Ricorrono quest’anno i 100 anni dalla nascita di don Domenico Leccese, di cui sessantaquattro spesi a Monacilioni, suo paese di adozione. Don Mimì, come tutti i monacilionesi amavano chiamarlo, nasce a Pietracatella il 25 maggio del 1922. Frequenta gli studi presso il seminario di Benevento e il 14 luglio del 1946 è ordinato sacerdote da mons. Mancinelli. Il primo ottobre 1946 è nominato economo coordinatore della parrocchia di Pietracatella e il 18 settembre del 1948 viene trasferito a Monacilioni quale economo curato della chiesa di santa Maria Assunta in cielo, di cui diviene parroco il primo ottobre del 1948. Un uomo semplice e molto riservato, dedito alla preghiera e alla meditazione, ha insegnato religione alla scuola del piccolo paese per 23 anni. Con fermezza, ha saputo trasmettere agli alunni l’educazione umana, perfezionandola con quella cristiana. La sorella Angelamaria Corinna, con la quale ho spesso colloquiato per approfondire la mia conoscenza di don Mimì, mi ha detto che egli era molto devoto a san Donato; ha infatti celebrato la sua prima messa a Pietracatella, dove il santo è patrono, il 7 agosto del 1946. Don Mimì ha trasferito questa devozione anche a Monacilioni, dove, nello stesso giorno, si celebra una messa in onore del santo, segue la processione e uno spettacolo serale. Mi piace riportare i due eventi prodigiosi che Corinna mi ha accuratamente raccontato sulla devozione di don Domenico per san Donato. Il primo evento risale al 1927, anno in cui don Mimì si ammala di tifo e rimane in condizioni critiche per circa 3 mesi. Questo spinge l’allora parroco don Pasqualino, che aveva parlato col medico della salute del bambino, a consigliare alla mamma Lucia di confezionare un vestitino di morte per il figlioletto. Papà Saverio non accetta affatto che il suo primogenito possa passare a nuova vita così giovane e chiede la grazia a san Donato. La mattina del 7 agosto si reca in chiesa, dove era in corso la celebrazione della messa, si butta a terra e invoca disperatamente il santo di salvare il figlio. Appena mamma Lucia si accorge che la processione con il santo sta passando davanti casa, solleva don Mimì avvolto nel cutrill (coperta tessuta a mano) e lo fa affacciare alla finestra. Appena il bambino vede il santo, apre le braccia e urla: “san Donato, san Donato”. La casa si riempie di gente, mamma Lucia piange di commozione: il figlio parlava e cominciava a dare segnali di ripresa, la guarigione era ormai avvenuta! San Donato aveva ascoltato le preghiere dei genitori!
L’altro episodio risale al 23 settembre 1968, giorno della morte di padre Pio da Pietrelcina. Don Mimì viene operato per la terza volta a Roma (era già stato sottoposto a due difficili interventi chirurgici a Bologna, città dove aveva studiato il fratello Luigi, stimatissimo medico otorinolaringoiatra, primario del reparto a Larino (CB)). E’ stato ricoverato più di 5 mesi in ospedale, assistito amorevolmente dalla sorella Corinna. Spesso andava a fargli visita suor Celestina, una suora di origini monacilionesi. All’intervento assiste anche il fratello Luigi. La suora racconta che don Mimì le aveva parlato di un monaco che si aggirava attorno al suo letto durante la convalescenza e che lui aveva riconosciuto nella figura di san Pio.
Le opere
Don Mimì, accompagnato dalla madre Lucia, arriva in pullman a Monacilioni, il 18 settembre 1948. Durante l’omelia della messa che egli stesso celebra il giorno successivo, traccia le linee programmatiche del suo ministero e dice: “Amerò tutti, ma le mie pupille saranno i bambini e gli ammalati”. Subito lancia l’idea della costruzione di un asilo infantile, che verrà completato nell’aprile del 1962.
L’attuale chiesa madre, dedicata a santa Maria Assunta in cielo e l’annessa canonica sono state altre due opere costruite con la fattiva collaborazione di don Mimì, che si è impegnato a cercare finanziamenti, dalla curia di Benevento e dalle offerte dei fedeli. La cerimonia di apertura al culto è stata celebrata il 24 giugno 1962. La chiesa è dotata anche di pregiate campane, una delle quali donata dalla famiglia Leccese in occasione del 45° del ministero parrocchiale nel 1993. Una campana del peso di 310 kg dedicata a san Donato e a ricordo dei genitori di don Mimì.
Altre due importanti strutture sono state realizzate sia a Monacilioni che a Pietracatella, con ingenti contributi della famiglia di don Mimì. Si tratta della casa di riposo “Famiglia Leccese” ubicata in largo Piano a Monacilioni e della casa protetta “Famiglia mons. Domenico Leccese” a Pietracatella. Due significative opere che offrono ospitalità e cure agli anziani, come don Mimì ha sempre desiderato.
La sorella Corinna sta ora seguendo altri progetti, che spera di vedere presto realizzati. Si tratta di un museo-biblioteca e di una opera destinata a iniziative sociali e ludiche, da realizzare in due case di proprietà. Nel 1999 don Mimì e Corinna hanno l’idea di realizzare una casa per accogliere persone diversamente abili, per ricordare il fratello Luigi morto prematuramente il 9 luglio del 1998. Decidono di donare alla curia arcivescovile di Campobasso – Bojano due terreni di proprietà siti in c.da Gaulo, a circa 2 km dal comune di Monacilioni, oltre a una cospicua somma di denaro. Nasce così la “Fondazione Leccese” che però, nonostante il tempo trascorso, non ha ancora operato concretamente. Ora è tutto nelle mani del presidente pro-tempore e Corinna, insieme al popolo di Monacilioni, attendono fiduciosi che qualcosa si muova.
La figura di don Mimì
Il mio personale ricordo di don Mimì è di un uomo timido, riservato, austero, preciso, di battute simpatiche. Quasi ogni pomeriggio lo vedevo passeggiare dalla finestra della mia casa, meditabondo con le mani unite, il cappello nero, la testa abbassata. Ogni tanto prendeva il pullman per sbrigare faccende burocratiche a Campobasso. Dato che la linea copriva anche Campolieto, strada tortuosa, don Mimì, che soffriva di mal d’auto, era sempre fornito di mezzo limone, il cui odore placava la sensazione di malessere. Sono rimasta molto colpita dalla sua compostezza e forza quando ha celebrato le esequie dell’amato nipote Luigi, morto a soli 23 anni a causa di un male incurabile. Forza e compostezza rinnovate ai funerali dell’amato fratello Donato e poi dell’adorato fratello Luigi, che io ho conosciuto quale uomo galante, garbato e spiritoso. Ho avuto ulteriore conferma di quanto la sua vocazione fosse radicata, dalla narrazione di Corinna che mi racconta della incessante preghiera a cui si dedicava don Mimì, anche fino a tarda notte. Ella talvolta era preoccupata che il fratello potesse scivolare in chiesa e quindi lo seguiva, senza farsi vedere. Ascoltava con discrezione le sue parole, recitate inginocchiato davanti al tabernacolo: “Mi senti? Io sono qua, non ti voglio lasciare, ti voglio bene!”. Erano momenti davvero toccanti, lui trasaliva, andava in estasi! Una notte poi lo sentì agitarsi nel letto. Sempre per discrezione, non entra nella stanza, ma preoccupata ascolta attraverso la porta chiusa il fratello che allontana qualcuno che lo infastidisce, probabilmente il diavolo tentatore. Lo sente infatti dire: “Vai via, lasciami stare, io voglio bene a Gesù e non a te”!
Altri ricordi indelebili sono state le ricorrenze dei suoi 40, 50 e 60 anni di sacerdozio, festeggiati solennemente a Monacilioni, con messe celebrate dal vescovo e alla presenza di numerosi prelati e di cittadini provenienti da Pietracatella e paesi limitrofi. Il 7 agosto del 1996, in occasione del 50° anniversario di celebrazione della prima messa, gli viene conferita la cittadinanza onoraria. I suoi funerali sono stati celebrati il 14 ottobre del 2012, in una chiesa gremita di persone commosse. Voglio ricordare una frase pronunciata all’omelia da mons. Bregantini: “Oggi diamo l’estremo saluto a un eterno seminarista. Termine che racchiude tutto il sentimento del “sogno” da seminaristi, che don Mimì ha custodito con la sua precisione nelle celebrazioni, adorazione davanti al SS. Sacramento, recita del Rosario, confessione, gusto della poesia (ne ha scritte più di 100, oltre a un libro su Monacilioni e santa Benedetta martire), passione e tanto zelo per le anime”.
Riflessioni conclusive
Don Domenico Leccese ha esercitato quasi tutto il suo ministero sacerdotale a Monacilioni. Questa circostanza più unica che rara è rimasta negli animi dei monacilionesi per il quali don Mimì rimarrà per sempre il parroco di Monacilioni!
Mariarosaria Di Renzo