioia; sa farai il male, avrai la punizione o la malattia! Così gli dicevano i tre sapienti, accorsi per consolarlo. Ma lui, Giobbe, vedeva che non era così. Come noi, oggi, davanti alla pandemia. Non sappiamo più comporre il mistero di Dio e l’enigma della nostra sofferenza. Proprio a questo è servita la giornata del malato, come una carezza, nella gioia della VITA, cuore del mese di febbraio. Diversi gli articoli che leggete sul tema della malattia, in questo numero. Seguiamo perciò Giobbe, il ribelle, che contesta e maledice il giorno in cui è nato. Ma poi arriva, finalmente, a intuire che “i suoi occhi vedranno Dio, perché io so che il mio Redentore è vivo. Io stesso lo vedrò ed i miei occhi lo contempleranno, non da straniero!”. Così intravede che il suo itinerario arriva fino a Dio, il Creatore, perché prima passa dalla bellezza e sapienza del Creato, contemplato ed amato. E’ l’invito anche per noi a ritornare alla Laudato Si, sulla linea della Fratelli tutti. Perché due sono le strade di riconciliazione che ci ha indicato il papa, nelle sue due encicliche sociali: ravvivare i legami con il Creato (Laudato Si) per poi riannodare i legami tra le persone (Fratelli tutti). Qui, la vita bussa. Nei legami, la vita pulsa. Non più nel recinto del culto, in chiese sempre più vuote. Ma in piazze, luoghi di vita, ospedali stimati, supermercati funzionali, spazi di servizio e di consolazione del dolore. Qui, ci deve essere il prete, senza paura, senza timori, senza remore. Pronto a dare la vita come hanno iniziato a fare alcuni preti nostri diocesani, che con coraggio portano la comunione e l’unzione dei Malati nei reparti Covid, agli ammalati stremati e li vedono rinascere nel gesto sacramentale. Il filo rosso di tanti articoli, degni di pensatori navigati, è allora quello che ci ricorda papa Francesco di “dar voce a tanti percorsi di speranza, poichè Dio continua a seminare nell’umanità semi di bene, per recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio come medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose. Tutti infatti abbiamo capito che nessuno si salva da soloî.(F.T. 54) La speranza, poi, si allarga, quando scopriamo che dietro il servizio di Accolitato e Lettorato affidato, finalmente, anche alle donne vi è una Chiesa che va oltre i confini. Perchè crea relazioni nuove e legami innovativi, che il cuore femminile sa scrutare per primo, come ha fatto Maria a Cana. In quel pranzo di nozze, Lei è stata in certo senso Lettrice ed anche Accolita. Perché ha scrutato e “letto” nel cuore del Figlio ed ha preparato la mensa al vino nuovo, il vino dell’alleanza nuova, ricca di quella gioia che cambia la storia. Come Maria di Magdala, icona del nostro sinodo, che il Cristo Risorto ha inviato nelle piazze del mondo, per annunciare a tutti la bellezza di una vita che sa vincere la morte. L’attenzione alla cura è allora l’attenzione alla VITA, come ci viene detto nella toccante immagine di copertina, in quelle scarpette rosse che sanno di fantasia infantile, per insegnarci a “camminare la Vita”. Camminando insieme, ci sentiamo attratti, in questo lento inizio di primavera, dalle radure dove il mite sole di febbraio ha iniziato a sciogliere il gelo e la neve. Ed ecco, sono nate le primule! E noi, sul comodino di ogni malato di covid vorremmo porre appunto una di queste primule gialle, segno di speranza e di vita nuova. Se infatti il sole ha sciolto le nevi ed il gelo, anche la pandemia potrà essere sciolta da parole di coraggio, come quelle finali di Giobbe: “Io so che puoi tutto e niente ti è impossibile!”. Ed è con questo sguardo di fiducia che ora ci avviamo nel severo ma liberante cammino di quaresima, certi che il nostro cuore sa ravvivare percorsi di riconciliazione, sulle orme di Giuseppe venduto dai fratelli, che sa ricucire la tunica strappatagli addosso dai fratelli invidiosi della sua vocazione e che lui ha saputo risanare, così come sta facendo con coraggio il nostro Papa Francesco, nel suo capolavoro, l’enciclica “Fratelli tutti!”. E quanta strada dobbiamo fare anche noi, in Molise, per ricucire la stessa nostra tunica spezzata, per gelosie ed invidie da superare. Sarà allora sempre la Parola di Dio ad illuminare il nostro cammino, raccogliendo così la sete di Verità e di luce che alberga nel nostro cuore. Auguri e buona lettura!
+ p. GianCarlo Bregantini