Nei momenti più difficili se ancora nutri una qualche speranza lo fai in maniera estrema, con forza da ultimo tentativo, proprio come coloro che implorano la sentinella chiedendo “quanto resta della notte?”. Il rimando profetico al racconto di Isaia, ripreso dai Vescovi nel documento finale del recente incontro a Benevento sul futuro delle aree interne, è molto efficace. Quando l’oscurità della notte è più intensa l’alba è vicina, ma non è ancora arrivata. È necessario però continuare, insistere, domandare nuovamente, avere il coraggio di rischiare qualcosa anche procedendo al buio per scorgere finalmente l’alba. In un senso figurato tutto questo è stato finora, in questa lunga e difficile stagione, la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) declinata nel caso pilota Matese.
Mi riferisco alla prima area di sperimentazione nel Molise sancita con delibera regionale nel 2015: si tratta di un’area di 419 km quadrati, 14 comuni e circa ventimila abitanti nella valle matesina, versante molisano, con il comune di Bojano in posizione baricentrica. Agli estremi i siti di Altilia ad Est e Castelpetroso ad Ovest (approfondimenti alla pagina https://www.agenziacoesione.gov.it/wp-content/uploads/2020/07/REPORT_ISTRUTTORIA_Molise__19ottobre.pdf ).
Come Sindaco del comune di Spinete prima, dal 2014 al 2019, ente capofila dell’area interna Matese, e poi come consigliere comunale delegato alla SNAI poi, posso affermare che si è trattato e si tratta di un cammino pieno di ostacoli, perlopiù di natura storico-culturale da un lato e legati alle abitudini amministrative dei piccoli comuni dall’altro.
L’area prototipo inevitabilmente incontra maggiori difficoltà nei tempi e nei modi perché fa da apripista e la strada non è nota. Si tratta di percorsi lenti, che hanno bisogno di sedimentazione a livello locale. Inoltre nelle stanze dei nostri municipi sono rimaste pochissime persone, si annaspa nella gestione dell’ordinario figuriamoci sull’avanzamento di progetti straordinari come nel caso SNAI. Il problema principale, a più voci sottolineato, è il seguente: una programmazione del territorio dal basso che deve adattarsi alle esigenze di spesa regionali nazionali ed europee e non viceversa! Conta più la spesa o l’effetto della spesa? Come ricorda Fabrizio Barca, ideatore della SNAI. Se facciamo un lavoro, faticoso e lungo, di ascolto del territorio, se capiamo su quali debolezze lavorare ed immaginiamo come farlo, insieme, poi il tutto deve essere ammissibile e finanziabile dalla spesa pubblica e deve seguire procedure che semplifichino il lavoro comunale invece di appesantirlo altrimenti staremo a parlare di sviluppo locale dal basso, il famoso bottom up, ancora per anni e non avremo mai neanche provato una sola volta a realizzarlo davvero!
La partita non è ancora persa definitivamente. Sono state migliorate le politiche rivolte alle aree interne attraverso gli obiettivi della nuova programmazione 2021-2027. In questo percorso evolutivo è stata determinante la testimonianza dei Sindaci delle aree interne. Il volume La voce dei Sindaci delle aree interne. Problemi e prospettive della Strategia nazionale, pubblicato da Rubettino nel 2018, è un prezioso contributo in tal senso. Per un vero cambiamento nei territori interni si deve procedere su due livelli comunicanti. Da un lato quello del futuro immediato, quello del domani mattina con azioni che “rompano” alcune abitudini amministrative consolidate, che escano dalla logica del “mio” comune e superino quel vecchio adagio, radicato dalle nostre parti, secondo il quale tutto sommato, dopo tanto rumore, conviene lasciare il mondo come si trova! Dall’altro lato c’è il futuro a medio-lungo termine che si costruisce lentamente con la scrittura di una strategia territoriale condivisa, quasi visionaria per molti aspetti, e con l’approvazione di un Accordo di Programma Quadro (APQ) sottoscritto da tutte le istituzioni coinvolte, dai sindaci ai governatori fino ai ministri, che concretamente sancisce il dettaglio della azioni da intraprendere (i documenti ufficiali dell’area pilota Matese sono consultabili alla pagina www.agenziacoesione.gov.it/strategia-nazionale-aree-interne/regione-molise-aree-interne/matese/ ). Per un Sindaco però non basta la firma sul documento, occorre crederci e porre quella Strategia in cima all’agenda amministrativa del comune che guida pro tempore.
Una nuova stagione per la Strategia Nazionale Aree Interne deve iniziare innanzitutto dalla conferma che un grande lavoro a monte è stato fatto e non bisogna rinnegarlo. Nell’area Matese dopo molto tempo, finalmente siamo in grado di lavorare all’attuazione con più risorse umane competenti che supporteranno il lavoro di ogni comune. Bisogna essere ora in grado di accelerare su quanto già stabilito e finanziato nei prossimi tre mesi. A partire dal nuovo anno bisogna invece assolutamente riprendere lo slancio iniziale, quello che ha portato alla scrittura della strategia d’area, ed insistere su quella visione territoriale comune che è stata descritta nel documento programmatico come “città diffusa policentrica”: un luogo di sperimentazione che possa offrire servizi associati ai quei ventimila cittadini di 14 comuni ma di un unico territorio amministrato come realtà integrata. L’effetto sarà moltiplicativo, anche nell’efficienza di spesa, come è già stato ampiamente dimostrato. Non si tratta della negazione identitaria delle singole peculiarità municipali e storiche, anzi potrebbe trattarsi della loro esaltazione in termini sia identitari che economici, socioculturali e turistici.
Questa, credo, debba essere l’alba attesa che rompa l’attuale oscurità. Abbiamo tutti gli strumenti per lavorare durante l’attesa, ma bisogna crederci ed agire di conseguenza su ogni comune, non solo con le firme o delegando altri a tirare il carro.
Andrea Romano