L’Arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha svolto la sua relazione sul tema “La pandemia: sfida alla Carità e alla giustizia sociale”.
«Carità e giustizia sociale – esordisce il presule – non possono fare a meno l’una dell’altra. La carità è un cammino corale nella nostra comunità e deve diventare realtà dentro la polis interpretata dagli uomini onesti, che sappiano viverla realmente. Facciamo fatica a tradurre la Dottrina sociale nella catechesi, ma dobbiamo farlo».
Un obiettivo da conseguire, quest’ultimo, sullo sfondo un contesto sociale di grande precarietà delineato dall’arcivescovo Valentinetti, sulla base di alcune testimonianze raccolte: «Il consumo di psicofarmaci che si è rilevato in questo periodo – spiega -, è stato veramente da notare. Ma sapete perché, probabilmente, nessuno lo dice? Perché ciò rientra in un business farmacologico oggi predominante sulla scena mondiale. È un problema sociale sul quale dovremmo riflettere in maniera appropriata». E poi c’è il tema della depressione giovanile: «Ci sono diversi report di Caritas italiana che dicono come la depressione giovanile superi del doppio quella della degli adulti. I giovani sono più fragili, una fragilità che si sperimenta in maniera visiva. Ho visto ragazzi sul punto di ricevere la Cresima colpiti da attacchi di panico e ansia, con il parroco che mi diceva che la problematica si protraeva da diversi giorni». E poi c’è l’emergenza atavica della perdita del lavoro.
Tutte criticità che, nel corso della pandemia, si sono riversate sulla famiglia: «Che ha faticato – ricorda l’arcivescovo di Pescara-Penne – dovendo sopportare il problema degli anziani, della scuola e del lavoro». Ma a lenire tutto questo disagio, oltre a quella ufficiale, secondo monsignor Valentinetti è intervenuta anche una “Caritas nascosta”: «Si è venuta a concretizzare – sottolinea – non solo quella che leggiamo sui report, ma anche quella nascosta espressa da molti sacerdoti, parroci e laici in una dimensione di relazione personale nei confronti di chi ne aveva bisogno. Azioni che hanno fatto molto bene, le quali non possono essere riportate sui report sociologici, ma che sono la verità di uomini e donne che hanno vissuto questa prossimità».
Inoltre, per l’arcivescovo Valentinetti, vanno visti come segni di speranza la presenza dell’Europa – anche sulla base di come affronterà la questione del debito – e quella dei giovani: «Che a Milano – conclude – per giorni hanno parlato della salvaguardia ambientale. Mi auguro ci fossero anche dei giovani cattolici con la tenacia di parlare di queste cose». Ulteriori segni di speranza, comunque, a detta dell’arcivescovo di Pescara-Penne, vanno rilevati anche nel cammino ecclesiale attraverso la sfida rilanciata dalle encicliche di Papa Francesco, come la Laudato si’ e la Fratelli tutti.
Infine, l’affidamento di monsignor Valentinetti alla Beata Vergine Maria, leggendo una preghiera scritta dall’arcivescovo di Chieti-Vasto monsignor Bruno Forte in chiusura della sua lettera pastorale intitolata “La giustizia e la bellezza di Dio”: “Maria, umile serva del Signore, che in ascolto obbediente della Sua volontà sei divenuta luogo dell’avvento del Figlio eterno fra noi, grandi cose ha fatto in Te l’Onnipotente: ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Strumento docile della Sua giustizia, Tu hai collaborato ad essa con la Tua fede e il Tuo amore operoso. Santuario del Dio vivente, aiutaci a essere tempio vivo della gloria del Padre, imitatori del Cristo nella grazia dello Spirito, operatori di giustizia e di pace in tutte le espressioni del nostro impegno d’amore e di servizio a Dio e al prossimo. Amen”.
(estratto da Laporzione.it)