Carissimo Padre Rosario,
siamo tristi per la tua morte, siamo tristi perché ti abbiamo perso, siamo tristi perché non sei seduto qui adesso in mezzo a noi.
Noi postnovizi sappiamo bene che eravamo nel tuo cuore. Avevi a cuore la nostra vita consacrata, perché avevi a cuore la tua vita consacrata. Ti abbiamo guardato sempre con stima e rispetto, ti bastava prendere la parola, in qualsiasi contesto, e intorno a te regnava il silenzio; tutti noi eravamo sempre protesi ad ascoltarti. Eri uno di noi a giocare a tre sette; ai quiz che ogni tanto abbiamo fatto e in storia e grammatica non ti batteva nessuno; eri il primo tra noi a seguire tutti gli eventi sportivi in tv; soprattutto il calcio. Il Milan ha perso uno dei suoi più fervidi tifosi.
Era bello saperti sempre presente; mai hai scansato qualsiasi cosa che vedeva tutta la fraternità coinvolta. Mai! Che esempio, padre, ci hai lasciato di amore a Gesù e alla sua Chiesa, alla fraternità, alla Provincia e all’Ordine tutto. Dilexit Iesum et Provinciam, “Amò Gesù e la Provincia”, è la frase che volevi fosse scritta sulla tua tomba. Davvero così è stato. Molti di noi sono rimasti impressionati quando, nel primo capitolo locale di quest’anno, mentre ciascun frate si presentava ai nuovi arrivati, dicendo il proprio ruolo, tu hai superato tutti, presentandoti così: “Padre Rosario, frate cappuccino”.
D’altronde, quando qualcuno ti chiedeva di dire qualcosa su Padre Pio, tu hai sempre risposto: “Era un frate cappuccino! Basta”. Così non sminuivi affatto la sua santità, ma ne rivelavi l’essenza, mostrando a noi la possibilità di ripercorrere la stessa via. Dimostravi di custodire nel cuore il miracolo di quei momenti trascorsi con lui e il grande amore che a lui portavi e che noi riuscivamo ad intravedere quando nel ricordo dei santi, a Messa, lo chiamavi “Padre Pio”.
Ai nostri occhi sei stato un uomo fedele, fedele alla preghiera, alla confessione e all’Eucaristia.
Eri sempre tu ad arrivare in coro prima degli altri e l’ultimo a lasciarlo, mai abbiamo visto il tuo posto vuoto. La tua voce si distingueva sempre dalle nostre nella recita o nel canto dei salmi e, quando sentivi poco la nostra voce, non perdevi tempo ad esortarci ad una preghiera più viva e fervorosa. Quando la vista ti stava abbandonando ti abbiamo dato un tablet perché ti aiutasse e, nonostante qualche rimostranza iniziale, negli ultimi mesi è stato il tuo breviario e ci tenevi che fosse sempre carico e pronto con la liturgia del giorno.
Nonostante la tua difficoltà a camminare, non potevi non scendere in chiesa per la confessione. Come un orologio svizzero, puntuale facevi ogni giorno i tuoi passi che ti conducevano al confessionale e se ritardavi qualche minuto i penitenti chiedevano subito se saresti sceso. Qualche anno fa il nostro Arcivescovo, in un’omelia, diceva che questa nostra chiesa, grazie a te, padre Rosario, era un porto sicuro della misericordia di Dio, una certezza per la città tutta: quella di saperti sempre pronto a confessare e riportare alla sequela del Pastore tutte le pecorelle che inciampavano e perdevano la guida. Chi di noi si è confessato con te sa benissimo l’affetto paterno che riservavi nel sacramento, spazzando via ogni imbarazzo e titubanza. Sperimentavamo davvero la misericordia di Dio senza alcuna nota di giudizio, riuscivi a dare le penitenze, le 20 Ave Maria alla Madonna, con dolcezza e fermezza allo stesso tempo. Capiamo benissimo perciò i fedeli in fila dietro il tuo confessionale.
Il tuo celebrare la Messa era un atto unico e nuovo ogni giorno. Chiunque ti abbia ascoltato può ben dire che ogni singola parola della liturgia la pronunciavi non solo con le labbra, ma con il cuore. Le parti fisse della Messa che sentiamo ogni giorno sembravano parole nuove, dolci, che rivolgevi al tuo Amore: Gesù. Non stiamo esagerando. Era proprio così! Era bello quando ci chiedevi per quale intenzione celebrare la Messa, e allora sceglievi il formulario adatto. Quasi sempre il venerdì al Cuore di Gesù e il sabato alla Madonna. Lo scorso 9 febbraio, dopo le lodi, ci chiedesti di accompagnarti a letto perché non riuscivi a venire qui in chiesa per celebrare la Messa; ma qualche ora dopo hai voluto celebrare comunque in cappella, dimostrandoci che la Messa per te non era solo un semplice rito, ma significava restare fedele all’amore per Gesù. È stato commovente vederti celebrare sottovoce, servito da fr. Giuseppe, che in questi anni ti ha amato e servito in tutto, con amore e attenzione filiale. Siamo tutti grati a fr. Giuseppe e anche a fr. Michele e siamo certi che ora ti prenderai tu cura di loro dal cielo.
Come vero frate cappuccino hai incarnato ciò che c’è scritto nelle nostre Costituzioni quando si parla dei frati infermi: hai lasciato la cura di te stesso a chi ti assisteva; non abbiamo mai sentito un lamento da parte tua, anche quando c’era da lamentarsi; tutto quanto ti veniva fatto dicevi che era per amor di Dio.
Ci mancherà sentire il tintinnio del tuo rosario nei corridoi, che preannunciava il tuo arrivo; ci mancheranno i tuoi consigli e le tue prese di posizione, con dire preciso, ordinato, autorevole e mai scomposto; ci mancheranno le tue risate in refettorio; ci mancherà sentire l’eco della musica classica che proveniva dalla tua stanza e ci mancherà ascoltarla insieme a te; ci mancherà il tuo sguardo affettuoso quando ci assolvevi o quando venivamo a chiederti qualcosa; ci mancherà il tuo amore per la vita che hai professato.
Ci hai insegnato, con la tua lunga vita, che la meta è solo una ed è Gesù e, quando avevamo delle difficoltà, ci invitavi sempre a non preoccuparci di nulla dicendo: “Ma non ti preoccupare, non ti preoccupare, vai avanti!”. Ripensandoci, quando si ha chiara la meta non c’è da preoccuparsi in effetti!
Sei stato un maestro silente e discreto, per tutti noi. Se in classe insegnavi con le parole, nella vita quotidiana insegnavi con l’esempio, a tutti.
Ti affidiamo, e tu affida noi, alla Madonna che hai amato tanto perché ci ha donato Gesù che era il centro della tua vita.
Ultimamente dicevi: “Se io non dico la Messa e non confesso, ho finito di vivere…” perché quella era la tutta la tua vita. Così è stato padre Rosario, così ci hai lasciato l’ultimo segno di fedeltà.
Chi ci separerà dal tuo amore, padre? Forse la tua morte? Né morte o vita ci separerà dall’amore in Cristo Signore, quell’amore che tu hai amato e ci hai fatto desiderare di amare, come hai fatto tu.
Ciao, padre Rosario, salutaci Gesù, la Madonna e padre Pio e preparaci un posto, così un giorno potrai accoglierci di nuovo col tuo sorriso, certamente più bello di quello che già avevi qui.
I postnovizi